Non siamo panda. Dateci asili e tate che nei cda entriamo da sole

Diana Zuncheddu

Belli i panda, ma non sono un panda. Non voglio agevolazioni, riserve indiane o espedienti truccati per la spintarella che mi catapulti dove non merito. Per essere più chiara: aborrisco le quote rosa. In commissione Finanze alla Camera una proposta di legge bipartisan ha ricevuto il sì condizionato del ministro dell'Economia Giulio Tremonti.

    Belli i panda, ma non sono un panda. Non voglio agevolazioni, riserve indiane o espedienti truccati per la spintarella che mi catapulti dove non merito. Per essere più chiara: aborrisco le quote rosa. In commissione Finanze alla Camera una proposta di legge bipartisan ha ricevuto il sì condizionato del ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Se venissero accettati i suoi rilievi si arriverebbe in poco tempo a imporre per legge alle aziende quotate e alle società partecipate dallo stato di riservare al sesso meno rappresentato un terzo dei posti nei consigli di amministrazione. L'hanno chiamata “introduzione delle quote di genere nella composizione dei cda”. Data la situazione grave di partenza, qui da noi, si può pensare che o la parità viene imposta per legge o non si vedranno mai donne italiane al comando. Può anche essere. Io però non posso accettare di essere scambiata per un panda. Non posso ammettere che in mio nome si tenti di correggere una distorsione con un'altra distorsione.

    Le donne oggi studiano come e più dei colleghi maschi, lavorano tanto e bene, se vogliono sanno essere infinitamente stronze. Devono proprio accontentarsi di una cooptazione, per dire la loro sugli interessi della società in cui lavorano? Magari concludendo anche, educate, con un soave “grazie”? Se il ministero delle Pari opportunità si occupasse, oltre che di gay e stalking, anche di maternità, si farebbe un passo avanti ben più grande di quello previsto da questa legge. Se si dessero alle madri i servizi per non dover scegliere tra maternità e lavoro, tra cura della famiglia e carriera, non ci sarebbe bisogno di quote rosa. Invece. Siccome il quoziente familiare costa troppo, gli asili di condominio sono complicati, quelli aziendali hanno troppi vincoli, ci danno il contentino nei cda.

    Stormi di donne in gonna verranno cooptati per legge a ingentilire i consigli di amministrazione e ricordare ai colleghi maschi infervorati dalle ultime news di Borsa che bere l'acqua fa bene anche mentre si lavora. Poi voteranno, da che pulpito, sul più giusto investimento azionario da appoggiare.
    Saremo dunque donne nei cda, ma che mortificazione. Donne nominate da chi, poi? Donne brave? Non importa, conta esserci. Già vedo le donne applaudire a Parlamento unificato questo governo che pensa alle donne, questa opposizione che ha votato nell'interesse delle donne, questa novità che ci avvicina all'Europa civilizzata e in grado di mettere donne nei cda, far fare loro più di tre figli a testa e magari diventare anche primo ministro. Questo governo di centrodestra predicava di premiare il merito, mettere a dieta il potere grasso della legge di stato, dare a tutti uguali condizioni di partenza ma astenersi da influenze lungo la corsa. Allora fatelo. Dateci tate a tempo pieno a prezzi ragionevoli. Poi ci pensiamo da sole, se vogliamo, a entrare nei board che contano.