La guerra dei cent'anni
Ha ragione Hillman: cent'anni di vita per mostrare l'essenza del carattere
Vivere cent'anni. C'è chi ci vede un esercito di Frankenstein impelagati nel mito vanesio dell'immortalità. C'è chi teme l'orrore di una vecchiaia infelice di sé, vissuta acidamente in mezzo a nugoli di decrepiti uguali e contrari, tenuti in piedi da una medicina. A me piace pensare che la vita centenaria sia come quella descritta da James Hillman in “La forza del carattere”.
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E' uscito “Lettera a un bambino che vivrà cent'anni. Come la scienza ci renderà (quasi) immortali”, ultimo libro del genetista Eduardo Boncinelli. Se don Verzé promette in futuro “centoventi anni per tutti”, Boncinelli è convinto che quella prospettiva non sia irreale. Ma (ammesso e non concesso) è anche desiderabile? Pubblichiamo a rotazione, per tutto il giorno, sei interventi sul tema di mamme (o quasi) foglianti.
Vivere cent'anni. C'è chi ci vede un esercito di Frankenstein impelagati nel mito vanesio dell'immortalità. C'è chi teme l'orrore di una vecchiaia infelice di sé, vissuta acidamente in mezzo a nugoli di decrepiti uguali e contrari, tenuti in piedi da una medicina. A me piace pensare che la vita centenaria sia come quella descritta da James Hillman in “La forza del carattere”: tu, come l'albero, riveli del tutto la tua essenza soltanto alla fine della vita, quando sei bitorzoluto, malandato e fiaccato dal vento. Bambino e vecchio insieme. Non prodotto perfetto dell'evoluzione, ma manifestazione dell'essenza del carattere: il solco sulla fronte e l'occhio che non vede e il vaso da notte e la memoria che va e viene e però anche un'energia e un'ironia nuova che da ventenne egoriferito non potevi avere.
Non mi spaventa né per me né per un bambino di oggi, il fatto che “cento di questi giorni” non possa più essere un augurio proprio perché non è più un miraggio.
Cent'anni di vita: sono tre vite in una. Ci vedo ansia, ma positiva. Vuol dire diventare grandi alla stessa età di oggi, con gli stessi errori, gli stessi ritardi e con più dubbi, ma con meno paura di non poter rimediare. Vuol dire buttarsi nelle cose con più sfrontatezza, e se non sei stato giardiniere fino ai cinquant'anni magari lo sarai a sessanta, e a settanta farai il giro dei fiordi in barca a vela perché a quel punto il freddo d'estate non ti farà più dire “che palle”. Cent'anni di vita: se l'oggi non torna domani chissà cosa c'è, e per fortuna c'è anche dopodomani. Non significa vivere dell'infinita possibilità e relatività. Ma non poter più dire che il bambino è sempre quello che impara e il vecchio sempre quello che dispensa conoscenza.
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