Il presidente tedesco Wulff perentorio con l'islam turco: reciprocità

Andrea Affaticati

Grande onore è stato riservato martedì al presidente Christian Wulff: in visita ufficiale ad Ankara ha potuto parlare, primo capo di stato tedesco, al Parlamento turco. Un'occasione che Wulff non ha sprecato. Ha ricordato i forti legami politici, economici e culturali tra i due paesi, ha esortato il governo di Ankara a riprendere le relazioni con Israele ed è tornato sulla questione Iran. Ma una buona parte del suo intervento è stato incentrato sul tema dell'integrazione.

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    Grande onore è stato riservato martedì al presidente Christian Wulff: in visita ufficiale ad Ankara ha potuto parlare, primo capo di stato tedesco, al Parlamento turco. Un'occasione che Wulff non ha sprecato. Ha ricordato i forti legami politici, economici e culturali tra i due paesi, ha esortato il governo di Ankara a riprendere le relazioni con Israele ed è tornato sulla questione Iran. Ma una buona parte del suo intervento (forte anche delle esortazioni del capo di stato Abdullah Gül e del primo ministro Recep Erdogan ai turchi in Germania di integrarsi) è stato incentrato sul tema dell'integrazione. Se Wulff qualche settimana fa aveva detto ai tedeschi che l'islam fa ormai parte della Germania, martedì, davanti ai deputati della Grande assemblea nazionale, riferendosi alla lunga tradizione cristiana in Turchia, ha affermato che: “Il cristianesimo è indubbiamente parte della Turchia”. Wulff e la Kanzlerin sembrano viaggiare in tandem. Merkel sabato, dando ragione al capo di stato sull'islam in Germania, aveva poi aggiunto che Berlino si riconosce nelle proprie radici cristiano-giudaiche e chi le rifiuta “è nel posto sbagliato”.

    Wulff ad Ankara ha proseguito idealmente
    quel discorso sottolineando che “in Germania i musulmani possono praticare la loro fede in spazi dignitosi. Il numero crescente di moschee lo testimonia. Per questo ci aspettiamo che i cristiani nei paesi islamici abbiano lo stesso diritto di vivere apertamente la loro fede, di poter allevare future leve teologiche ed erigere chiese”. Wulff nel suo discorso non ha preso posizione sul tipo di rapporto che in futuro potrà legare la Turchia all'Unione europea – “la decisione è ancora aperta” – ma ha onorato gli sforzi di democratizzazione compiuti in questi anni dal paese, compreso l'ultimo, la riforma costituzionale: “La Turchia può dimostrare che islam e democrazia, islam e stato di diritto, islam e pluralismo non debbano necessariamente essere in contraddizione”.
    Prima ancora Wulff aveva toccato il tema dei turchi in Germania, il gruppo più folto di stranieri. Cittadini che hanno contribuito allo sviluppo economico tedesco, mettendo poi radici, a volte prendendo anche la cittadinanza. “Hanno reso il nostro paese più sfaccettato, più aperto al mondo. Ma far convivere le diversità non è semplice. Ed è importante che si riconoscano apertamente i problemi”.

    Problemi come la dipendenza dallo stato sociale, l'alto tasso di criminalità, il machismo, l'ostruzionismo scolastico. “L'illusione del multiculturalismo ha continuato a sottovalutare questi problemi. Il presupposto di una vera integrazione è però il dialogo”. Nessuno chiede di rinunciare al proprio retaggio culturale, ha ribadito Wulff, ma chi arriva deve rispettare le norme della convivenza: “In primo luogo quelle sancite dalla Costituzione: la dignità dell'essere umano, la libertà di espressione, la parità tra uomo e donna, la separazione tra stato e religione”. E poiché questo passaggio precedeva quello sull'Ue, viene da chiedersi se il destino della Turchia in Europa non passi anche attraverso l'integrazione dei suoi cittadini negli altri paesi.

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