Via dalla pazza folla
A tutti capita di dover traslocare, un giorno o l'altro, persino di cambiare città per avvicinarsi ai genitori anziani, ma il talento di Martin Amis per costruire un'epopea pettegola sopra ogni piccolo mutamento di vita domestica è incommensurabile. Il Sunday Times ha scritto che se ne va da Londra perché disgustato dalla cultura del gossip e offeso per le cattive critiche ai suoi ultimi romanzi.
A tutti capita di dover traslocare, un giorno o l'altro, persino di cambiare città per avvicinarsi ai genitori anziani, ma il talento di Martin Amis per costruire un'epopea pettegola sopra ogni piccolo mutamento di vita domestica (come quando si fece rifare tutti i denti, alla maniera delle star di Hollywood, con parte dell'anticipo per “L'informazione”) è incommensurabile. Il Sunday Times ha scritto che se ne va da Londra (con la moglie, la bellissima scrittrice Isabel Fonseca, e due dei cinque figli) perché disgustato dalla cultura del gossip e offeso per le cattive critiche ai suoi ultimi romanzi (“La vedova incinta”, in cui racconta anche della sorella ninfomane – “per controllarla ci sarebbero voluti i talebani” – e delle proprie esperienze sessuali, è stato molto stroncato). E' stanco di essere considerato una rockstar più che uno scrittore, quindi si trasferisce a New York, che non è esattamente un cantone svizzero, quanto a tutela della riservatezza.
La sua sofferenza è comprensibile, ma allora perché racconta continuamente i fatti propri a chiunque? Quando non chiacchiera con i giornalisti, proponendo cabine a ogni angolo di strada in cui prendersi un Martini, una pasticca e farla finita (da lì la polemica sulla proposta di un'eutanasia di massa), quando non spunta una nuova figlia che non sapeva di avere, quando non racconta di sé nei romanzi (“Ho bisogno di essere amato, ergo, ho bisogno di Soldi, e tanti. Mi servono. Per frugare nel cassetto della biancheria intima della mia Selina e decidere cosa farle indossare, per saziare la mia sete d'alcol, per prestarli a chi me li chiede, per la pornografia, le sigarette, per curarmi il mal di denti, per rifarmi da capo a piedi in una clinica laggiù, in California”), quando non crea da solo i pettegolezzi, insomma, lascia che siano le sue ex amanti a farlo. Felice di venire descritto come un donnaiolo di successo, “non solo sexy ma anche dannatamente intelligente”, poco più di un anno fa Martin Amis diede il proprio divertito sì alla pubblicazione sul trimestrale dell'Economist delle memorie amorose di Julie Kavanagh, giornalista pluricornificata che racconta tutte le sparizioni di Martin Amis alle feste (“La mia vita con Martin Amis”).
Tornava con la bocca sporca di rossetto, e una volta da una di queste fughe, con l'artista Lamorna Seale, nacque una bambina. Gli altri tradimenti: la critica Lorna Sage, l'ex capo della cultura del New Statesman Claire Tomalin, la nipote di Churchill Emma Soames (prima, anche Tina Brown). Forse, adesso che ha superato i sessant'anni, Martin Amis è cambiato, e a New York non uscirà mai di casa. L'ha detto di recente in un'intervista: “Sì, sono una di quelle terribili merde che lavorano il giorno di Natale”.
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