“Resistere all'occupazione è un diritto e un dovere per il cristiano”. Richieste di boicottaggio

Vescovi contro israele

Giulio Meotti

Si richiama esplicitamente alla lotta dell'apartheid sudafricana il manifesto “Kairos Palestina” che i leader delle chiese presenti a Gerusalemme proporranno a Roma il 19 ottobre, nell'ambito del Sinodo sul medio oriente e in collaborazione con Pax Christi International. Il testo porta le firme del custode di Terra Santa Pierbattista Pizzaballa, del patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal e del predecessore Michel Sabbah, del greco-ortodosso Teofilo III e di altri leader cristiani.

    Si richiama esplicitamente alla lotta dell'apartheid sudafricana il manifesto “Kairos Palestina” che i leader delle chiese presenti a Gerusalemme proporranno a Roma il 19 ottobre, nell'ambito del Sinodo sul medio oriente e in collaborazione con Pax Christi International. Il testo porta le firme del custode di Terra Santa Pierbattista Pizzaballa, del patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal e del predecessore Michel Sabbah, del greco-ortodosso Teofilo III, dell'armeno Torkom Manoogian, del copto Anba Abraham, del luterano Munib Younan e dell'anglicano Suheil Dawani. Sono presenti tutti i leader della cristianità in Israele e nei Territori palestinesi.

    Il documento, redatto nel dicembre 2009 e già presentato in altre sedi, parla a nome di “noi cristiani palestinesi”. Si legge che “l'occupazione militare è un peccato contro Dio e l'umanità”. Un'autentica scomunica teologica delle politiche dello stato ebraico. Mai prima di oggi un manifesto ecumenico aveva usato la parola “peccato” contro Israele. Il documento nega legittimità teologica al “sionismo cristiano” forte negli Stati Uniti: “Qualsiasi uso della Bibbia per legittimare o supportare scelte e posizioni politiche che sono basate sull'ingiustizia trasforma la religione in ideologia umana e spoglia la Parola di Dio della sua santità, universalità e verità”. Si chiede la “fine dell'occupazione israeliana della terra palestinese”, senza distinguere fra i confini del 1948 e del 1967, e l'abbattimento della barriera di sicurezza che ha fermato gli attacchi kamikaze (“il muro di separazione ha trasformato le nostre città e villaggi in prigioni”) e attacca gli “insediamenti israeliani che devastano la nostra terra in nome di Dio”.

    No al carattere “ebraico” d'Israele, perché “cercare di fare dello stato uno stato religioso, ebreo o islamico, lo trasforma in uno stato che pratica discriminazione ed esclusione”. Esplicita la richiesta di rilascio dei detenuti per terrorismo nelle carceri israeliane: “Le migliaia di prigionieri che languono nelle carceri israeliane fanno parte della nostra realtà”. I vescovi accusano Israele di attuare una “punizione collettiva”. Poi l'affondo sulla “resistenza”, termine usato da tutti i gruppi armati palestinesi: “Se non ci fosse occupazione non ci sarebbe alcuna resistenza”. La lotta è legittimata teologicamente: “La resistenza al male dell'occupazione è un diritto e un dovere per il cristiano”. Si dice anche che l'Olocausto è stato usato per creare Israele e colmare così il senso di colpa europeo: “L'ovest ha cercato di fare ammenda per quello che gli ebrei avevano sopportato nei paesi europei, ma hanno fatto ammenda a nostro discapito e sulla nostra terra”. Esplicito l'invito ad adottare “un sistema di sanzioni economiche e boicottaggio da applicare contro Israele”.

    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.