Vendere, vendere, vendere: un'idea di Tremonti per Tremonti

Giuliano Ferrara

Vendere, vendere, vendere. Ma vendere allegramente, orgogliosamente, per finanziare cultura, sapere, ricerca, crescita. Per ridurre il debito pubblico, che è largamente inferiore al valore del patrimonio immobiliare dello stato italiano. Vendere per allargare il settore privato e ridimensionare l'abnorme spazio del pubblico. Uno spazio che sa del secolo scorso e di quello che lo precede, un anacronismo, uno spreco inutile nella forma dell'immobilizzo.

    Vendere, vendere, vendere. Ma vendere allegramente, orgogliosamente, per finanziare cultura, sapere, ricerca, crescita. Per ridurre il debito pubblico, che è largamente inferiore al valore del patrimonio immobiliare dello stato italiano. Vendere per allargare il settore privato e ridimensionare l'abnorme spazio del pubblico. Uno spazio che sa del secolo scorso e di quello che lo precede, un anacronismo, uno spreco inutile nella forma dell'immobilizzo. Vendere e liberalizzare, autorizzare, creare condizioni di business, far circolare i capitali privati (che sono ingenti e paralizzati dalla paura), agganciarli a una strategia della ripresa. Qualche caserma dismessa in meno, qualche grattacielo in più.

    Tremonti dice che vengono prima i numeri poi le parole. E' intelligente, è furbo, sa fissare in formule politicamente persuasive le idee che desume dall'analisi della realtà, dal racconto della storia, dal demone inquieto della teoria. E' spiritoso e ganzo, è un po' sadico. Non credo affatto ai pettegolezzi politici che lo vogliono intento a trame oscure, avvezzo al tradimento, pronto a scompaginare quel che resta della maggioranza che sostiene il governo Berlusconi.

    Ma deve rendersi conto che i numeri
    non sono solo quelli delle compatibilità di bilancio legate al deficit e al debito. Grazie anche a lui, grazie alla fantastica riforma di fatto che con la legge di stabilità ci ha liberato della vecchia trucibalda finanziaria-souk, al disavanzo pubblico corrispone oggi un avanzo primario: escluso il servizio sul gigantesco debito, spendiamo meno di quanto incassiamo. Non possiamo per questo scialare. Ma vendere una quota del patrimonio immobiliare pubblico, e magari cartolarizzarlo à la Tremonti, questo sì che possiamo farlo. E perché non lo facciamo? Che il patrimonio immobiliare sia pari al 130 per cento del debito è un numero anch'esso. Che la spesa qualificata abbia un ritorno sul pil, specie se erogata non per un generico “consumo culturale”, ma per istituzioni di cultura e ricerca risanate nei bilanci e nelle regole da leggi che riducono gli sprechi e le rendite di posizione e le pigrizie amministrative (primi passi per università e beni culturali sono stati fatti).

    Un ministro dell'Economia ambizioso,
    come e più di Tremonti, dovrebbe dire: ora ho chiuso i cordoni della borsa per adeguare la finanza pubblica ai criteri europei e al contesto globale di crisi del debito sovrano, per non determinare una fuga di responsabilità capace di mettere in crisi il sistema. Ma subito dopo vi dico: cari ministri, dimostratemi con proposte serie e rigorose battaglie nella burocrazia, nel Parlamento, che non sprecherete un euro, che tutto è finalizzato a promuovere non legioni di fannulloni ope legis ma veri e utili profili professionali, e allora i soldi ve li trovo, e ve li trovo magari incidendo sul patrimonio immobiliare pubblico che, così com'è, sta lì spesso a fare la bella statuina o la copertura pietrificata della nostra pigrizia. Confindustria dice di voler fare questa battaglia. La faccia, dunque, faccia in modo che si veda, che si senta e che conquisti il senso comune degli italiani.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.