Ritorno alla politica come sfida

Giuliano Ferrara

Lo dicevamo: il governo ha fatto parecchie cose di peso, assieme ad alcune discutibili e controverse; non ha senso impantanare l'esecutivo e il Parlamento in una palude in cui il fango e i miasmi rendono l'aria irrespirabile. Non si capiva come fosse stato possibile lasciare che i fatti e gli interessi di fatto del paese fossero travolti in un turbinio di chiacchiere velenose. Berlusconi ieri ha riparlato di riforme con un certo rigore, anche su materie coriacee e divisive come la giustizia il federalismo e le tasse.

    Lo dicevamo: il governo ha fatto parecchie cose di peso, assieme ad alcune discutibili e controverse; non ha senso impantanare l'esecutivo e il Parlamento in una palude in cui il fango e i miasmi rendono l'aria irrespirabile. Non si capiva come fosse stato possibile lasciare che i fatti e gli interessi di fatto del paese fossero travolti in un turbinio di chiacchiere velenose. Berlusconi ieri ha riparlato di riforme con un certo rigore, anche su materie coriacee e divisive come la giustizia il federalismo e le tasse, e ha dato al suo discorso un'impostazione decisionista: alla ripresa delle Camere o si fa così, per rispetto agli elettori e alla loro sovranità, oppure si vota tranquillamente in tempi rapidi. Il tono era di sfida, ma non provocatorio. L'impulso è istituzionale, non antiparlamentare. E la rivendicazione del potere di iniziativa della maggioranza non aveva niente di autoritario, di esclusivista; al contrario, il documento esposto dal capo del governo e del Pdl figurava come una messa a punto lineare e semmai troppo a lungo ritardata di un criterio basilare della vita pubblica in una liberaldemocrazia.

     Ora tutto dipende dal “come”, visto che il “che cosa” è stabilito. Una via è quella della rigidità difensiva, una versione d'attacco dell'arroccamento, la ricerca dell'incidente o dell'espediente per ottenere una ennesima sonora affermazione elettorale. Sarebbe un rientro nella dimensione della pura e semplice propaganda. L'altra via non è la cedevolezza, il negoziato paralizzante, la decostruzione di un programma dei tre anni e la sua scomposizione in piccole leggi che non riformano e non risolvono. L'altra via è quella di un recupero di compostezza anche formale, di un orientamento di lavoro serio anche negli snodi politici più professionali: occorre un'iniziativa di proposta e di scambio verso l'opposizione, altri settori parlamentari compresi quelli della piccola diaspora finiana, le forze sociali, i diversi poteri della Repubblica, ma tenendo fermo il vincolo di una decisione assunta, che essendo decisione di maggioranza i cittadini hanno il diritto di vedere realizzata.

    Queste riforme sono da anni,
    come tutti sanno, l'essenza del molto diffamato e molto votato “berlusconismo”, e spesso sono puro senso comune. In particolare quella su cui si scatenerà la massima linea di tensione: la giustizia. Processi brevi, diritti garantiti, un sistema di contrappesi alla vocazione forcaiola e faziosa di parte della magistratura. Si può non essere d'accordo, si può e si deve discutere in tempi stretti, poi deve passare la linea della maggioranza oppure la decisione deve tornare nelle mani della società. Altrimenti si continuerà a perdere tempo con storie di veline e di appartamenti. 

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.