Bunga bunga
Lo scoop del secolo, l'articolo per cui Giuseppe D'Avanzo passerà alla storia, l'apertura bomba per cui Repubblica conferma la propria snella e implacabile autorevolezza e continua intrepida nel solco tracciato da Eugenio Scalfari nel 1976, è la rivoluzione linguistica e antropologica del bunga bunga. Due pagine pazzesche, un'inchiesta serissima che non dimentica nemmeno la prova decisiva, la barzelletta bunga bunga, la preferita dalla ex diciottenne di Casoria (quando avrà quarant'anni, povera ragazza, quanti ne dimostrerà?).
Lo scoop del secolo, l'articolo per cui Giuseppe D'Avanzo passerà alla storia, l'apertura bomba per cui Repubblica conferma la propria snella e implacabile autorevolezza e continua intrepida nel solco tracciato da Eugenio Scalfari nel 1976, è la rivoluzione linguistica e antropologica del bunga bunga. Due pagine pazzesche, un'inchiesta serissima che non dimentica nemmeno la prova decisiva, la barzelletta bunga bunga, la preferita dalla ex diciottenne di Casoria (quando avrà quarant'anni, povera ragazza, quanti ne dimostrerà?). Repubblica ha portato “l'espressione gergale e arcoriana del bunga bunga” nel mondo, e Silvio Berlusconi ha superato Raffaella Carrà, ha gettato in un angolo il tuca tuca. Niente più Adriano Celentano né tantomeno Umberto Bossi con bingo bongo, niente più Renzo Arbore con bongo bongo bongo stare bene solo al Congo, c'è spazio solo per il bunga bunga.
Silvio Berlusconi, tutto sorrisi e niente rughe (sembra molto più giovane lui di Noemi e Ruby messe insieme) l'ha definita spazzatura mediatica, ma anche a essere seri e scandalizzati non si può resistere al bunga bunga, declinabile in diverse sfumature. “Bunga bunga a tutti”, ha un tono augurale facilmente equivocabile, come anche “oggi mi sono svegliato molto bunga bunga”, ma “bunga bunga sarai tu”, esprime chiaramente il concetto, anche nel caso di incontro con un tipo strano, “guarda quel bunga bunga”, in caso di mal di testa, “ho un micidiale bunga bunga”, e in occasione di accesi contrasti d'opinione, “è roba da bunga bunga”. Però bisogna dire che anche alle macchine del fango c'è un limite: l'insinuazione che Berlusconi abbia copiato il bunga bunga da Gheddafi non è credibile, è chiaramente tesa a diffamare il premier sminuendone l'inventiva e trasformandolo nel pallido gregario di un libico. Il bunga bunga, se davvero esiste, non può che essere, come ha scritto Giuseppe D'Avanzo, roba originale arcoriana, tanto più che, a leggere tra le righe del dossier bunga bunga di Repubblica, compare la prova inconfutabile: il Sanbittèr.
La piccola Ruby ha raccontato nei dettagli la cerimonia del bunga bunga, che prevede una ragazza vestita che serve un Sanbittèr a Silvio Berlusconi in zona piscina. Non champagne, non Martini, non Mojito e nemmeno Spritz, ma Sanpellegrino bitter, l'aperitivo analcolico degli anni Sessanta, che molti ritenevano scomparso, una cosa da commessi viaggiatori in gita. “Berlusconi c'è ricascato”, scrive D'Avanzo oramai con affetto e gratitudine, anche se i procedimenti investigativi giornalistici diventano inchieste da Diva e Donna, e la serietà, l'impegno, l'abnegazione assumono tratti da cronaca trash: cene con George Clooney ed Elisabetta Canalis, bunga bunga, vasca idromassaggio, veline, abito bianco e nero di Valentino con cristalli Swarovski, nipote di Mubarak, Lele Mora, Emilio Fede, orologi di Dolce & Gabbana (di cui non si vuole nemmeno immaginare l'orrore), star in ascesa e star in declino, piscina coperta, conduttrici televisive. Repubblica sarà fiera di avere dato il buco anche stavolta a “Novella 2000”.
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