Le fatiche del Cav. Tse Tung perché il suo regno sia tutto tranne un partito

Stefano Di Michele

Cosa mai non farebbe il Cav., pur di non farsi un partito: scavalcare un predellino, ordinare l'alzamento del ponte levatoio di Tor Crescenza, fare il galante con vecchie carampane straniere appostate davanti Palazzo Grazioli – e miracolosamente, il suo simpatico scambio di un paio di parole spagnoleggianti (hola? sangrìa? comunistos?) lo muta, a occhi mediaticamente devoti, in un redivivo Garcia Lorca…

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    Cosa mai non farebbe il Cav., pur di non farsi un partito: scavalcare un predellino, ordinare l'alzamento del ponte levatoio di Tor Crescenza, fare il galante con vecchie carampane straniere appostate davanti Palazzo Grazioli – e miracolosamente, il suo simpatico scambio di un paio di parole spagnoleggianti (hola? sangrìa? comunistos?) lo muta, a occhi mediaticamente devoti, in un redivivo Garcia Lorca… Cosa non farebbe, il Cav., pur di evitare la noia dei congressi, la palude degli statuti, l'antidemocratico insorgere delle minoranze. Per la verità, proprio innalzandosi sul predellino (virtuale: la presidenziale vettura ne era sprovvista), un partito l'ha fatto in mezzo pomeriggio, e in un altro mezzo pomeriggio già, a occhio e croce, se n'era pentito.

    Così – bastevoli quale portavoce Capezzone e quale direttore dell'apposito sito Straquadanio: squadra di pronto intervento vocale – ora che la tempesta s'avvicina e la contesa s'annuncia, è il momento di far scendere in campo le “Squadre della libertà”, dicono le agenzie “sotto la guida dell'ala movimentista del Pdl”, nientemeno – praticamente quasi un'evocazione del Frati Volanti del dopoguerra – che dovrebbero radicare il partito berlusconiano nel territorio e soprattutto nei 61 mila seggi elettori, dovessero nel caso riaprirsi. Allo studio viene annotata la possibilità che tali squadre (certo che il nome è quello che è: come potrebbero mai essere chiamati i membri, senza mancare di rispetto e senza offendere ancor di più la sensibilità finiana?) vengano dotate a loro volta di tre coordinatori, che andranno coordinati con i coordinatori nazionali già esistenti e con quelli locali sparpagliati per il vasto universo berlusconiano – praticamente delle squadre al cubo, inteso il fatto che il Cav., di suo, con se stesso benissimo si coordina e sempre qualche valida soddisfazione ne ricava.

    E' questa l'ultima, diciamo così, felice trovata. Sempre uno zuzzurellare al di là di forme e codificazioni, uno smarcarsi da piramidali obblighi, un ultimo disperato tentativo di trattenere, oltre la rabbia ultima, l'antico sbadiglio a sentir nominare vaghi indistinti possedimenti coloniali quali via dell'Umiltà e dipartimenti vari: è roba che ci vuole, che magari fa ben figurare – come il tacco alto, come il soccorso tricologico – ma mettila da parte e dimenticatene. Al Cav., oggettivamente, un partito potrebbe pure servire, ma di sicuro lui non vuol servirsene. Quasi maoisticamente (e quasi alla stessa età del presidente cinese), ha una sempre più accentuata passione per i mille fiori che devono fiorire, per un certo disordine sotto il suo cielo che solo lui sa (sapeva?) e può ricondurre all'ordine, per un insorgere della militanza contro il poltronismo governativo e parlamentare dei suoi. E dove oggi – quali falangi del democratico volere popolare – s'avvia l'attruppamento delle nuove squadre, ancora ieri pareva ruggire il “Motore Azzurro” che anni fa fu mirabile invenzione: cattedrale liberale di fronte al luna park dell'Eur – e tanto quello quanto questo hanno chiuso i battenti – prometteva meraviglie, schermi al plasma e aree geografiche, fascinazione da “Spazio 1999”, il cuore del centro berlusconiano che batteva all'unisono con quello dei 475 comitati locali, cinquecento appassionati spediti persino a seguir le schede dall'estero a Castelnuovo di Porto, sulla via Tiberina, c/o Centro funzionale Protezione civile, e una strategia di battaglia che neanche durante quella dei Tre Regni s'era vista, “ogni presidente deve coinvolgere cento forzisti sfegatati, i quali devono coinvolgerne altri cento, che ne devono reperire altri cento ancora”, così che, allargava le braccia un capopartito, “dovremmo arrivare a 45 milioni di attivisti”.

    Non ce n'è più traccia, si capisce, anche se qua e là vagano ancora rimasugli su aperture di “Motori Azzurri” in ogni angolo d'Italia, in un indimenticabile fervore tra volontà politica e vicinanza all'autofficina, “inagurate le sedi di Motore Azzurro di Viterbo, Cellere e Nepi”… Tutto un montare e uno smontare – un consacrare, persino. Forse lo stesso Cav., in un continuo spedire messaggi video, attaccarsi al telefono per collegamenti audio, vergare missive con virili proponimenti, fatica a tenere perfetta contabilità dell'insieme. E così, se furono inviati in campo, prima delle squadre, i “Legionari azzurri”, forniti di apposito vademecum sia su come non farsi fottere dai “professionisti della sinistra”, sia su come regolarsi con le telefonate alle radio, ai programmi televisivi – se trovi occupato “insisti”, e le lettere ai giornali, “brevi” – ché l'ardore porta alla chiacchiera e la chiacchiera alla distrazione. Tra “Onde azzurre”, per marosi che mai mancano e “Giovane Italia” – ché la gioventù è bella – venne il momento degli “Apostoli della libertà”, “se avessi uno spadone vi nominerei tutti difensori e apostoli della libertà”, e a quei poveretti dei candidati alle ultime regionali toccò il ruolo, non meno gravoso, di “missionari di verità”. In questa calda estate di periglioso sbandamento, il Cav. ha pure rivolto forti appelli ai già formati “Promotori della libertà”, con apposito invio di cartoline alle famiglie: solo che invece di “Saluti da Roccella Ionica”, per dire, dovrebbero riportare le tante benemerenze del ministro Brunetta.

    Senza dimenticare, i “Club della libertà”, e anche in questo ambito si trovano tracce di appassionate testimonianze, quale l'iniziativa pro mamme del “Club delle libertà Donne Molise”, con apposito concorso di poesia e disegno e premiazione presso “il santuario di Santa Maria del Canneto nel comune di Roccavivara”. O i “Circoli della libertà”, che con grande saggezza, spiccata sensibilità, e compartecipazione del prof. Veronesi, hanno dato vita alla “Prima giornata della Coscienza degli animali” – e pare poco? Questo è altro, pur di non farsi fare un partito… Grande il disordine sotto il cielo – e persino sotto i tetti delle tante sue case. Ma forse, nel bastione di Tor Crescenza, al Cav. Tse Tung la situazione potrebbe apparire, se non eccellente, magari decente, perlomeno divertente.

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