Braccino corto
Nel melò delle dimissioni di Alessandro Profumo (lacrime, complotti, eroismi e candidature democratiche), spunta una nuova figura femminile molto interessante: la first lady bancaria. La moglie del banchiere, Sabina Ratti, inforca la sua moto Ducati, rossa, raggiunge il marito durante le trattative con gli avvocati, poi afferra i microfoni e annuncia lei stessa le dimissioni: “C'è stata una richiesta del cda e si è dimesso. Ha firmato. Mio marito e io siamo serenissimi, anche se sottoposti a un grande stress”.
Leggi Il banchiere e il Colonnello - Leggi il ritratto di Sabina Ratti, la moglie di Profumo - Leggi La parabola politica del banchiere che votava alle primarie pd
Nel melò delle dimissioni di Alessandro Profumo (lacrime, complotti, eroismi e candidature democratiche), spunta una nuova figura femminile molto interessante: la first lady bancaria. La moglie del banchiere, Sabina Ratti, inforca la sua moto Ducati, rossa, raggiunge il marito durante le trattative con gli avvocati, poi afferra i microfoni e annuncia lei stessa le dimissioni: “C'è stata una richiesta del cda e si è dimesso. Ha firmato. Mio marito e io siamo serenissimi, anche se sottoposti a un grande stress”. E' l'epica di una coppia molto unita, anche se lei a Milano non ha mai voluto farsi chiamare signora Profumo, per paura forse di perdere in individualità, anzi era lui che si divertiva a dire: “Preferisco essere considerato il marito di Sabina”, quando Sabina Ratti si candidò alle primarie del Pd, capolista per Rosy Bindi (Con Rosy, Democratici davvero) e Profumo l'accompagnò a votare. Non voleva, con la sobrietà di una signora che non mette in tavola le bottiglie di champagne ma le scaraffa per non sembrare cafona, dividere i successi del marito, ma pretende adesso di aggrapparsi all'insuccesso, indicando anche la strada futura: “Comunque non è la fine del mondo, non c'è mica solo l'Unicredit!”. Troveranno un'altra banca in cui ricominciare: l'ha deciso Sabina.
Non si parla mai e in nessun caso dell'età delle signore, ma va ricordato che al marito restano solo sette anni per creare un'altra grande banca, poi ha promesso che si dimetterà per fare largo ai giovani: qualche tempo fa, infatti, Sabina Ratti e Alessandro Profumo firmarono la promessa di lasciare entrambi le cariche al raggiungimento dei sessant'anni. C'è ancora tempo prima del giardinaggio, ma intanto la first lady ha anche deciso e annunciato quanti milioni di euro (dei quaranta di buonuscita) andranno in beneficenza, alla Casa della Carità: due. E qui ci si permette di far notare che era davvero meglio non dire, oppure da first lady bancaria consigliare una donazione non micragnosa. I filantropi americani, che probabilmente mettono lo champagne in tavola assieme alla Coca-Cola e si macchiano di ketchup, ne avrebbero donati dieci in più della liquidazione stessa. Bill e Melinda Gates, ad esempio, hanno promosso un'operazione benefica aperta a tutti i miliardari: si chiama “The Giving Pledge” e gli aderenti si impegnano a donare metà delle ricchezze a chi ne ha bisogno. Sicuramente i Gates sono molto più ricchi dei signori Ratti, ma visto che dell'ineleganza del parlare di soldi si è macchiata per prima Sabina, due milioni sono miserelli (“spendo forse un centesimo di quello che guadagno”, disse una volta Profumo, allora perché non mostrare di essere davvero fuori dal sistema con un gesto alla Bono Vox, alla Michael Bloomberg?). Sobrietà (a parte la Ducati rossa) è la parola d'ordine della first lady delle banche, ma sobrietà non significa anche braccino corto umanitario.
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