Vendere, vendere, vendere: ecco spiegato perché non si può assolutamente fare

Giuliano Ferrara

Quando in regime di massima incompetenza, come il mio, si propone qualcosa, ecco le massime competenze che si coalizzano in un argomentato, pedante e corale: non si può fare, lo deve fare un altro, altro è il problema.

    Al direttore - Nel giugno di due anni fa, un seminario della fondazione Magna Carta e dell'Istituto Bruno Leoni fece il punto sulla privatizzazione del patrimonio pubblico e dalle cifre sul tappeto (non più di 500 miliardi ricavabili dai beni non demaniali a fronte di un debito pubblico di circa 1.800 miliardi) emergeva che si dovesse dismettere anche il patrimonio demaniale, compreso il patrimonio artistico, anche se si concedeva che “forse sarebbe azzardato cominciare vendendo il Colosseo”. E dunque non si tratterebbe, come lei afferma, di “qualche caserma dismessa in meno”, né il ricavato potrebbe essere usato, come afferma lei, “per finanziare cultura, sapere, ricerca”, ma solo per colmare il debito pubblico e privatizzando almeno gli Uffizi. Sia all'altezza della sua franchezza: è a questo che pensa? Quando afferma che “il patrimonio immobiliare è pari al 130 per cento del debito”, le sfugge che con le caserme dismesse non ci si arriva: si fidi.
     Luigi Castaldi, Napoli

    Quando in regime di massima incompetenza, come il mio, si propone qualcosa, ecco le massime competenze che si coalizzano in un argomentato, pedante e corale: non si può fare, lo deve fare un altro, altro è il problema. Vorrei che lo stato, molto indebitato, vendesse una parte del suo patrimonio per finanziare una crescita di qualità, incrementare le entrate, dimagrire e far dimagrire il debito. Sono sempre al di sotto della mia franchezza, ma è questo quel che penso. Non mi fido.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.