Sono porci questi padani?
Se Roma ridiventa ladrona. Il nervosismo di Bossi dietro le parole
“Dopo il federalismo si farà il decentramento dei ministeri, che non possono stare tutti a Roma, dove trovi le scritte S.P.Q.R., cioè Senatus Popolusque Romanus, che qui al nord si dice Sono Porci Questi Romani”. Gli esegeti della Lega concordano: era parecchio tempo, Pontida compresa, che il linguaggio di Umberto Bossi, anche quello “ad intra” utilizzato per parlare alla base sul territorio, non sfoderava i toni antiromani pesanti, quelli della prima ora di “Roma Ladrona”. Per quanto purgati dalla battuta alla Asterix.
“Dopo il federalismo si farà il decentramento dei ministeri, che non possono stare tutti a Roma, dove trovi le scritte S.P.Q.R., cioè Senatus Popolusque Romanus, che qui al nord si dice Sono Porci Questi Romani”. Gli esegeti della Lega concordano: era parecchio tempo, Pontida compresa, che il linguaggio di Umberto Bossi, anche quello “ad intra” utilizzato per parlare alla base sul territorio, non sfoderava i toni antiromani pesanti, quelli della prima ora di “Roma Ladrona”. Per quanto purgati dalla battuta alla Asterix. Vero che il Senatùr stava concionando a una selezione di Miss Padania in quel di Lazzate, estrema landa della provincia di Monza e Brianza, insomma la situazione era adatta; vero che aveva appena dovuto ingoiare le critiche pesanti della fondazione ItaliaFutura di Luca Cordero di Montezemolo, secondo cui, in sedici anni, di fatti concreti la Lega ne ha prodotti “ben pochi”; vero infine che da mesi il movimento è in preallarme elettorale.
Ma nello sbocco di malumore antiromano di Bossi – per il quale ora il Pd chiede una mozione di sfiducia contro il ministro delle Riforme – c'è anche altro. Prima di tutto la preoccupazione per un federalismo fiscale tutt'altro che “in cassaforte”, anzi a rischio se la legislatura dovesse interrompersi (alcune regioni del sud hanno chiesto un'altra dilazione prima del varo dei famosi criteri standard). E allora indicare il nemico storico, Roma sentina di ogni vizio, è un modo per ricompattare i militanti, perplessi se non delusi dallo stallo. E bisogna gridare contro Roma per meglio far digerire alla base la legge su Roma capitale, che pure la Lega ha votato, turandosi il naso, assieme al governo.
Ma forse c'è un'altra questione che non desta meno preoccupazioni ai vertici del partito. E' l'emergere, per la prima volta da quando dalle ultime tornate elettorali il Sole delle Alpi ha ricominciato a brillare, di un'inedita questione morale interna: la sensazione, in una parte del partito, che la gran messe di incarichi politici ottenuti stia facendo perdere quel disinteresse militante, e anche quel furore giacobino contro “i ladroni” che è parte decisiva del dna della Lega della prima ora: dai tempi del cappio in Parlamento. Come racconta Cristina Giudici nella pagina del Foglio oggi in edicola, si tratta al momento di pochi e sostanzialmente isolati casi di quel che fuori dalla Padania chiamerebbero “sleaze”, di cui solo i più rumorosi hanno raggiunto le pagine nazionali. Sufficienti però ad alimentare il malumore nella base che si sente tradita e la preoccupazione ai vertici, perché per un movimento nato popolano e forcaiolo non c'è nulla di più potenzialmente devastante di ritrovarsi a fare i conti con un problema di etica e di casta. Allora, meglio per intanto indicare a Roma ladrona, e allontanare i dubbi.
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