Mancano solo le armi nucleari per fare di Wikileaks un sito pro Bush

Nelle rivelazioni pubblicate da Wikileaks manca soltanto il ritrovamento di armi nucleari nei covi di Saddam Hussein per fare il perfetto controscoop sulla guerra in Iraq. Già così, però, i dati che emergono dai 400 mila report militari resi noti dal canuto attivista Julian Assange rimediano a un paio di luoghi comuni non indifferenti: la maggioranza dei civili iracheni è stata uccisa da azioni terroristiche.

    Nelle rivelazioni pubblicate da Wikileaks manca soltanto il ritrovamento di armi nucleari nei covi di Saddam Hussein per fare il perfetto controscoop sulla guerra in Iraq. Già così, però, i dati che emergono dai 400 mila report militari resi noti dal canuto attivista Julian Assange rimediano a un paio di luoghi comuni non indifferenti: la maggioranza dei civili iracheni (circa 66 mila) è stata uccisa da azioni terroristiche e i soldati americani nel corso degli anni hanno continuato a trovare armi di distruzione di massa che il regime iracheno aveva preservato dalla distruzione dopo la prima guerra del Golfo. Testate nucleari no, ma tutto il resto sì.

    La sezione Danger Room del magazine Wired, che si occupa con piglio maniacale di analisi su terrorismo e sicurezza nazionale, scrive che “a un primo sguardo, i war logs di Wikileaks non rivelano la presenza di un massiccio programma per la costruzione di armi di distruzione di massa da parte del regime di Saddam – il motivo più noto addotto dall'Amministrazione Bush per invadere l'Iraq. Ma le armi chimiche non sono scomparse dal territorio iracheno”. Nel 2004 una squadra delle forze speciali sotto copertura ha intercettato un anello del mercato nero dei componenti chimici; fingendosi complici dei terroristi, i soldati hanno comprato una certa quantità di materiale, che dalle analisi è risultato essere Iprite, il “gas mostarda” introdotto dai tedeschi nella Prima guerra mondiale. Pochi mesi dopo, nel nord dell'Iraq, è stato trovato un bunker che conteneva armi chimiche e attorno gli indizi che gli uomini di al Qaida stavano tentando di mettere le mani sul bottino ereditato da Saddam.

    Durante la seconda battaglia di Fallujah gli americani hanno trovato tracce di componenti chimici adatti a costruire armi di distruzione di massa e nei tre anni successivi hanno continuato a trovare elementi simili sparsi nel territorio iracheno. Un blindato americano ha scoperto una batteria di proiettili sotterrati in prossimità di un checkpoint: tutti sono risultati positivi ai test chimici. Nei documenti pubblicati da Wikileaks sono elencati almeno dieci ritrovamenti di armi chimiche che con certezza erano nascoste dai tempi di Saddam, e non un'introduzione delle forze di al Qaida che si stavano asserragliando nel paese. Vero, l'uranio yellowcake che l'ambasciatore Joseph Wilson non ha trovato in Africa non è stato trovato nemmeno in Iraq e Fair Game, il film engagé sulla sua storia, non risentirà troppo delle rivelazioni di Assange. Ma qualcosa di non trascurabile c'era.

    Nelle pieghe dei documenti di Wikileaks si spiega poi che i civili iracheni sono stati uccisi dalle milizie terroriste. Domenica Repubblica ha scritto che “dall'inizio del conflitto al 2009, affermano i documenti pubblicati, sono morte più di 109 mila persone; tra queste 66 mila, oltre la metà, erano civili. Tra queste 15 mila hanno perso la vita in incidenti mai riportati. Fra i maggiori responsabili di queste stragi sono i soldati iracheni alleati degli Stati Uniti”, ma in realtà i maggiori responsabili – sempre secondo i dati – non sono i soldati iracheni, ma i civili iracheni che in gergo si chiamano terroristi. E' stata la violenza fra sciiti e sunniti a causare il maggior numero di morti, mentre i soldati iracheni sono imputabili per il trattamento dei prigionieri: chi entrava in un carcere iracheno preferiva fosse gestito dai soldati americani. Sul numero di vittime Wikileaks offre conferme. Il sito Iraq Body Count – non certo ispirato da ideali neocon – conferma il numero complessivo delle vittime e sta studiando le 15 mila morti ancora non ricostruite.