Chi sono e da dove arrivano gli ultras serbi che ieri hanno bloccato la partita

Maurizio Stefanini

Che abbiano bloccato una partita internazionale è il minimo: a suo tempo, furono proprio gli ultras serbi a scatenare la guerra che dissolse la Jugoslavia. Dalla ex-Jugoslavia nella sua parte croata c'è la rivendicazione della Torcida dell'Hajduk di Spalato, che sostiene di essere il più antico gruppo ultras della storia. 29 ottobre 1950, Hajduk-Crvena Zvezda, ultima giornata del campionato jugoslavo. Entrambe le squadre sono in testa con lo stesso punteggio, ma con una differenza reti a favore dei belgradesi del Crvena Zvezda.

    Che abbiano bloccato una partita internazionale è il minimo: a suo tempo, furono proprio gli ultras serbi a scatenare la guerra che dissolse la Jugoslavia. Dalla ex-Jugoslavia nella sua parte croata c'è la rivendicazione della Torcida dell'Hajduk di Spalato, che sostiene di essere il più antico gruppo ultras della storia. 29 ottobre 1950, Hajduk-Crvena Zvezda, ultima giornata del campionato jugoslavo. Entrambe le squadre sono in testa con lo stesso punteggio, ma con una differenza reti a favore dei belgradesi del Crvena Zvezda: derby tra due squadre studentesche, "storica" l'Hajduk, l'altra appena costituita dal regime comunista.

    Un gruppo di centotredici studenti ha l'idea di organizzarsi per sostenere la squadra di Spalato secondo il modello della torcida. Tutti si mettono davanti all'hotel dove i belgradesi alloggiano, suonando sirene, clacson, campanacci e ogni altra cosa possa fare baccano. Altro caos c'è per le strade durante la partita. Dopo il primo tempo in vantaggio per i belgradesi, gli spalatini pareggiano e segnano il goal della vittoria all'ottantasettesimo. Ma la Stella Rossa protesta e vari dirigenti del partito locale e della squadra vengono ammoniti; il capitano dell'Hajduk è espulso dalla Lega dei comunisti per essersi azzuffato in campo con un avversario; alcuni membri della torcida sono messi in carcere e la stessa torcida viene vietata. Ma si ricostituirà negli anni Sessanta e Settanta, proprio mentre si formano anche i gruppi Ultras delle altre squadre. Nel 1986 si formalizzano infine i Bad Bleu Boys (Bbb) della Dinamo Zagabria: squadra della polizia formata dal regime comunista ma divenuta simbolo del nazionalismo croato, mentre loro prendono il nome dal film di Sean Penn del 1986, "Bad Boys", più l'azzurro della loro squadra.

    Nel 1989 si formano i Delije della Crvena Zvezda, da un termine di origine turca che significa "eroi", e che indicava una volta i giannizzeri del sultano. I tifosi del rivale Partizan, squadra dell'esercito contro la quale il tifo per la Crvena Zvezda assume sempre più un sottofondo anticomunista ma anche nazionalista grande-serbo, vengono invece chiamati "zingari", e loro ricambiano con un macabro "grobari" che significa "becchini", a causa dei colori bianco e nero alla juventina, e che secondo loro ricordano l'abbigliamento dei necrofori. Quando nel 1987 si gioca a Belgrado la finale di coppa tra Hajduk e Rjeka zingari e becchini però si alleano, per dare assieme una lezione ai croati. Il 19 marzo 1989 sono invece i Bbb a scatenare una guerra di strada proprio per festeggiare la vittoria contro il Partizan.

    Si arriva così al 13 maggio 1990: in programma allo stadio Maksimir di Zagabria è Dinamo Zagabria-Stella Rossa, ma la domenica precedente si è tenuto il secondo turno delle prime elezioni pluraliste croate, che la nazionalista Comunità democratica croata (Hdz) di Franjo Tudjman ha vinto a mani basse. Sono tremila gli ultras belgradesi che partono per Zagabria, con alla loro testa il trentottenne Zeljko Raznatovic' detto Arkan, un pluripregiudicato che ha soggiornato per le carceri di mezza Europa, protagonista di spettacolari rapine e spettacolari evasioni, che però è protetto dai servizi jugoslavi: capo della sicurezza di una discoteca belgradese, organizza gli ultras della Crvena Zvezda in una pasticceria regalatagli dalla dirigenza della squadra. Già durante il viaggio in treno i Delije sfasciano le carrozze e terrorizzano i passeggeri. Poi, andando verso lo stadio, rompono le vetrine di tutti i negozi che incontrano. Sugli spalti sradicano cartelloni pubblicitari e sedie, intonando slogan provocatori: "Zagabria è Serbia"; "uccideremo Tudjman". I Bad Blue Boys rispondono a sassate; i Delije si lanciano su di loro; la polizia, in gran parte composta anch'essa da serbi, carica a sua volta i "ragazzacci azzurri" con manganelli e lacrimogeni; i Bbb invadono il campo. A quel punto arrivano i reparti antisommossa con autoblindo e cannoni ad acqua, ma gli scontri si spostano fuori dallo stadio. Settanta minuti dura la battaglia al Maksimir e altre tre ore quella per la città. Bilancio: 128 feriti, tra cui diversi giocatori della Dinamo, mentre quelli della Crvena Zvezda si erano subito nascosti nello spogliatoio; 17 tram e varie decine di auto devastate, 132 arresti.

    Zvonimir Boban, capitano della Dinamo che poi giocherà anche nel Milan, ha preso a calci un agente che stava picchiando un tifoso, venendo così caricato da altri poliziotti, a loro volta attaccati da dirigenti e tifosi. Esaltato come un eroe dai giornali croati, verrà squalificato dalla Federazione Calcistica Jugoslava per sei mesi, e condannato pure al pagamento delle spese processuali. Ma già il 30 maggio il Parlamento croato annuncia una nuova Costituzione. Ad agosto i serbi di Croazia indicono un referendum per proclamare la loro autonomia. Il 26 settembre a Spalato i tifosi di Hajduk e Partizan inaugurano l'ultimo campionato della Jugoslavia unita affrontandosi a colpi di spranga. Il 30 settembre un Consiglio eletto dai serbi di Croazia proclama l'autonomia. Il 22 dicembre 1990 è il Parlamento di Zagabria che approva quella nuova Costituzione per cui i serbi si trovano degradati da "nazione costitutiva" a "minoranza nazionale". Il 23 dicembre 1990 un referendum proclama l'indipendenza slovena. Il 31 marzo 1991 un ufficiale croato viene ucciso da dei serbi. Il 9 aprile la polizia croata si proclama Guardia nazionale. A maggio il veto dei serbi a Stipe Mesic blocca la presidenza federale. Il 19 maggio si tiene il referendum sull'indipendenza croata, che verrà proclamata il 25 giugno.

    E' ormai iniziata la Guerra di indipendenza croata che durerà fino al 1995, e che provocherà oltre ventimila morti. Durante e dopo si combattono anche la Guerra di indipendenza slovena del 1991, con una sessantina di morti; la Guerra della Bosnia-Erzegovina del 1992-95, con quasi centomila morti; la Guerra del Kosovo del 1999, con un bilancio variamente stimato tra le quindicimila e le trentamila vittime; l'Insurrezione albanese della Valle di Preševo del 2001, con una cinquantina di vittime; il conflitto in Macedonia del 2001, con un altro paio di centinaia di morti. Arrestato dai croati il 29 novembre 1990, mentre è impegnato in un traffico di armi a favore delle milizie che stanno organizzando i serbi di Krajina e Slavonia, liberato in modo misterioso il 14 giugno 1991, Arkan si metterà poi ad arruolare proprio tra "eroi" e "becchini" la milizia paramilitare delle Tigri, che ricicla i cori da stadio come inni di guerra ed è armata fino ai denti: perfino carri armati ed elicotteri.

    Attivi in Croazia, in Bosnia e in Kosovo, gli ultras armati di Arkan si renderanno colpevoli di atrocità inenarrabili: quattrocento omicidi a Bijeljina nell'aprile del 1992; seicento a Brcko e ventimila nella zona di Prijedor nelmaggio 1992; ottocentottanta a Sanski Most a giugno; settecento a Cerska tra il febbraio e il marzo del 1993… Le testimonianze parlano di campi di concentramento, uomini bruciati vivi, fosse comuni riempite con cadaveri di donne e bambini. Ci sono gli uomini di Arkan anche tra gli autori delle esecuzioni di massa a Srebrenica. Nel contempo, il leader delle Tigri può coltivare ormai in larga scala la sua antica vocazione per la rapina, che assieme ai traffici di armi, benzina, sigarette e auto rubate lo rende un uomo ricco. Esaltato da canzoni popolari, celebrato dalla Chiesa ortodossa, sposato a una cantante folk di 21 anni più giovane con un matrimonio da favola, dopo che gli Accordi di Dayton lo costringono a smobilitare le Tigri lui si butta in politica, con un partito che nel 2000 otterrà quattordici seggi al parlamento di Belgrado. Inoltre diventa a sua volta presidente di una squadra belgradese: la modesta Obilic', che però nel 1995 vince la coppa, nel 1997 fa addirittura l'accoppiata scudetto-coppa e nel 1998 può dunque partecipare alla Champions League. Dicono in molti, grazie alle minacce che Arkan fa arrivare alle squadre avversarie.

    Ma il 15 gennaio del 2000 Arkan viene assassinato all'hotel Intercontinental di Belgrado. Autore materiale del delitto è un poliziotto di 23 anni, che gli si avvicina alle spalle mentre sta parlando con due amici e lo riempie di rivoltellate, venendo peraltro a sua volta colpito alla spina dorsale da una guardia del corpo e restando paralizzato. Vari suoi seguaci scatenano spedizioni punitive contro presunti complici del suo assassinio, ma i mandanti non saranno mai individuati. Le ipotesi vanno da un suo luogotenente che voleva impadronirsi del partito al figlio del presidente Miloševic', in rotta con lui per la spartizione del racket del petrolio. Oltre ventimila persone partecipano al funerale, celebrato con pompa dalla Chiesa ortodossa e accompagnato dagli onori militari dei suoi miliziani. Alla Curva Nord dell'Olimpico gli ultras della Lazio espongono uno striscione: "Onore alla Tigre Arkan".

    (Maurizio Stefanini è l'autore del libro "Ultras", uscito nel 2009 per Boroli editore)