E' arrivato il 25 luglio del Cav.?/ 7

Non fa più sognare, anche se dopo la frutta c'è ancora il caffé

Marina Valensise

E' vero. Berlusconi è alla frutta; solo che dopo la frutta viene il caffè. E il Cav. non intende alzarsi da tavola per passare in salotto. Aspetta che glielo portino assieme al conto. La metafora spiega il paradosso di un premier alle prese con un finale di partita scontato e al tempo stesso incontrollabile. Strana parabola per un impolitico che ha stregato gli italiani con la sua imprevedibilità, con l'ingenua ma artefatta spontaneità dell'uomo qualunque, del venditore fortunato.

Leggi Il sistema costituzionale prevede un capo di governo l'anno, questo è il problema di Giuliano Ferrara - Leggi gli altri interventi

    E' vero. Berlusconi è alla frutta; solo che dopo la frutta viene il caffè. E il Cav. non intende alzarsi da tavola per passare in salotto. Aspetta che glielo portino assieme al conto. La metafora spiega il paradosso di un premier alle prese con un finale di partita scontato e al tempo stesso incontrollabile. Strana parabola per un impolitico che ha stregato gli italiani con la sua imprevedibilità, con l'ingenua ma artefatta spontaneità dell'uomo qualunque, del venditore fortunato, afflitto da troppi danari e forse da troppi avvisi di garanzia, sceso nell'agone politico per occupare il vuoto lasciato dal suo testimone di nozze, Bettino Craxi, e affrontare da una posizione di forza l'ostilità della magistratura nei confronti suoi e della vecchia partitocrazia.

    Erano tempi lontani, l'ultrapassato remoto di venti anni fa. Adesso però tutto cambia. Berlusconi non fa più sognare, e anzi inizia un po' a stufare. Di nuovo è inciampato con i suoi soli piedi in una storia di minorenni disinibite, esaltate, molto fuori di testa e probabilmente pronte a tutto, anche a spifferare cose mai viste e accadute, al solo scopo di occupare la ribalta, anche a costo di mettere l'amico pigmalione in mutande davanti a tutta l'Italia e all'intero globo, collegato in mondovisione a reti unificate.

    Intendiamoci, il Cav. ha tutto il diritto di amare la vita e le belle ragazze che la vita dispensa; è liberissimo di passare le serate come meglio crede, cantando, ballando, raccontando barzellette su Gheddafi o sui primitivi pazzi per il fondoschiena di Bondi e Cicchitto. Solo che, se davvero ci tiene a restare seduto al tavolo del governo, in attesa del caffè e del conto, dovrebbe guardarsi alle spalle. Evitare correnti d'aria, uscite impulsive e improvvise invasioni di campo. Probabilmente anche stavolta riuscirà a rimbalzare. E' un ultrasettantenne, ma la vecchiaia e la panchina ai giardinetti non sa nemmeno dove siano di casa. E seppure sia convinto anche lui di essere arrivato alla frutta, di alzarsi da tavola non ci pensa proprio. I suoi commensali, del resto, hanno anche meno fretta di lui. Così, il banchetto continua, anche se ormai siamo tutti un po' stanchi e nessuno ha più voglia di scherzare.

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