Unicredit addio?

Le ultime sfide di Profumo nel tumulto degli azionisti

Michele Arnese

Redde rationem in casa Unicredit. Oggi cda straordinario della banca guidata da Alessandro Profumo. La convocazione del consiglio chiesta dal presidente Dieter Rampl è di fatto un atto ostile per il capo azienda. Secondo la ricostruzione del Foglio, il tedesco Rampl è giunto alla conclusione di non essere stato volutamente aggiornato sulla crescita dei soci libici – giunti ieri al 7,6 per cento – nell'azionariato di Piazza Cordusio.

    Redde rationem in casa Unicredit. Oggi cda straordinario della banca guidata da Alessandro Profumo. La convocazione del consiglio chiesta dal presidente Dieter Rampl è di fatto un atto ostile per il capo azienda. Secondo la ricostruzione del Foglio, il tedesco Rampl è giunto alla conclusione di non essere stato volutamente aggiornato sulla crescita dei soci libici – giunti ieri al 7,6 per cento – nell'azionariato di Piazza Cordusio. Non solo un difetto di comunicazione, secondo Rampl, ma una vera e propria violazione delle prerogative del presidente. Ma la decisione di Rampl, che anticipa sia il cda previsto per il 30 settembre sia le riunioni dei comitati interni di dopodomani, è giudicata dagli osservatori come un'implicita richiesta di stato d'accusa per Profumo. Per questo motivo ieri sera trapelavano indiscrezioni non confermate di possibili dimissioni da parte dell'ad.

    Al di là dell'esito della riunione del consiglio di oggi, di certo si va saldando da giorni una sorta di asse del Brennero tra Germania e Veneto. In verità la crescita dei soci libici ha fatto da detonatore a malumori che covavano da tempo. Tutti i grandi soci, non solo le fondazioni bancarie, erano perplessi per una gestione operativa di Profumo sempre più autocratica e meno concertata. Su questo fondo di critiche si sono saldate le rimostranze formali del presidente Rampl, che si è sentito escluso da informazioni fondamentali per volontà di Profumo, e le critiche montanti in Veneto sulla conduzione del gruppo. Le critiche maggiori sono arrivate da Cariverona, il principale azionista italiano di Unicredit. E' stato il sindaco Tosi da un lato a gridare alla scalata ostile sulla banca e dall'altro ad accusare di fatto l'ad di eccessiva internazionalizzazione della banca a scapito dei prestiti alle piccole e medie imprese del territorio. Il più fiero critico di Profumo all'interno della banca è stato fin da aprile, quando è stato approvato il progetto Banca Unica che accorpava sette controllate di Unicredit, il vicepresidente indicato da Cariverona, Luigi Castelletti, che si astenne sulla delibera della Banca Unica auspicando modifiche e integrazioni non realizzate. Anche se all'epoca fu solo Castelletti a non votare a favore, si dice che già in quel momento Profumo era considerato isolato.

    Ai rilievi che accomunano i soci sulla perdita di valore in Borsa del titolo di Piazza Cordusio si sono aggiunte di recente anche le perplessità di fondazioni che non erano ritenute antiprofumiane, come ad esempio la torinese Crt. Ieri sul Corriere Economia il presidente Andrea Comba ha detto che valuterà in assemblea la gestione della banca. D'altronde negli ultimi giorni anche un vicepresidente di peso come Fabrizio Palenzona, che nei mesi scorsi aveva sostenuto l'ad in momenti e passaggi delicati per il gruppo, è più defilato.

    Gli esiti del cda di oggi possono essere due.
    Innanzitutto le dimissioni di Profumo, considerata la convocazione ostile del cda da parte del presidente, soprattutto se le ostilità finora mai dichiarate apertamente dai grandi soci dovessero palesarsi nel corso del consiglio. Oppure una soluzione di compromesso che comunque prevederà una limatura ai poteri e alle competenze dell'amministratore delegato rispetto a quelli del presidente. C'è chi scommette, per la storia professionale di Profumo, che l'amministratore delegato possa non accettare di divenire un capoazienda sotto tutela. In questo caso potrebbe fare balenare le dimissioni, come fece lo scorso 13 aprile. Ma questa volta, a differenza di allora, in molti avranno trovato un'alternativa: Giampiero Auletta Armenise?