Bondi ringrazia Orfini (e rilancia sull'ambiente)

Se il Pd apre a un'idea di cultura più libera, c'è spazio per lavorare

Sandro Bondi

Al direttore - Desidero ringraziare Matteo Orfini per il garbo con cui il responsabile della cultura del Partito democratico risponde al mio appello per un impegno comune a favore della cultura. Sui singoli punti da lui richiamati, il mio punto di vista è il seguente. E' vero: di fronte alla crisi economica non tutti i paesi europei hanno ridotto le risorse a favore della cultura e della formazione.

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    Al direttore - Desidero ringraziare Matteo Orfini per il garbo con cui il responsabile della cultura del Partito democratico risponde al mio appello per un impegno comune a favore della cultura. Sui singoli punti da lui richiamati, il mio punto di vista è il seguente. E' vero: di fronte alla crisi economica non tutti i paesi europei hanno ridotto le risorse a favore della cultura e della formazione, anzi in alcuni casi, la Francia e la Germania ad esempio, hanno incrementato il sostegno alla scuola e alla cultura. Non dimentico affatto che l'Italia ha un debito pubblico maggiore di tutti i paesi europei. E non dimentico neppure che nel nostro paese accanto a risorse scarse, si accompagna il fenomeno di sprechi, di inefficienze e perfino dell'incapacità di utilizzare le risorse esistenti. Tuttavia, resta la coscienza da parte di alcuni governi che la cultura e la scuola rappresentano un investimento essenziale per il futuro. Sono certo che il ministro Tremonti, verso il quale ho sempre espresso gratitudine e stima sincera per avere tenuto dritto il timone dei conti pubblici nel pieno di una crisi drammatica, saprà sostenere le riforme liberali che due ministri come Mariastella Gelmini e il sottoscritto stanno realizzando.

    La riforma degli enti lirici, gli incentivi fiscali a favore del cinema, la razionalizzazione dei finanziamenti alle istituzioni culturali, l'introduzione di sistemi gestione manageriali nel campo della valorizzazione dei beni culturali, sono tasselli di una politica liberale che per la prima volta stiamo tentando di realizzare nel nostro paese. All'inizio il Pd ha seguito un'opposizione preconcetta nei confronti di queste prove di riforma, per passare da una cultura di stato a una cultura libera e sostenuta anche dal mecenatismo della società civile. Constato con soddisfazione che il giudizio è cambiato e appare più obiettivo. Si apre perciò la possibilità di un confronto costruttivo. Non sono assolutamente d'accordo invece con Orfini quando invoca una riforma del sistema di tutela. Orfini si chiede perché “non si dovrebbe consentire a regioni che sono in grado di farlo di esercitare la tutela?”.

    Mi sono interrogato a lungo su questa questione e, anche di fronte a richieste provenienti da diverse parti politiche e da governatori appartenenti al mio stesso schieramento, mi sono fin qui sempre opposto a trasferire il potere della tutela alle regioni o agli enti locali. Ho difeso con i denti il potere dello stato, che a mio giudizio discende dalla Costituzione, in materia di tutela del nostro paesaggio e patrimonio artistico. Altra questione è appunto la valorizzazione di questo patrimonio che può essere esercitata dagli enti locali e dagli stessi privati. Sono convinto, infatti, che se lo stato abdicasse a questo potere di tutela, le sorti del nostro paesaggio e del nostro patrimonio correrebbero gravi rischi. Ero dell'opinione che su questo punto la sinistra fosse d'accordo. Questo cambiamento di prospettiva mi preoccupa molto, temo che se anche la sinistra cedesse su questo versante i rischi per la tutela del paesaggio e del patrimonio storico sarebbero alti.

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