Cameron ha un consigliere ultraricco e trendy per tagliare gli sprechi

William Ward

Dove vanno i giovani inglesi e i turisti ganzi quando devono comprare vestiti trendy a prezzi da grandi saldi, quel genere di abiti che sembrano disegnati da grandi sarti, ma sono prodotti in Cina? Il più delle volte si rivolgono a TopShop, una specie di impero commerciale messo insieme dal geniale uomo d'affari Philip Green: il suo enorme magazzino a Oxford Circus, nel centro di Londra, è una tappa obbligata persino per gli esperti delle grandi firme internazionali.

    Dove vanno i giovani inglesi e i turisti ganzi quando devono comprare vestiti trendy a prezzi da grandi saldi, quel genere di abiti che sembrano disegnati da grandi sarti, ma sono prodotti in Cina? Il più delle volte si rivolgono a TopShop, una specie di impero commerciale messo insieme dal geniale uomo d'affari Philip Green: il suo enorme magazzino a Oxford Circus, nel centro di Londra, è una tappa obbligata persino per gli esperti delle grandi firme internazionali. E dove va il premier britannico, David Cameron, se deve trovare un consigliere furbo (e senza stipendio) per ridurre gli sprechi dell'Amministrazione? Anche lui sceglie Green. La decisione di rivolgersi al proprietario di TopShop per ricoprire un incarico pubblico ha causato una tempesta di mezza estate nella coalizione di governo formata da tory e Lib-Dem, con annunci sovversivi da parte di alcuni esponenti dell'ala più bacchettona dei Lib-Dem. Cose della serie: “Non si può collaborare con un premier del genere, nemmeno turandosi il naso”.

    Il problema non è tanto la professione di Green, che fa il commerciante anziché il politico – il puritanissimo, spocchiosissimo predecessore di Cameron, il laburista Gordon Brown, ha coniato un acronimo zoologico per denominare la tendenza di avere tecnici nell'Amministrazione: “Goats”, “capre”, che significa “Government of all the talents”, il governo di tutti i talenti possibili e immaginabili. Non è un problema neppure il fatto che Green sia ritenuto un tipico ebreo di Londra nord dalle maniere volgarotte – lo era ancora di più Alan Sugar, diventato Lord Sugar per poter rappresentare Brown alla Camera alta, stessa estrazione di Green, con la differenza che fu nominato addirittura ministro. Il vero problema di Green è che vive in esilio fiscale con buona parte del suo immenso patrimonio (intestato alla moglie) in una villa di Montecarlo.

    I bacchettoni Lib-Dem sono inclini alla persecuzione nei confronti di chi non paga le tasse. Per questo, molti di loro ritengono impossibile dare il benvenuto a uno dei maggiori esponenti della categoria. Il leader del partito, Nick Clegg ha atteso che Cameron andasse in ferie per dare il nulla osta agli attacchi e alle polemiche dei suoi. I Lib-Dem non hanno detto una parola quando il premier ha suggerito la nomina di Green alla guida della commissione che deve tagliare le spese inutili, ma tutti al governo sapevano che il caso sarebbe esploso, prima o poi. E' accaduto adesso che i sondaggi danno i Lib-Dem al minimo storico: a Londra li accusano di “aver venduto la nonna” (quella puritana e bacchettona, che combatte gli evasori fiscali, anche se producono vestiti alla moda che tutti si possono permettere) pur di poter stare al governo. Oggi, la coscienza etica del partito è in crisi e questa polemica può rilanciarne la popolarità.

    I commentatori più “cavalier” – un termine usato per descrivere chi non è puritano, quindi buona parte della destra – ricordano ai Lib-Dem che anche loro hanno avuto guai con alcuni donatori miliardari tacciati di evasione fiscale. Da qui gli sfottò della stampa. Pochi giorni fa, un editoriale pubblicato dal Times, il quotidiano che appartiene al gruppo di Rupert Murdoch, inneggiava al talento di Green nel riuscire a non pagare le tasse, suggerendo a Cameron di trasferire il debito pubblico sul conto privato di Tina, la moglie del nuovo consulente. Non c'è dubbio, si tratta di una crisi balneare, e molti sono sicuri che, alla fine, il simpatico Sir Philip conquisterà persino il favore dell'elettorato. Non potrebbe essere altrimenti, dato che la modella Kate Moss, considerata un tesoro nazionale, disegna le collezioni TopShop che sono vendute sui banchi di TopShop, a prezzi ragionevolissimi, nel giro di una mattinata.