Chi si stupisce del "nuovo" Cassano non ha capito niente
Dietro il neo-cassanismo si nasconde l'anti-cassanismo. Cresce e si alimenta: Antonio Cassano parla per la prima volta da quando è in Nazionale, tutti restano lì a bocca aperta, sbigottiti di fronte a quello che solo alcuni hanno sostenuto finora: Cassano è un ragazzo come gli altri, non un marziano appena sbarcato. E' simpatico, autoironico, divertente. Cronisti e opinionisti al seguito della Nazionale sono rimasti colpiti. Convinti che fosse la versione pallonara del protagonista di Arancia Meccanica, si sono trovati un giovane di 28 anni semplice e diretto.
Dietro il neo-cassanismo si nasconde l'anti-cassanismo. Cresce e si alimenta: Antonio Cassano parla per la prima volta da quando è in Nazionale, tutti restano lì a bocca aperta, sbigottiti di fronte a quello che solo alcuni hanno sostenuto finora: Cassano è un ragazzo come gli altri, non un marziano appena sbarcato. E' simpatico, autoironico, divertente. Cronisti e opinionisti al seguito della Nazionale sono rimasti colpiti. Convinti che fosse la versione pallonara del protagonista di Arancia Meccanica, si sono trovati un giovane di 28 anni semplice e diretto, uno che quando si lascia andare se ne frega dell'accento barese e lo usa senza remore. Non gli è parso vero, a quei cronisti e a quegli opinionisti. Apprezzare Cassano? Troppo difficile per un paese che da quando l'ha conosciuto non ha mai smesso di raccontarlo come un'anomalia, come un diverso, quasi un disadattato. Il ragazzo di ”Barivecchia", è stato sempre chiamato, come a marchiare attraverso la provenienza geografica anche un modo d'essere e di comportarsi. Perché uno di Barivecchia è un ladro a prescindere, no?
Cassano è stato massacrato: a ogni partita sbagliata, ecco il giudizio sul talento a corrente alternata; a ciascuna esclusione, ecco l'ipotesi della nuova cassanata. “Chissà che cosa avrà combinato stavolta”, la frase che circolava negli ambienti del pallone e nelle redazioni dei giornali che vogliono soltanto raccontare come il nuovo ricco cafone, come il genio ribelle, anzi come il ribelle che è genio solo ogni tanto. Nessuno s'è accorto di quello che ha fatto in questi anni alla Sampdoria? Si ricorda soltanto il famoso Samp-Torino nel quale litigò con l'arbitro minacciandolo. Tutti scrissero allora che meritava di essere fatto fuori dalla Nazionale, che comportamenti così avevano un impatto negativo sui giovani. Ha pagato, Cassano. E poi ha ripagato: dopo quella sciocchezza ha fatto due stagioni da re. L'anno scorso ha portato con Pazzini la Sampdoria in Champions e Lippi non l'ha portato ai Mondiali. Provate a leggere i giornali dei giorni immediatamente precedenti alla convocazioni: tutti chiedevano di portare Balotelli, mentre i fan di Tonino erano molto pochi. Adesso, invece, sono tutti pro Cassano: “Ma come ha fatto Lippi a non portarlo in Sudafrica”, si chiedono stupefatti i grandi conoscitori del pallone che però sono gli stessi che per una vita hanno giocato al tiro al Cassano.
Ecco adesso abbiamo letto del nuovo Antonio. Gli cambieranno il luogo di nascita, magari. Oppure semplicemente cercheranno di denigrarlo in altro modo. Anzi già è successo. Perché tra le righe dell'entusiasmo per il nuovo Cassano disciplinato, c'è già il gene della critica del futuro: “Se è troppo ordinato e giudizioso, non è più Cassano. In campo deve metterci un po' di follia”. Ma come? Hanno fatto tutti i professori di psicologia con le vecchie pazzie di Cassano e ora addirittura chiedono di essere un po' matto. E' il paradosso, è una vigliaccata. Con Cassano ci si permette quello che con altri non si può. Però finora non parlava. Adesso sì e può togliersi qualche soddisfazione contro chi lo critica sempre e comunque, anche quando fa finta di fargli un complimento.
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