Connettiti e ti dirò dove sei

Giulia Pompili

Durante la notte appena trascorsa, in una conferenza stampa, Mark Zuckerberg, fondatore e direttore esecutivo di Facebook, ha presentato un nuovo modo di essere social nel network: la localizzazione fisica. L'applicazione, per ora utilizzabile solo in America, ha grandissime potenzialità (soprattutto pubblicitarie) ma riapre il dibattito sul diritto alla privacy in rete.

    Durante la notte appena trascorsa, in una conferenza stampa, Mark Zuckerberg, fondatore e direttore esecutivo di Facebook, ha presentato un nuovo modo di essere social nel network: la localizzazione fisica. L'applicazione, per ora utilizzabile solo in America, ha grandissime potenzialità (soprattutto pubblicitarie) ma riapre il dibattito sul diritto alla privacy in rete.
    Qualche giorno fa, Luca Sofri sul suo Wittgenstein ha chiamato “rivoluzione” l'utilizzo di Skype in multitasking su iPhone: “E' suggestiva l'idea di avere una linea aperta di continuo con un gruppo di persone – scrive Sofri – e che siano con voi sempre: idea che gli sms, nella loro “puntualità” occasionale, nell'impressione del loro “viaggiare”, non danno”.

    Ma Facebook ha fatto di più. Il nuovo servizio si chiama Places, e consente agli utenti di sfruttare le capacità di localizzazione dei telefoni cellulari per segnalare agli amici dove ci si trova. Che sia al centro commerciale, nel garage di casa o al cinema, con l'opzione "here and now" tutti potranno condividere la propria posizione fisica su Web (fare “check-in”, in gergo). Una delle opzioni che preoccupano di più è quella che permette di taggare altre persone nel proprio status geolocalizzato: questa possibilità lascia che un utente sia identificato in un luogo anche nel caso in cui lui stesso non lo desideri o addirittura non abbia uno smartphone per la connessione mobile. In ogni caso, Gawker ha già spiegato tecnicamente come fare perché non avvengano spiacevoli inconvenienti, e quali opzioni barrare nel caso non si voglia essere coinvolti in “attività sociali non desiderate” .

    Il social network più popoloso del mondo, comunque, ha sempre avuto problemi con la privacy degli utenti. A maggio Zuckerberg ha dovuto introdurre, spinto da numerose polemiche e dal “Quit Facebook day” (una giornata di protesta in cui si disiscrissero solo lo 0,008 per cento degli iscritti), alcune modifiche radicali nelle impostazioni di condivisione: da allora si può scegliere tra la condivisione con tutti, con amici di amici, solo con amici, e il personalizza (nessuno o solo certi amici). Eppure, nonostante questo, a fine luglio Ron Bowes, ricercatore specializzato nella sicurezza online, pubblicò i dati sensibili di oltre cento milioni di utenti di Facebook, proprio per denunciare le falle nel sistema. I dati, che subito dopo vennero messi on line su Pirate Bay, erano stati raccolti senza violare la privacy di alcun utente ma dalla semplice directory pubblica di Facebook.

    Secondo il Wall Street Journal, la geo-localizzazione in rete ha attirato già parecchi investitori, e con il suo ingresso in campo Facebook vi trascinerebbe almeno 150 milioni di utenti mobili. Il servizio di localizzazione potrebbe aprire notevoli opportunità di business per Facebook, anche se Zuckerberg si è affrettato a minimizzare le conseguenze sul flusso di introiti pubblicitari della nuova applicazione, parlando comunque di un servizio creato ad hoc “per gli utenti”. Per Michael Sharon product manager di Placet, lo scopo dell'app è “conoscere gli amici che stanno nelle vicinanze e che possono dare consigli su luoghi vicini da scoprire”, mentre Augie Ray, analista di Forrester Research: “E' quasi impossibile avviare qualsiasi nuova funzione sociale senza un certo livello di preoccupazione per la privacy, e resta da vedere se agli utenti piacerà il fatto di essere controllati dai loro amici”.

    • Giulia Pompili
    • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.