Scissione e liberazione

Così i berlusconiani scontenti pencolano verso il partito di Fini

Salvatore Merlo

Futuro e libertà (Fli), organicamente nel centrodestra ma non più apparentato all'interno del Pdl, rappresenta sul territorio un polo di attrazione per i molti scontenti nelle file berlusconiane. La semplificazione e la riduzione degli incarichi direttivi, derivate dalla fusione di FI e di An con le altre sigle minori all'interno del partito unico, se sono state premiate dall'elettorato, hanno tuttavia prodotto una pletora di arrabbiati che ora minacciano di spostarsi.

Leggi Fini scelga se fare un partito come tanti o competere con il Pdl di Alessandro Giuli

    Futuro e libertà (Fli), organicamente nel centrodestra ma non più apparentato all'interno del Pdl, rappresenta sul territorio un polo di attrazione per i molti scontenti nelle file berlusconiane. La semplificazione e la riduzione degli incarichi direttivi, derivate dalla fusione di FI e di An con le altre sigle minori all'interno del partito unico, se sono state premiate dall'elettorato, hanno tuttavia prodotto una pletora di arrabbiati che ora minacciano di spostarsi (con i propri pacchetti elettorali) dal Pdl al nascituro partito finiano. L'esempio più illuminante è quello toscano. Venerdì 17 settembre e poi mercoledì 22, nel corso di due incontri a Palazzo Grazioli, un gruppo di cinque parlamentari pidiellini toscani, guidati dall'ex coordinatore fiorentino Alessio Bonciani, ha consegnato un cahier de doléance al leader Silvio Berlusconi intorno alla spaccatura verticale del partito nella regione: questioni elettorali che si mischiano a una velenosa competizione interna tra ex An ed ex FI, ma non solo. Come dice Bonciani: “Noi vogliamo restare nel Pdl, ma se messi di fronte a un muro, quella di passare con Fini non è una ipotesi irrealistica. Anzi. Quella dell'ex leader di An è una opzione politica, di centrodestra, che attrae gli scontenti e coloro i quali vorrebbero fare politica ma non ci riescono per via della gestione autoritaria del partito”.

    I casi paralleli a quello toscano, in giro per l'Italia,
    sono molti: in Lombardia, in Calabria, in Abruzzo, nelle Marche, nel Lazio, in Sicilia, in Sardegna, in Friuli. E' ipotizzabile una frana all'interno del Pdl? La nuova offerta politica finiana, con la nascita di un contenitore che si descrive alternativo (ma non antitetico) al Pdl, può rappresentare un problema per la rappresentanza del partito berlusconiano? In potenza sì. Ai vertici arrivano segnali inquietanti. In Calabria, per esempio, crea malcontento la concentrazione di potere nelle mani di Giuseppe Scopelliti (ex An) che è governatore e coordinatore regionale allo stesso tempo; ma anche in Abruzzo è in corso una guerra intestina per le conseguenze delle recenti azioni giudiziarie. Persino nel Lazio, terra di storiche vittorie, la preminenza degli ex An ha scatenato una rivolta nella ex FI che si sente schiacciata dal sistema di potere imposto da Alemanno (sindaco ex An), Polverini (governatore ex An) e Pisu (coordinatore regionale ex An).

    Dalla nascita dei gruppi parlamentari autonomi di Fini a oggi il travaso di classe dirigente sul territorio non è stato travolgente. E' valutato approssimativamente con una percentuale inferiore al 5 per cento. Poco, eppure è qualcosa. Non ci sono dati precisi, ma in Sicilia, in Abruzzo, in Campania, in Calabria e nelle Marche Fli ha conquistato alcuni spazi: in Abruzzo Fini ha strappato il vicepresidente della regione e un consigliere regionale, in Sicilia ha due assessori regionali, nelle Marche sono passati con Fini due consiglieri regionali e anche in Puglia uno. Non è molto. Ma finora quello di Fini non era un partito e non rappresentava un'offerta politica chiara e autonoma. La previsione è che, precisato il contorno programmatico di Fli e, una volta superata la fase dello scontro più acuto con Berlusconi, ovvero nel momento in cui il travaso di quadri intermedi non fosse più frenato dalle “stigmate del tradimento”, il fenomeno potrebbe intensificarsi. A meno che il Pdl non si ristrutturi per tempo. Italo Bocchino, capogruppo finiano alla Camera, lo teorizza: “Il malcontento nel Pdl è stato finora contenuto dalle promesse di Berlusconi intorno alla democratizzazione delle meccaniche interne. C'è attendismo. Ma cosa pensate che succederà adesso che esiste un'alternativa di centrodestra al Pdl mentre Berlusconi non cambia nulla all'interno del suo partito?”. Il premier ha da tempo sulla scrivania un programma di ristrutturazione fatto di tessere e congressi, chissà che non si decida ad approvarlo. In primavera si vota per le amministrative. Entro quella data, che offrirà a Fini l'occasione di conquistarsi direttamente dei rappresentanti sul territorio (i finiani minacciano di correre da soli al primo turno), il Pdl dovrà sciogliere almeno qualche dubbio. L'approssimarsi del voto, con la prospettiva delle candidature in Fli, già sta accelerando le spinte centrifughe.

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    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.