Non solo lodo Alfano
Un nuovo caso Cucchi risveglia il Palazzo sul problema delle carceri
Nel giorno in cui il lodo Alfano ottiene nuovi segnali favorevoli in commissione ma continua a essere oggetto di polemiche, un caso di cronaca raccontato dal Messaggero, il decesso nel carcere di Regina Coeli del trentaduenne Simone La Penna in circostanze forse non dissimili da quelle che avevano portato alla morte di Stefano Cucchi, ha parzialmente ridestato l'attenzione del Palazzo sulla situazione delle carceri italiane.
Nel giorno in cui il lodo Alfano ottiene nuovi segnali favorevoli in commissione ma continua a essere oggetto di polemiche, un caso di cronaca raccontato dal Messaggero, il decesso nel carcere di Regina Coeli del trentaduenne Simone La Penna in circostanze forse non dissimili da quelle che avevano portato alla morte di Stefano Cucchi, ha parzialmente ridestato l'attenzione del Palazzo sulla situazione delle carceri italiane. Per il decesso di La Penna la procura di Roma ha indagato sette medici e infermieri del carcere romano. Il ragazzo era stato arrestato un anno fa per detenzione di stupefacenti, stava male e aveva perso trenta chili. Una storia che ieri in Parlamento si è intrecciata con le vicende del lodo Alfano e ha rimesso a tema, almeno pare, la questione carceraria. Il sovraffollamento negli istituti di pena e la revisione delle priorità secondo le quali si dovrebbe intervenire nella più complessa riforma della giustizia, ieri sono state oggetto di riunioni e dichiarazioni, non soltanto delle opposizioni, con il determinato contributo dei Radicali e di Marco Pannella. Il leader radicale è in sciopero della fame dal 2 ottobre per denunciare i “cinquantuno suicidi di detenuti nel solo 2010”.
Ieri il Pd ha stretto un accordo con il partito di Nichi Vendola (estendibile ai finiani di Fli) intorno alla riforma della giustizia che, come spiega il responsabile d'area, Andrea Orlando, “non ha niente a che vedere con il lodo Alfano, ma individua nella questione carceraria il primo punto”. Anche l'Udc è intervenuta, come spiega Rocco Buttiglione: “Riteniamo necessari degli interventi di carattere ordinario e non costituzionale, in primo luogo per risolvere il problema dell'edilizia carceraria e del sovraffollamento”. L'opposizione, Radicali in testa, contesta al governo di avere varato il cosiddetto Piano carceri, ma di avere poi abbandonato la legge nei corridoi del Senato. Un rilievo cui ieri ha risposto il ministro della Giustizia Angelino Alfano: “Nel periodo che va dal 2008 al 2010 sono stati realizzati duemila nuovi posti, più di quanto non sia stato fatto negli ultimi dieci anni. Per fare le cose ci vuole del tempo”.
Il progetto del governo prevede la creazione di circa tredicimila posti in più per i detenuti con la costruzione di undici nuovi istituti penitenziari e l'edificazione di nuovi padiglioni all'interno delle carceri già esistenti. D'altra parte la questione del sovraffollamento carcerario, oltre a essere stata oggetto di numerose contestazioni nei confronti dell'Italia da parte della Corte europea per i diritti dell'uomo, rischia di diventare oggetto di indagini anche da parte della magistratura italiana. Con effetti che potrebbero essere paradossali. La procura di Firenze ha aperto ieri un fascicolo sulle condizioni dei detenuti nel carcere fiorentino di Sollicciano dove, a marzo del 2010, risultavano recluse 957 persone a fronte di una capienza regolamentare di 476. Il Piano carceri è una priorità del ministro Alfano. Ma secondo indiscrezioni di Palazzo, Giulio Tremonti potrebbe non garantire la completa copertura. La stima dell'investimento è enorme: 1,6 miliardi di euro. Non è detto che al Guardasigilli riesca di forzare la flemma proverbiale del superministro dell'Economia. Lo si scoprirà nel Milleproroghe di novembre.
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