Il lato disumano

Annalena Benini

Immaginate che in Italia, su Rai3, una domenica sera al posto di Riccardo Iacona ci sia un documentario agiografico sulla first lady (immaginate anche che esista una first lady). Cadrebbe il mondo, si assalterebbero i forni. In Francia invece, dove sono abituati perché era già successo con Bernadette Chirac e con Cécilia Albéniz (per un breve ma intenso periodo Cécilia Sarkozy), “La voie de Carla”, lo sguardo di Carla, andato in onda domenica scorsa su France3, ha suscitato solo qualche commento ironico.

    Immaginate che in Italia, su Rai3, una domenica sera al posto di Riccardo Iacona ci sia un documentario agiografico sulla first lady (immaginate anche che esista una first lady). Cadrebbe il mondo, si assalterebbero i forni. In Francia invece, dove sono abituati perché era già successo con Bernadette Chirac e con Cécilia Albéniz (per un breve ma intenso periodo Cécilia Sarkozy), “La voie de Carla”, lo sguardo di Carla, andato in onda domenica scorsa su France3, ha suscitato solo qualche commento ironico sul leccapiedismo giornalistico e sull'imitazione di film sul genere “Imperatrice Sissi” (“accontentandoci di avere Carla al posto di Sissi”, ha scritto Libération). In questo documentario, il cui scopo è mostrare il volto umano e il fascino discreto dell'Eliseo, Carla apre le porte sorridente, fuma sigarette sottili, fa boccacce alla telecamera per avere un'aria decontractée (lo faceva spesso anche quando era una modella, ma aveva vent'anni e non sembravano smorfie da maschera di gomma), spiega che lei sa di essere “soltanto la ciliegina sulla torta” e allora si impegna per essere la più bella ciliegia possibile ed è con questo spirito che si veste per le occasioni pubbliche.

    Poi entra Nicolas Sarkozy,
    le tocca i capelli, si sorridono, lei gli appoggia la testa sulla spalla mentre ascoltano un concerto per violino accarezzandosi le mani (Carla Bruni è la prova vivente che dopo i quaranta le smancerie si moltiplicano). Sempre per essere simpatica, dice che non capisce perché deve stare dietro a Nicolas durante i suoi discorsi: “Quando io canto non mi sfiora l'idea che mio marito debba salire sul palco o mettersi a suonare il tamburello”. Cerca di mettere in scena un lato umile (“non sono più il centro della mia vita”) e crocerossino da first lady umanitaria, insomma ha deciso di chiudere le porte alle vite precedenti, far dimenticare “L'amoureuse” che era (è il titolo di una sua canzone, insieme a “Le plus beau du quartier”) e la perfida modella dallo sguardo assassino. Più buona è meglio, ma non è elettrizzante. I documentari su altri due divi del nostro tempo, Anna Wintour e Valentino Garavani, hanno efficacemente monumentalizzato il lato disumano e rifiutato qualunque normalizzazione (Valentino si commuove pensando a tutto quel che ha creato e Anna Wintour guarda con affetto la figlia, ma qualche piccolo cedimento sentimentale non intacca la sostanza della crudeltà).

    Vedere Anna Wintour gentile
    preparare il suo September Issue distribuendo sorrisi e complimenti sarebbe stato deludente, tristissimo. Guardarla invece mentre si lamenta di Sienna Miller, “troppi denti”, mentre distoglie lo sguardo schifata dalla visione privata degli abiti di Yves Saint Laurent e chiede se oltre al grigio e al nero sia previsto un colore e mentre elimina servizi dicendo semplicemente “no black”, “non è texture”, “tutto qui?” (e guardare i collaboratori tremanti che mormorano “vuole vederci adesso”), allarga il cuore. Buono è meglio, ma cattivo piace di più. Se tutte le Crudelie fossero in realtà Biancaneve, sarebbe poco interessante. Ascoltare Valentino Garavani dire cose terribili su Matteo Marzotto, allora presidente del Valentino Fashion Group, e discutere di una sfilata riferendosi così alle modelle: “Non portatemi nane”, rassicura sull'esistenza di un mito sul quale ha senso favoleggiare, sparlare, curiosare. Valentino, guardando alcuni abiti che non gli piacciono (si scopre che anche il rosso valentino gli fa orrore), dice: “Lo spacco dietro che fa vedere le scarpe e le caviglie è la cosa più oscena che esista”. Questi sono punti fermi. Carla Bruni che interpreta la Vispa Teresa modesta e grata, invece, è noia.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.