Futuro e libertà, il partito

Ecco la piccola An che Fini presenterà al Cav. e a Bossi in primavera

Salvatore Merlo

Il dialogo esplicito che si è aperto con il Pdl impone un tono minore, qualsiasi cosa potrebbe essere male interpretata, apparire come un gesto ostile. Dunque, pubblicamente, almeno fino al 28 settembre, data del fatidico discorso di Silvio Berlusconi al Parlamento, negli ambienti finiani è vietato pronunciare la parola “partito”. Ma la macchina organizzativa di Gianfranco Fini è in moto e molte cose si danno già per scontate, persino alcuni incarichi e il nome della nuova formazione di cui il presidente della Camera sarà leader.

    Il dialogo esplicito che si è aperto con il Pdl impone un tono minore, qualsiasi cosa potrebbe essere male interpretata, apparire come un gesto ostile. Dunque, pubblicamente, almeno fino al 28 settembre, data del fatidico discorso di Silvio Berlusconi al Parlamento, negli ambienti finiani è vietato pronunciare la parola “partito”. Ma la macchina organizzativa di Gianfranco Fini è in moto e molte cose si danno già per scontate, persino alcuni incarichi e il nome della nuova formazione di cui il presidente della Camera sarà leader. Futuro e libertà per l'Italia – si chiamerà così anche il partito – nascerà in primavera con un congresso che, preceduto il 6 e 7 novembre dalla convention di Generazione Italia, dovrebbe eleggere segretario l'attuale presidente della fondazione FareFuturo, Adolfo Urso. Fini non avrà incarichi ufficiali, sarà il “simbolum”, garante dell'unità di una formazione il cui ufficio politico dovrebbe essere composto in parti uguali dalle due correntine che già animano l'arcipelago finiano: Generazione Italia, guidata da Italo Bocchino e Carmelo Briguglio (considerati i duri) e Spazio Aperto, guidata da Pasquale Viespoli e Silvano Moffa (le colombe).

    Una squadra è già stata allertata per organizzare il congresso, si tratta di un primo nucleo operativo che si è insediato nei locali di FareFuturo. Le prove generali, con la presentazione di un documento politico cui tuttavia ancora nessuno sembra aver lavorato sul serio, si terranno a Perugia a novembre. Due giorni in cui si riuniranno, secondo i dati semiufficiali, i 430 circoli di Generazione Italia con i loro circa tredicimila iscritti. Il 7 novembre sarà Fini a chiudere la convention con un discorso che, secondo i piani, dovrebbe concludersi con un “cari amici, arrivederci al congresso fondativo”. Ma cosa diventerà Futuro e libertà per l'Italia? Pantheon, documenti politici, valori sono questioni in gran parte risolte dall'intensa produzione cultural-politica di FareFuturo negli ultimi anni: popolarismo europeo, integrazione, laicità, nuovi diritti. Tuttavia non sfuggono a nessuno le difficoltà che potrebbero sorgere per la distanza che separa il leader e alcuni suoi nuovi amici, come Benedetto Della Vedova e Chiara Moroni, in tema di economia ma anche di laicità, dalle posizioni sociali di Mario Baldassarri – per citarne uno – o dal cattolicesimo di Antonio Buonfiglio, il dirigente che ha fondato un movimento che si chiama Popolo della vita. E' prevedibile che si tenteranno dei complicati compromessi. A Mirabello i cronisti imbucati hanno potuto osservare un singolare rimescolamento tra Radicali e post fascisti; “Dio, patria e famiglia” e le bandiere di GayLib.

    Se l'aspetto “valoriale” non è ancora del tutto decifrabile, lo è di più la collocazione parlamentare. Fini si propone come terzo elemento della coalizione di centrodestra a fianco del Pdl e della Lega, alleato di Berlusconi fino al 2013, data delle prossime elezioni politiche. E il terzo polo con l'Udc e Francesco Rutelli? “Non può nascere in questa legislatura”, è la risposta finiana. “Il terzo polo è un'opzione – ha sempre spiegato anche Fini privatamente – che presuppone il precipitare della situazione verso le urne. Non nascerà mai da una manovra di Palazzo”.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.