Rivoluzione vaginale

Annalena Benini

Le ragazze francesi non sono quello che sembrano. Sembrano dee, piene di figli ma magre, in metropolitana ma con i tacchi, in carriera ma innamorate, di corsa ma con una baguette sotto braccio. “Hanno il più alto numero di figli in Europa, ma sono le più grandi consumatrici di antidepressivi”, ha scritto ieri l'Herald Tribune in prima pagina, in un lungo articolo intitolato “Hanno tutto, tranne l'uguaglianza”.

    Le ragazze francesi non sono quello che sembrano. Sembrano dee, piene di figli ma magre, in metropolitana ma con i tacchi, in carriera ma innamorate, di corsa ma con una baguette sotto braccio. “Hanno il più alto numero di figli in Europa, ma sono le più grandi consumatrici di antidepressivi”, ha scritto ieri l'Herald Tribune in prima pagina, in un lungo articolo intitolato “Hanno tutto, tranne l'uguaglianza”. La foto di copertina è già fonte di depressione per le non francesi: una mamma di trentun'anni che ha partorito da tre mesi porta i suoi quattro (tre per mano e uno nel marsupio) figli a scuola in metropolitana, gonna a tubo, capelli lunghi, stiletto e (belle) gambe nude, prima di andare al lavoro. E' un medico, e la Francia la ringrazia per la ripopolazione della nazione garantendo parecchie cose: la scuola fino a sera per tutti i ragazzini, un contributo mensile di 282 euro per tre figli e di 158 per ogni figlio in più dopo il terzo, oltre a un numero molto elevato di deduzioni per cui al quarto figlio non si pagano più le tasse.

    E dieci sedute di ginnastica vaginale in regalo, con personal trainer, elettrostimolazione, preziosi insegnamenti per contrarre i muscoli, evitare problemi post parto e soprattutto “ricominciare subito a fare sesso e a fare altri figli”. Le francesi vengono sostenute e addestrate alla maternità disinvolta, ma non sono felici: troppo aggraziate per lamentarsi, sono pagate il ventisei per cento in meno degli uomini (quando non hanno figli il diciassette per cento in meno). Non occupano posti di comando nell'economia e in Parlamento sono solo il diciotto per cento, sono esauste e pensano che gli uomini abbiano una vita nettamente migliore della loro (secondo Bernard-Henri Lévy “la Francia è un vecchio paese gallico e macho”). Attitudine latina, scrive l'Herald Tribune con il massimo disprezzo, che significa tutto addosso alle donne (solo il tre per cento degli uomini usufruisce del congedo parentale): il marito della bella ragazza con le gambe nude è anche lui medico, ma è lei che scappa alla nursery dell'ospedale per cullare il quartogenito, è lei che fa la spesa, i bagnetti e cucina. Per scelta personale, soprattutto, per senso di colpa.

    Il miracolo francese è femminile, ma il lavoro è patriarcale, “la cultura è sessista” e gli uomini non lavano i piatti. A essere molto cattive, bisognerebbe sentirsi sollevate: anche loro soffrono, l'unica differenza è che il loro soffrire brucia molte più calorie. Però la denuncia dell'Herald Tribune deriva dai risultati del Forum economico mondiale, il report sull'uguaglianza di genere mette la Francia al quarantaseiesimo posto su centotrentaquattro paesi, molto dietro gli Stati Uniti, la Germania, l'Inghilterra, il Canada, la Spagna (morale: i francesi fanno gli illuminati ma in realtà sono dei trogloditi). Ora, non fate come le parigine che reagiscono imbottendosi di antidepressivi, ma è bene che sappiate a quale posto stiamo noi: settantaquattro. Non è mai troppo tardi per iniziare la scalata ai vertici della classifica, però, purché non si cominci dalla ginnastica vaginale.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.