Ecco che cosa ci fa un geniale film horror tra le finestre di chatroulette

Mariarosa Mancuso

Ai tempi dell'“Esorcista” di William Friedkin – tanto lontani che i dottori fumavano, non proprio visitando le pazienti come in “Mad Men” ma al momento della diagnosi e della prognosi, ecco la differenza tra i 60 e i 70 – si favoleggiava di ambulanze parcheggiate fuori dai cinema, di partorienti sconvolte dalla bavetta verdolina che la ragazzina indemoniata sputava assieme alle bestemmie, di svenimenti in sala e incubi notturni.

    Ai tempi dell'“Esorcista” di William Friedkin – tanto lontani che i dottori fumavano, non proprio visitando le pazienti come in “Mad Men” ma al momento della diagnosi e della prognosi, ecco la differenza tra i 60 e i 70 – si favoleggiava di ambulanze parcheggiate fuori dai cinema, di partorienti sconvolte dalla bavetta verdolina che la ragazzina indemoniata sputava assieme alle bestemmie, di svenimenti in sala e incubi notturni. Pura strategia pubblicitaria, anche se il marketing virale non era ancora stato inventato. Ne abbiamo visto la replica quando uscì nelle sale italiane “Paranormal Activity” di Oren Peli. La favola (con morale) parlava di adolescenti sconvolti dal film. Dove peraltro succede poco o nulla, la paura è tutta mentale. Chiunque abbia visto un adolescente in vita sua – con l'esclusione del triangolo infernale formato da psicologi, insegnanti, giornalisti a caccia di tendenze – sa che vedono ben peggio senza battere ciglio (quelli seduti vicino a noi hanno sghignazzato tutto il tempo). Il fatto che qualcuno abbia avuto paura garantisce che anche tu ti spaventerai. In questo l'horror funziona come le droghe classiche, dall'oppio all'assenzio, dall'hashish all'Lsd, dal peyote al laudano.

    Tutti gli scrittori, riferendo le loro esperienze, stavano nel binario di chi li aveva preceduti: se era una bella donna con l'abito candido, tutti vedevano una donna con l'abito candido. Il passaparola, chiamiamolo anche contagio, allora avveniva nei salotti e nelle fumerie. Ai tempi della rete viaggia attraverso Chatroulette, piattaforma scelta da Lionsgate per promuovere “The Last Exorcism” di Daniel Stamm in uscita oggi 27 agosto.
    Funziona come un appuntamento al buio, via webcam (ad avere l'idea è stato il russo Andrey Ternovskij). Chatroulette fa chiacchierare a caso con sconosciuti in ogni angolo del mondo, per chi è interessato al genere. Basta cliccare “next” e la faccia inquadrata dalla webcam cambia (naturalmente anche gli altri possono fare lo stesso con noi). Lo specialista in marketing virale di Lionsgate si è inventato una bella ragazza bruna, un po' timida, che ridacchia, abbassa lo sguardo e fa il gesto di sbottonare la camicetta. Non fa in tempo a mostrare neppure un centimetro di tette: gli occhi le si arrovesciano diventando bulbi bianchi iniettati di sangue. Mentre il chatroulettista non sa cosa pensare, la ragazza si avventa verso lo schermo ruggendo come neppure il leone della Metro Goldwyn Mayer. In un'altra versione, più hard, piega il collo da una parte fino a spezzarlo. Su Internet circola un video con l'indemoniata, e nell'altra metà dello schermo un po' di ragazzotti terrorizzati dalla trasformazione (veri o finti poco importa).

    E pensare che Chatroulette
    (che presto riaprirà dopo un paio di giorni di chiusura forzata) qualche mese fa era sull'orlo della crisi. Colpa dei troppi esibizionisti che ne approfittavano per mettere in mostra i gioielli di famiglia (vuoi mettere la scomodità di andare al parco nudi sotto l'impermeabile?). Adulti e ragazzini si mostravano da soli, in gruppo, in primissimo piano, totalmente spogliati, con i calzoni e a mezza gamba, senza calzoni ma con il calzino, in piena attività segaiola. Al punto che la piattaforma, lanciata come la grande novità del 2009, veniva commemorata da un articolo su Salon che si apriva con la sigla R.I.P. (riposi in pace). Il disastro era tale che si pensò a un software-detector, in grado di identificare le forme vietate ai minori e staccare all'istante il collegamento. Prossima mossa: un detector per stanare le vampire, le invasate, le possedute che ringhiano appena il maniaco di turno – del tipo amante dei preliminari, non si fa trovar già nudo – si sbottona i pantaloni.