E' arrivato il 25 luglio del Cav.?/ 10
E' berlusconi a essersi stufato di fare l'araba fenice
Tutto ha un limite. Ha un limite perfino, a dispetto del mito, la capacità dell'araba fenice di risorgere dalle proprie ceneri. A maggior ragione, il limite vale in una storia in cui di arabo c'è solo l'ignaro e malato presidente egiziano Mubarak, chiamato in causa da Berlusconi con un colpo di fantasia degno del miglior Totò, sia pure allo scopo di salvare una ragazzina in difficoltà.
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Tutto ha un limite. Ha un limite perfino, a dispetto del mito, la capacità dell'araba fenice di risorgere dalle proprie ceneri. A maggior ragione, il limite vale in una storia in cui di arabo c'è solo l'ignaro e malato presidente egiziano Mubarak, chiamato in causa da Berlusconi con un colpo di fantasia degno del miglior Totò, sia pure allo scopo di salvare una ragazzina in difficoltà. A inventarla, infatti, questa storia non sarebbe risultata così mirabolante e anche pazzamente divertente, visto che l'Italia ne ha tratto giorni di crasso e irresistibile buonumore, oltre a un'esplosione di fantasia parodistica nazionale. Giorni in cui ci siamo sorpresi a sghignazzare addirittura di fronte a un manifesto dell'Idv, quello sull'evoluzione della specie, da Silvio a Bunga Bunga passando per Papi, e il sintomo non è da sottovalutare.
Sarebbe stato quindi preferibile inventarla, quella storia, piuttosto che realizzarla, e l'impressione è che stavolta per le ceneri sarà durissima trasformarsi di nuovo in araba fenice. Non perché abbiano ragione i bacchettoni, i libertini timorati a intermittenza, i teorici delle doppie e triple morali e le Alice nel paese della meraviglie, tutti convinti che mai e poi mai nessun politico italiano, prima del Cav., abbia alzato il telefono o detto mezza parola per influenzare qualsivoglia faccenda, anche molto privata e anche molto poco confessabile.
L'araba fenice non risorgerà più perché la baldanzosa imprudenza che in quella storia è stata dimostrata dal premier, il suo schietto sfidare i mille occhi che lo vogliono perennemente in flagrante peccato e/o reato, la sua rivendicazione politica di militanza permanente effettiva di amore per le donne e per la vita, costi quel che costi, alla fine costano moltissimo, come si vede, e non solo a lui. Di fronte a tanta baldanza, a tanta generosa e suicida imprudenza, viene da pensare a un'unica spiegazione: è proprio Berlusconi a essersi stufato senza appello del proprio ruolo e delle gravose responsabilità che comporta. La fine della parabola è arrivata, e l'ha voluta lui.
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