Brasile “Germania latina”
Il barbiere di Lula aiuterà la Rousseff a vincere le elezioni
Dilma Rousseff, la candidata del Partido dos trabalhadores (Pt), non è riuscita ad evitare il ballottaggio alle elezioni presidenziali in Brasile. La delfina di Lula si e' fermata pochi punti sotto la soglia del 50 per cento: dovrà vedersela con il socialdemocratico Josè Serra. Marina Silva del Partito Verde ha guadagnato il 20 per cento. Il ballottaggio sarà il 31 ottobre.
Dilma Rousseff, la candidata del Partido dos trabalhadores (Pt), non è riuscita ad evitare il ballottaggio alle elezioni presidenziali in Brasile. La delfina di Lula si e' fermata pochi punti sotto la soglia del 50 per cento: dovrà vedersela con il socialdemocratico Josè Serra. Marina Silva del Partito Verde ha guadagnato il 20 per cento. Il ballottaggio sarà il 31 ottobre.
E' terminato con il voto di domenica l'era di Luiz Inácio Lula da Silva, il presidente brasiliano che ha guidato il paese per otto anni. Le celebrazioni si sprecano: per lui, il Forum di Davos ha inventato il premio “Statista globale”, il film che raccontava i suoi primi 35 anni di vita è stato selezionato per l'Oscar, riviste e quotidiani come Time, Financial Times, País, Monde lo hanno inserito nelle loro classifiche di personaggi più influenti del pianeta, George W. Bush e Barack Obama lo hanno celebrato come “caro amico” e “alleato indispensabile”. Ma anche i brasiliani, dopo una stagione che ha trasformato il Brasile nella Germania dell'America latina, salutano il presidente operaio con un indice di gradimento all'80 per cento. Con Lula, il pil è cresciuto del 33 per cento, l'inflazione è calata dal 16 al 5,3, il debito pubblico è sceso dal 52,3 al 43. I nuovi, immensi giacimenti petroliferi dell'Atlantico, il bioetanolo, la gigantesca diga in Amazzonia e l'energia nucleare hanno affrancato il paese dalla sua storica debolezza energetica.
E' per questo che oggi metà della popolazione fa parte del ceto medio. In più c'è la nuova effervescenza internazionale: Lula è stato protagonista del G20, ha condotto una lunga battaglia per ottenere un seggio permanente al Consiglio di sicurezza dell'Onu, ha rilanciato Mercosur, Unasur, Bric, lbsa, Lusofonia e i vertici ibero americani, ha voluto partecipare alle missioni internazionali in Africa. Ma il presidente sarà ricordato soprattutto per l'abilità diabolica di fare affari contemporaneamente con tutti: George W. Bush e Hugo Chávez, Obama e Fidel Castro, Israele e Iran. Questa disinvoltura gli è costata le critiche di un diplomatico autorevole, Luiz Felipe Lampreia, che ha appena scritto un libro in cui lo accusa di aver allontanato il Brasile dalla “naturale collocazione occidentale”. Lampreia non è il solo che brontola. Greenpeace, ad esempio, ha premiato Lula con un'ironica motosega d'oro, il suo predecessore, Fernando Henrique Cardoso, dice di essere l'autore delle riforme brasiliane, un ex ministro degli Affari strategici, Roberto Mangabeira Unger, taccia il presidente di scarsa moralità. Il Tribunale supremo federale ha appioppato sei multe a lui e dieci a Dilma Rousseff per violazione delle leggi elettorali. Rousseff, già ministro dell'Energia e della Casa civile, sarà con ogni probabilità il prossimo presidente.
Lula e il delfino Rousseff non si preoccupano delle multe e delle accuse. Gli analisti dicono che, grazie alla collaborazione fra i due, Dilma ha recuperato l'enorme svantaggio nei confronti del candidato del centrodestra, José Serra, e lo ha superato. Il dubbio maggiore era se avrebbe vinto al primo turno (3 ottobre) o al ballottaggio (31 ottobre). Ex guerrigliera trasformata in tecnocrate con poco charme, Rousseff si è vista inviare da Lula un chirurgo plastico che le ha alleggerito le palpebre e un parrucchiere che l'ha pettinata come Evita Perón. La sua estetista è la stessa che cura l'immagine alla moglie del presidente. Rousseff ha ricevuto in eredità anche un consulente che le ha fatto cambiare abbigliamento e persino una giornalista che le ha dato lezioni di dizione. Lula le ha spiegato tutto con grande chiarezza: “Mi sono candidato per tre volte prima di vincere. Poi ho messo la cravatta, mi sono tagliato la barba e sono diventato presidente”.
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