Lo scrittore più odioso e letto di Francia stavolta si prende in giro
Grande attesa per “La carte et le Territoire”, il nuovo romanzo di . Lo scrittore più odioso e letto in lingua francese, che da anni semina il panico per il suo razzismo, anti islamismo, nichilismo e per i suoi molti paradossi in fatto di bioetica, pare si sia messo l'anima in pace. Ha scritto un thriller scanzonato e godibile, farcito di un multistrato di irrisione e di autoderisione.
Grande attesa per “La carte et le Territoire”, il nuovo romanzo di Michel Houellebecq. Lo scrittore più odioso e letto in lingua francese, che da anni semina il panico per il suo razzismo, anti islamismo, nichilismo e per i suoi molti paradossi in fatto di bioetica, pare si sia messo l'anima in pace. Ha scritto un thriller scanzonato e godibile, farcito di un multistrato di irrisione e di autoderisione. E ha messo in scena se stesso, come il deus ex machina al quale il protagonista, Jed Martin, figlio di un famoso architetto, si rivolge per chiedergli di firmare il catalogo della sua prima mostra. Questo Jed Martin, infatti, è un artista. Nato come fotografo di vecchie carte Michelin, sfonderà con una serie di ritratti di personaggi famosi, fra i quali lo stesso Houellebecq.
Al Salone del libro di Torino, Teresa Cremisi, l'italiana che da anni dirige la Flammarion, parlava con voluttà del nuovo libro di Houellebecq, che dopo la sbandata per Fayard è ritornato al suo vecchio editore. Ma bisognerà aspettare l'8 settembre per sapere se aveva ragione, e se il pubblico le darà un'altra volta ragione. Il precedente libro di Houllebecq, questo pierino semialcolizzato della letteratura francese, ex informatico sfigato oggi considerato un genio dai fini intenditori che ne studiano gli scritti come ultima testimonianza dell'aberrazione dei tempi, è stato tirato in centomila copie, ma ne ha venduto a stento trentamila.
E' vero che era un carteggio con Bernard-Henri Lévy. Di questo, invece, l'editore ha già annunciato 120 mila copie ed è probabile che andranno a ruba. Dalle anticipazioni trapelate (anche in Francia vige il costume dell'embargo assoluto, per attizzare meglio il desiderio dei lettori) risulta che Houellebecq avrebbe abbandonato il pessimismo tragico del depresso, per darsi a una forma di levità ridanciana. Il primo bersaglio di questa nuova vena del romanziere Houellebecq è lo scrittore Michel Houellebecq, che nel libro figura come “autore noto, addirittura mondialmente noto, perlomeno secondo Franz”. Lo scrittore ha dipinto se stesso in modo inclemente, ritraendosi in una bicocca irlandese sul fiume Shannon, “dove il prato del giardino è quello assolutamente più incolto di tutto il vicinato e forse di tutta l'Irlanda”, molto simile alla guest house in cui egli stesso ha vissuto per anni nella contea di Cork, dove chi c'è stato ha raccontato che sulle porte delle stanze da letto c'erano ancora i numeri di plastica, tanto la sbadataggine imperava.
Il Michel Houellebecq ritratto nel romanzo ha un'aria altrettanto vomitevole: “Puzza, ma un po' meno di un cadavere”, e riceve il fotografo Jed Martin indossando “un pigiama grigio a righe che lo fa vagamente somigliare a un forzato di fiction tv”. Non sappiamo se ciondoli per casa a piedi nudi, bevendo whisky di prima mattina e sbaciucchiandosi il cane con la sigaretta sospesa tra il labbro e l'anulare, come il vero Houellebecq, ma solo che “somigliava a una vecchia tartaruga malata”. Oltre se stesso, lo scrittore si è divertito a demolire il mondo dell'arte e del business, dilettandosi con particolare perversione sui media e il loro microcosmo. Fra le sue vittime privilegiate c'è il dandy Frédéric Beigbeder, scrittore presenzialista molto amato dalle donne e malato di coca, che funge da intermediario; c'è il cantore della Francia rurale che pensa solo alle bocce e al cassoulet, Jean-Pierre Pernaut, il Lamberto Sposini di Tf1 (ma senza le asperità dell'anchorman di Foligno). Nel mirino finisce anche François Mitterrand, “vecchia mummia petainista”, il che di per sé è garanzia di alte vendite.
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