La vuvuzela non suona più

Passate le notti mondiali, il Sudafrica si risveglia più arrabbiato di prima

Marco Pedersini

La favola del Sudafrica celebrata ai Mondiali di calcio ha da ieri il volto furioso dei dipendenti pubblici che  hanno cominciato uno sciopero a tempo indeterminato. Sono più di un milione e non vogliono trattare: a Johannesburg la polizia ha sparato proiettili di gomma per evitare che bloccassero l'autostrada. Gli insegnanti, con la maglietta rossa del loro sindacato, hanno reagito lanciando pietre e mattoni contro gli agenti.

    La favola del Sudafrica celebrata ai Mondiali di calcio ha da ieri il volto furioso dei dipendenti pubblici che  hanno cominciato uno sciopero a tempo indeterminato. Sono più di un milione e non vogliono trattare: a Johannesburg la polizia ha sparato proiettili di gomma per evitare che bloccassero l'autostrada. Gli insegnanti, con la maglietta rossa del loro sindacato, hanno reagito lanciando pietre e mattoni contro gli agenti.

    Un neonato è morto nella provincia di Mpumalanga,
    perché la madre ha avuto complicazioni nel parto e non c'era nessuno ad assisterla: erano tutti in sciopero. I manifestanti, talvolta armati, impediscono l'ingresso agli ospedali anche ai pazienti: il Natalspruit Hospital, nella zona meridionale di Johannesburg, è chiuso; la polizia sta cercando di liberare l'accesso al vicino Chris Hani Baragwanath Hospital con getti d'acqua e proiettili di gomma. Le autorità stanno indagando sulla morte di cinque pazienti in un ospedale di Johannesburg, lasciati a se stessi dai medici in sciopero.

    I manifestanti promettono di continuare
    sino a che non otterranno più soldi in busta paga. Stremati dall'inflazione – a giugno è salita del 4,2 per cento – avevano chiesto un aumento dell'8,6 per cento e un contributo di 110 euro che sarebbe dovuto arrivare ad aprile. Il governo ha limitato l'offerta al sette per cento, con un sussidio di 75 euro da luglio. Ora quattordici sindacati hanno portato in piazza un milione e trecentomila persone.
    “Siamo decisamente in ansia per l'impatto enorme che lo sciopero avrà su alcuni settori chiave – dice il portavoce del governo sudafricano, Themba Maseko – Il fatto è che ci sono dei limiti a ciò che possiamo accettare”, aggiunge a difesa del ministro della Pubblica amministrazione, Richard Baloyi, che ha assicurato di avere già concesso il massimo possibile con la propria offerta. Il timore è che lo sciopero degli insegnanti finisca come quello dei trasporti, che a maggio era costato al paese più di un miliardo di dollari.

    Dopo tre settimane di agitazioni, il governo è stato costretto a concedere agli scioperanti un aumento salariale dell'undici per cento. Ai dipendenti di Eskom, la compagnia statale che gestisce l'energia elettrica, era bastato puntare sul tempismo: il governo assediato aveva subito garantito loro un aumento del nove per cento – più un sussidio di 160 euro – pur di non subire tagli all'elettricità durante i Mondiali di calcio. Ora le urla della “stagione degli scioperi”, com'è stata chiamata dagli analisti, hanno preso il posto del suono molesto delle vuvuzela. I Mondiali, che avrebbero dovuto risollevare il paese, hanno fatto gioire affittacamere e ristoratori, ma l'industria ha continuato ad accumulare perdite – un po' per la recessione mondiale, che al Sudafrica è costata 900 mila posti di lavoro, un po' per la paura di una domanda minore di materie prime da parte della Cina. La Camera di commercio sudafricana nota che, passata l'euforia mondiale, la crescita economica zoppica: “Per le nostre aziende è difficile competere a livello internazionale, perché i costi di produzione stanno salendo e la nostra moneta è troppo forte”.

    Secondo l'Economist, i Mondiali hanno contribuito soltanto per lo 0,4 per cento del pil – 4 miliardi di euro, quando se n'erano spesi 3,5 per costruire le infrastrutture necessarie. Le aspettative del folcloristico presidente sudafricano, Jacob Zuma, allettato dai guadagni dell'edizione tedesca del 2006, erano ben più alte. Zuma continua ad auto accreditarsi tra i paesi Bric (la sigla che comprende economie in ascesa come Brasile, Russia, India e Cina), anche se le prestazioni del suo paese sono molto inferiori: secondo l'Ocse, il quaranta per cento della popolazione in età da lavoro ha effettivamente un lavoro, contro una media del 60-75 per cento negli altri paesi emergenti. La metà della popolazione nera tra i 15 e i 24 anni è disoccupata. Il ministro delle Finanze, Pravin Gordhan, dice che servirà un ventennio di crescita al sette per cento “per avere un impatto significativo”. Ma il Sudafrica, negli ultimi quarant'anni, è arrivato al massimo attorno al 5 per cento. Per quest'anno, la South African Reserve Bank prevede che la crescita economica si manterrà ampiamente sotto il 4,5 per cento.