Top of the Pope

William Ward

Si tratta della prima visita nel Regno Unito di un pontefice da oltre 28 anni e sarà la prima visita di stato nella storia (quella di Giovanni Paolo II fu visita pastorale, ndr). Il significato è quindi grandissimo. Non soltanto per i milioni di cattolici di questo paese, ma anche per milioni di altre persone, in Gran Bretagna e in tutto il mondo, perché la Bbc ha messo assieme una équipe autorevole di presentatori e di esperti, che potrà dare riflessioni importanti sul significato di un'occasione storica. Ne siamo contenti e orgogliosi”.

    Si tratta della prima visita nel Regno Unito di un pontefice da oltre 28 anni e sarà la prima visita di stato nella storia (quella di Giovanni Paolo II fu visita pastorale, ndr). Il significato è quindi grandissimo. Non soltanto per i milioni di cattolici di questo paese, ma anche per milioni di altre persone, in Gran Bretagna e in tutto il mondo, perché la Bbc ha messo assieme una équipe autorevole di presentatori e di esperti, che potrà dare riflessioni importanti sul significato di un'occasione storica. Ne siamo contenti e orgogliosi”.
    Forse il peana di un integralista cattolico, di quelli “invasati” che sono regolarmente denunciati al pubblico ludibrio dagli opinionisti laici-liberal che egemonizzano i media britannici, sollevato a scoprire che ora le cose vanno miracolosamente meglio?
    Macché. Si tratta della dichiarazione ufficiale del commissioning editor – il capo struttura per le trasmissioni religiose e etiche radiofoniche e televisive della stessa Bbc – , che si chiama, a proposito, Aaqil Ahmed. Proprio quel signor Ahmed di dichiarata fede islamica la cui nomina a “Head of Religious & Ethical Broadcasting” dell'emittente di stato britannica fu criticata qualche anno fa da chi temeva la perdita del carattere cristiano delle istituzioni nazionali.

    Assieme a colleghi di pari rango del vasto impero mediatico
    – molti dai palesi connotati post cristiani – Aaquil Ahmed ha messo insieme un pacchetto di quindici ore di trasmissioni in diretta (in un paese che a differenza dell'Italia, usa pochissimo la diretta e molto la differita, ndr), sulle prime due reti televisive, Bbc1 e Bbc2, con numerosi servizi radiofonici su Radio 4, Radio 5 Live e tutte le reti digitali dell'ente di stato. Non ci saranno anchorman di second'ordine, bensì quelli dei principali notiziari. E i palinsesti saranno rivoluzionati per tutta la durata della visita papale, dal 16 al 19 settembre, come raramente era accaduto alla compita “zia Bbc”.

    Quello che la rete ha capito (una volta tanto), come buona parte degli altri media britannici e la classe politica quasi al completo, è che a prescindere dai pregiudizi di molti nei confronti della chiesa di Roma, e soprattutto nei confronti del suo pontefice – presentato spesso come un incrocio fra zio Fester della Famiglia Addams e l'ultimo superstite dell'Inquisizione spagnola – la visita di stato da parte di Benedetto XVI interessa da morire agli inglesi. E non interessa soltanto alla “gente semplice” dalla curiosità facile – quelli che hanno fatto del lutto collettivo per la morte della principessa Diana un happening mediatico quasi senza fine – ma alle persone che contano. A prescindere da chi si scaglia contro il Papa per professione, dagli atei di lusso come Richard Dawkins o il malato di tumore Christopher Hitchens, che da oltreoceano propone l'arresto del Pontefice, le “chattering classes”, della media e alta borghesia illuminate, agiate e che per definizione tengono molto alle loro opinioni, aspetta con enorme interesse l'arrivo di Joseph Ratzinger.

    Le indiscrezioni raccolte dal Foglio
    rivelano quanto personaggi eccellenti nel Regno Unito hanno cercato di convincere Papa Ratzinger a fare visita da quando è stato insediato: non soltanto Tony Blair e Gordon Brown, ma anche il Principe Carlo, e persino Margaret Thatcher durante la sua breve ma storica ora in Vaticano l'anno scorso. Per tacere di una lunga lista di figure politiche e amministrative, del mondo della cultura, dell'accademia e dello spettacolo. Ora tutte saranno fra il pubblico che ascolterà i discorsi del Pontefice a Edimburgo, Glasgow, Londra e Birmingham, un parterre du roi di rara eccellenza e completezza. Attorno alla famiglia reale a Holyroodhouse a Edimburgo anche l'intellighenzia e l'establishment scozzese. A Westminster Hall, tutti grandi leader politici viventi, dalla fiera metodista Thatcher, all'anglicano tiepido John Major, al neo cattolico Tony Blair con la moglie Cherie, al presbiteriano Gordon Brown, fino al premier anglicano praticante David Cameron. Nemmeno Barack Obama sarebbe in grado di attirare una folla simile.
    Il programma della visita è pieno zeppo di appuntamenti, legati sia agli aspetti istituzionali e di stato sia a quelli di fede, speranza e straordinaria amministrazione di un capo religioso che fa (una rara) visita ai fedeli, ma ci saranno anche momenti in cui (imponentissime misure di sicurezza permettendo) “The German Pope” si misurerà con i suoi interlocutori su un terreno neutro e persino, si potrebbe dire, laico.

    Per le autorità vaticane questa visita nel paese culla del protestantesimo anglofono, caratterizzato dalla chiesa anglicana (curiosa forma ibrida fra alcuni aspetti del credo luterano e molte delle forme antiche del cattolicesimo storico), è una sfida particolare: a differenza degli Stati Uniti o dell'Australia, dove il cattolicesimo rappresenta il 25 per cento della popolazione, o del Canada, il 33 per cento, nel Regno Unito la percentuale non supera il 10 e con poche ma assai significative eccezioni rappresenta un settore demografico piuttosto umile e poco istruito.
    Come nota Ruth Gledhill, seguitissima Religious Correspondent del Times, “il Vaticano segue attentamente ciò che dicono gli opinion-maker britannici perché percepiscono il Regno Unito come uno degli stati più laici del mondo (pur avendo, a differenza della Francia, una chiesa di stato, ndr), come si può dedurre dalla recente sequela di leggi dal chiaro sapore progressista su questioni di morale sociale. Un esempio evidente è la battaglia sull'adozione per coppie dello stesso sesso, che la chiesa cattolica ha perso, e che ha avuto come conseguenza concreta la chiusura di molte agenzie di adozione d'ispirazione cattolica nel Regno Unito.

    A dare particolare preoccupazione al Vaticano negli ultimi tempi dal Regno Unito, nel governo dello scozzese (e per cultura e educazione, presbiteriano, cioè quasi calvinista) Gordon Brown, c'era il viceleader del partito laburista e vice premier Harriet Harman, responsabile per le Pari opportunità, promotrice di leggi sull'uguaglianza dei sessi aggressivamente laiche e particolarmente ostili alle tradizionali posizioni cattoliche. Ora però la stessa Harman, leader ad interim dell'opposizione (in attesa che il nuovo leader sia scelto per votazione interna la settimana dopo la visita papale) ha chiesto – e le è stata concessa – udienza con il Pontefice, assieme agli altri leader politici britannici.
    Non è da meno Nick Clegg, vicepremier e leader dei Lib-Dem, primo leader di uno dei grandi partiti nel Regno Unito della storia a dichiararsi ateo. Vuole conoscere da vicino il rispettato teologo bavarese per capirlo meglio: e non per ordine di sua moglie, la cattolica spagnola Miriam Gonzalez Durantez, madre dei suoi tre figli, tutti battezzati secondo il rito di Roma.
    L'incontro fra il professor Ratzinger e l'intera classe politica britannica avverrà nella Westminster Hall, grande e suggestiva sala storica e unica parte medievale rimasta nel Palazzo di Westminster, dove si trovano le due aule del Parlamento e dove nel pieno della furia della Riforma san Thomas Moore e il beato Edoardo Campion – e altri martiri cattolici del tempo – furono condannati a morte per eresia contro il nuovo credo di stato protestante.

    Non a caso, il Papa ha scelto
    il motto personale di John Henry Newman “Heart speaks unto heart” – “Cor ad cor loquitur” – preso da san Francesco di Sales, santo patrono dei giornalisti, come tema principale della sua visita: nel discorso rivolto ai parlamentari spera di compiere un'operazione “Hearts and Minds”, di persuasione dei cuori e delle menti, sui suoi interlocutori. Il discorso, pronunciato davanti alla regina Elisabetta – come quello del giorno prima, al suo arrivo in Scozia, davanti al Castle di Holyroodhouse a Edimburgo – sarà espresso in termini chiari e raffinati, e tradotto nella lingua di Shakespeare con l'estrema attenzione di chi vuole evitare qualsiasi malinteso – innocente o polemico – sullo spirito di fondo. E' pur sempre il paese del giornalismo aggressivo e del pubblico dibattito senza peli sulla lingua. A precisa domanda del Foglio sul processo di “stesura e controllo” dei discorsi pubblici del Papa durante la visita, l'arcivescovo di Westminster (ma non ancora cardinale) Vincent Nichols, capo della comunità cattolica in Inghilterra, è stato discreto e attento a non dare l'impressione della presenza di un battaglione di “spin doctor” e “crisis manager” della chiesa cattolica locale pronti a passare al setaccio ogni pronunciamento pubblico di Ratzinger. Ma non c'è dubbio che gli assistenti segretari in Vaticano presteranno una particolare attenzione alla formulazione delle parole del Papa, per non cadere in trappole linguistico-concettuali. Di fatti, uno dei problemi del cattolicesimo in Inghilterra è proprio nelle espressioni linguistiche. La chiesa cattolica nazionale, generalmente considerata più liberale e moderata che in altri paesi, si esprime con un linguaggio molto in sintonia con i riflessi culturali pragmatici degli inglesi, molto diverso per natura dal linguaggio nelle comunicazioni della chiesa in altri paesi, soprattutto in quelli latini. Ne è un perfetto esempio il libricino di 32 pagine prodotte per conto della Conferenza episcopale dell'Inghilterra, del Galles e della Scozia, un piccolo capolavoro di chiarezza e di buona scrittura.

    Nella conferenza stampa tenutasi qualche giorno fa
    al Foreign Office, sia l'arcivescovo di Westminster, sia Lord (Chris) Patten, l'ex politico e oggi vicerettore dell'Universita' di Oxford e organizzatore per  conto del governo di coalizione della visita del Papa, hanno espresso un cauto ottimismo sul buon andamento della visita di stato e soprattutto sull'efficacia del messaggio: non soltanto per quanto riguarderà le parole ma anche per la suggestione degli incontri di massa, nel paese dove forse più che in qualsiasi altro si ha un'esperienza organizzativa quasi secolare nei grandi eventi, dai pop festival oceanici ai fasti delle processioni reali. Non a caso, durante la grande kermesse londinese, una “prayer vigil” (veglia di preghiera) nello splendido Hyde Park utilizzerà tutte le strutture costruite dalla Bbc per il popolarissimo concerto all'aperto “The Proms in Hyde Park”, trasmesso in mondovisione ogni anno alla chiusura del lungo festival estivo di musica classica “The Proms”. Come per il concerto, per partecipare all'evento papale di preghiera i fedeli devono sborsare cinque sterline e passare attraverso imponenti misure di sicurezza da aeroporto. “Non avevo capito che l'incontro con il Papa sarebbe stato come andare a Glastonbury” dice una giovane cattolica citata dal quotidiano laico-liberal Guardian, che a modo suo paragona l'evento londinese al più famoso rock festival inglese. 

    Sebbene Benedetto XVI
    non emani il carisma quasi teatrale che aveva tanto impressionato gli inglesi durante la fortunata visita pastorale di Giovanni Paolo II nel 1982, per il quale molti commentatori avevano tirato fuori il termine “rock star”, non c'è dubbio che la sua presenza in Gran Bretagna scatenerà un effetto da grande happening cultural-mediatico, di quelli che rimangono impressi a lungo nella memoria. Nei paesi cattolici la vendita di gadget  commemorativi per una visita papale è normale, ma per il laicissimo e scanzonato Regno Unito la produzione di decine di migliaia di magliette, felpe (molte con la scritta da entourage di rock star: “Team Benedict”), portachiavi, adesivi e tazzone, ha un impatto davvero curioso. Se il marketing commerciale attorno alla visita serve soprattutto agli organizzatori per coprire le spese (scontata la polemica sulla parte dei costi che sarà sostenuta dallo stato, mentre la chiesa cattolica autoctona deve fare la sua parte), parte del “marketing politico-diplomatico” del governo britannico è presentare la figura del Pontefice anche in altri contesti, oltre a quello strettamente confessionale e pastorale.

    Per la visita nella terra di Greenpeace e della Oxfam
    (la più grande organizzazione di carità laica solidale con i paesi poveri), l'immagine del Santo Padre ha subìto un restyling, di comune intesa fra Downing Street e la chiesa inglese e scozzese, rispetto a quella più familiare di cui gode fra i credenti nei paesi latini.
    Nella conferenza stampa per la presentazione dei dettagli della visita al Foreign Office di martedì scorso, assieme all'arcivescovo di Westminster Vincent Nichols e Lord Patten, rappresentante del governo, c'erano anche il ministro che si occupa dell'allarme climatico, Lord Marland, e l'“head civil servant” (un funzionario ministeriale di alto rango) responsabile per lo Sviluppo internazionale, la musulmana Minouche Shafik.
    Lord Marland ha inneggiato al Pontefice perché è il capo del “primo e ancora unico stato al mondo 100 per cento ‘carbon neutral' (si riferisce al numero di pannelli solari sui tetti della Città del Vaticano e nelle terre fuori Roma di proprietà del Vaticano che forniscono energia pulita), anche se “buona parte dei disastri ecologici degli ultimi anni sono avvenuti in paesi cattolici…”.
    Discorso simile per la Shafik, che ha inneggiato all'attivismo del Vaticano rispetto ai “Millenium Development Goals” dell'Onu (gli obiettivi di sviluppo internazionale per il Millenio) per ridurre l'indebitamento dei paesi poveri; alla vigilia della prossima riunione del comitato delle Nazioni Unite al Palazzo di Vetro per l'ultima settimana di settembre ha esaltato “la forza del Papa, leader della maggiore comunità religiosa del pianeta, capace di mobilitare centinaia di organizzazioni capillari cattoliche”.
    Ma non si tratta soltanto di una forzatura in stile politically correct da parte di un governo e un establishment politico decisamente laici; gli stessi accenti vengono sottolineati anche nel libretto ufficiale della visita prodotto dalla Catholic Bishops' Conference.
    Il risultato è evidente: non a caso, fra le figure più attente e curiose per l'arrivo del Pontefice ci sono molti esponenti delle charities e vari altri enti di beneficienza e di solidarietà e i capi più autorevoli del variegato arcipelago dell'ambientalismo. Vedremo Papa Ratzinger a braccetto con Sting, Bono e Bob Geldof? Dato lo stile personale schivo e riservato sarà difficile, ma idealmente un certo collegamento si è già creato, nelle attese degli inglesi.
    Ugualmente insolito per i fedeli nei paesi culturalmente a egemonia cattolica è il forte accento dato alla potenzialità del Papa come alleato strategico delle altre fedi, non soltanto quella ebraica (in Italia se ne parlò ai tempi della prima visita alla sinagoga di Roma da parte di Giovanni Paolo II), ma soprattutto di quella islamica.

    Anche se i musulmani godono di un inserimento nelle istituzioni
    nazionali molto più capillare e profondo rispetto ai confratelli in Italia, le sfide del secolarismo militante sono molto più marcate nel Regno Unito che non altrove in Europa, e nonostante i rapporti cordiali e solidali con le varie chiese protestanti in molti casi specifici i leader delle varie comunità islamiche britanniche trovano che le posizioni etiche nitide e forti espresse dalla chiesa cattolica siano molto più condivisibili rispetto al relativismo culturale tipico delle chiese riformate. Nelle sue considerazioni sulla natura eterogenea dell'entusiasmo per la visita papale, il Times ha quindi elencato anche le autorità musulmane come un alleato cruciale e potente nella battaglia contro il secolarismo e il nichilismo che avanzano.