La pazza idea anti Google

Marco Pedersini

Facebook è vicino a un accordo con Skype, per permettere ai propri utenti di telefonare e di inviare sms. Lo ha anticipato All Things Digital, supplemento del Wall Street Journal dedicato alle nuove tecnologie, che grazie a “fonti molto vicine alla trattativa” può anticipare alcune indiscrezioni, suffragate dalla fotografia in cui si vede Facebook nella schermata di Skype – una tra le novità della prossima versione, attesa tra poche settimane.

    Facebook è vicino a un accordo con Skype, per permettere ai propri utenti di telefonare e di inviare sms. Lo ha anticipato All Things Digital, supplemento del Wall Street Journal dedicato alle nuove tecnologie, che grazie a “fonti molto vicine alla trattativa” può anticipare alcune indiscrezioni, suffragate dalla fotografia in cui si vede Facebook nella schermata di Skype – una tra le novità della prossima versione, attesa tra poche settimane. Le “fonti molto vicine” aggiungono che Facebook vuole “legare più strettamente le comunicazioni all'aspetto comunitario e dare ai propri utenti gli strumenti necessari per farlo”. Alla sede di Palo Alto,  dove al momento ci si dà molto da fare per fronteggiare la perfida campagna di stampa creata dal film sulla vita del fondatore di Facebook, si stava lavorando da tempo in questa direzione. Avevano già provato a sviluppare in proprio un sistema di videocomunicazione simile a Skype, anche se con risultati troppo modesti.

    Era sempre più necessario trovare un modo per opporsi a Google, che da poche settimane permette ai propri utenti di telefonare gratuitamente dalla loro casella di posta elettronica, sottraendo a Facebook il segreto del suo successo: sa catalizzare l'attenzione dei propri iscritti, che accettano di buon grado di restare sempre connessi pur di non rinunciare ai servizi che offre. Nel breve termine l'attacco non ha avuto successo, visto che ad agosto gli americani hanno passato oltre 41 milioni di minuti sul social network, contro i quaranta milioni scarsi raggiunti dal motore di ricerca di Mountain View. Ma il nuovo servizio di Google potrebbe, una volta finito il rodaggio, costringere spalle al muro Skype e Facebook – che, fiutato il pericolo, hanno trovato una soluzione accettabile impegnandosi in un fidanzamento vantaggioso per entrambi. Il consorzio di investitori che ha acquistato Skype da eBay lo scorso inverno ha la possibilità di fare salire le quotazioni dell'azienda lussemburghese, per venderla al prezzo più alto possibile – sicuramente sopra i cento milioni di dollari. I nuovi proprietari sperano che l'accordo con Facebook, insieme con quello (annunciato ieri) con Avaya, multinazionale della comunicazione aziendale, rendano Skype talmente attraente da non dovere nemmeno fare un'offerta pubblica per assicurarsi offerte invitanti.

    Facebook al momento non è in vendita, ma deve difendere la nuova posizione di dominio rispetto a Google, senza trascurare la preparazione per una futura quotazione in borsa – che Peter Thiel, uno dei finanziatori del social network, ieri ha spostato a “non prima del 2012”. Nel frattempo Facebook deve anche guardarsi dalle minacce di natura legale, per via del rapporto ancora troppo torbido con la privacy dei propri utenti. L'ultimo episodio delle polemiche riguarda la sentenza con cui un giudice della contea di Suffolk ha stabilito ieri che le informazioni presenti sui social network, anche quelle che si è scelto di proteggere dalla vista di tutti gli altri iscritti, hanno il valore di prove nei processi nello stato di New York. Anche la reputazione da “arma di distrazione di massa” non aiuta: al momento il 54 per cento delle aziende americane impedisce ai propri dipendenti di accedere a Facebook (ma non a Google). Ma secondo Om Malik, esperto di nuove tecnologie, i vincitori sono a Palo Alto: “Google, grazie ai suoi fondatori, due brillanti ingegneri, sembra essere in grado di risolvere tutto in maniera efficiente. Ma per vincere in Internet, oggi, bisogna capire le persone, che non vogliono algoritmi efficienti, ma potere interagire come nella vita reale”. In questa battaglia, paradossalmente, Facebook finisce per difendere la vita reale.