Le cronache dal festival del cinema di Venezia

Il 3D italiano che dà più brividi di “Avatar”

Mariarosa Mancuso

Musica a palla, ogni volta che bisogna trasmettere paura, dolore, rabbia, tristezza, fragilità, umiliazione, vergogna, smarrimento, amore romantico. Mentre i volti di Alba Rohrwacher e Luca Marinelli lasciano trasparire poco o nulla (i corpi no: lei dimagrisce, lui mette pancia e cicatrici). Paolo Giordano figura tra gli sceneggiatori del film diretto da Saverio Costanzo, quindi supponiamo abbia dato il suo assenso.

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    LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI di Saverio Costanzo (Venezia 67)
    Musica a palla, ogni volta che bisogna trasmettere paura, dolore, rabbia, tristezza, fragilità, umiliazione, vergogna, smarrimento, amore romantico. Mentre i volti di Alba Rohrwacher e Luca Marinelli lasciano trasparire poco o nulla (i corpi no: lei dimagrisce, lui mette pancia e cicatrici). Paolo Giordano figura tra gli sceneggiatori del film diretto da Saverio Costanzo, quindi supponiamo abbia dato il suo assenso. Si fatica un po' a palpitare per i numeri primi Alice e Mattia, ma di sicuro lo stile fintamente ricercato del film non turberà i fan, né nuocerà agli incassi.

    LA VIDA DE LOS PECES di Matías Bize (Giornate degli autori)
    Tutto in una notte, durante una festa. L'incontro con i vecchi amici persi di vista, giacché Andrés da un decennio vive a Berlino. La donna della tua vita che ormai appartiene a un altro, la vecchia cuoca e governante, la ex fiamma, la sorellina dell'amico del cuore, ubriaca e provocante. Così si fanno i film, con dialoghi giudiziosamente scritti, bravi attori, un appartamento (e un acquario) come unico sfondo. Quel che dobbiamo sapere viene fuori a poco a poco, dalle chiacchiere sempre più stanche. Regista e sceneggiatore cileno classe 1969, talentuoso e già molto premiato.

    ROAD TO NOWHERE di Monte Hellman, con Shannyn Sossamon (Venezia 67)
    Ha lavorato con Roger Corman, ha girato il cult movie “La sparatoria”, ha prodotto “Le iene” di Quentin Tarantino. Ha tutte le credenziali, anche tutta la nostra simpatia per quel po' di sapore anni 70 che si porta dietro. “Road to Nowhere” racconta la lavorazione di un film: scelta dell'attrice, riunioni di sceneggiatura, realtà e finzione. Citazioni, battute rubate, qualche scena divertente, non rimpolpano la trama consunta (ma ancora considerata, da chiunque voglia mostrarsi artista, il non plus ultra della raffinatezza intellettuale). Battuta nuova di zecca, a smorzare un complimento esagerato: “Sono una blogger, non Flannery O'Connor”.

    ALL INCLUSIVE (3D) di David Zamagni e Nadia Ranocchi (fuori concorso)
    L'albergo gigantesco – da lontano, pare un alveare con un certo fascino, linee squadrate e rotondità – si prepara alla stagione estiva. Le camere sono spoglie e arredate con mobili vecchiotti, la nuova direttrice sfinisce il personale tutto, dai cuochi alle cameriere. Film italiano a tre dimensioni, girato con la tecnica della stereoscopia. In bianco e nero, con i lunghi corridoi in prospettiva, non manca di un certo fascino metafisico (nel senso di De Chirico). Fantastica la scena del ballo liscio: con pochi soldi spesi dà più brividi di “Avatar”.

    13 ASSASSINS
    di Takashi Miike (Venezia 67)
    Piena confessione: i film con i samurai non sono in cima alle nostre preferenze. Roba da maschi, tutta giuramenti di fedeltà, vendette da compiere, torti da raddrizzare, parole d'onore, fierezza in calzini, codino, strisce rasate in testa. Questo è superdoc, diretto dal regista di “Sukiyaki Western Django”, spaghetti western rifatto all'orientale. Tre quarti del film servono per mettere insieme i magnifici tredici in missione suicida, l'ultimo per l'epica battaglia.

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