E' arrivato il 25 luglio del Cav.?/ 8

Siamo come nel 1876: destra storica in declino, avanza Depretis

Sergio Soave

Il 25 luglio del 1943 si sommarono due complotti contro l'allora capo del governo Benito Mussolini, uno organizzato dai gerarchi, che lo misero in minoranza nel Gran Consiglio, e quello del capo dello stato, Vittorio Emanuele III che, a quanto risulta indipendentemente, intendeva silurarlo per sostituirlo con un esecutivo di sua nomina guidato da un militare.

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    Il 25 luglio del 1943 si sommarono due complotti contro l'allora capo del governo Benito Mussolini, uno organizzato dai gerarchi, che lo misero in minoranza nel Gran Consiglio, e quello del capo dello stato, Vittorio Emanuele III che, a quanto risulta indipendentemente, intendeva silurarlo per sostituirlo con un esecutivo di sua nomina guidato da un militare. I paragoni tra quella vicenda e quella ipotizzata di una operazione di palazzo che esautori Silvio Berlusconi, dunque, dovrebbero prevedere sia una ribellione interna al Popolo della libertà, dove però né Giulio Tremonti né Gianni Letta sembrano interessati a impersonare le figure di Dino Grandi e di Galeazzo Ciano, sia una intenzione del Quirinale, altrettanto improbabile, di gestire in modo piuttosto radicale e soggettivo il cambio di governo.

    Bisogna poi ricordare che gli eventi di allora
    seguivano lo sbarco angloamericano in Sicilia, che solo con una forzatura un po' eccessiva può essere paragonato alla costituzione nella regione siciliana di un esecutivo che esclude i rappresentanti del Popolo della libertà. L'Italia berlusconiana è indebolita e incerta, ma non ha subìto sconfitte irreparabili o invasioni, tanto che i suoi avversari temono tuttora di sfidarla in un confronto elettorale. Resta invece possibile una “rivoluzione parlamentare”, come quella che nel 1876 portò al governo la sinistra trasformista di Agostino Depretis, una volta che la destra storica aveva esaurito il suo compito riportando il bilancio in pareggio. Quello che, infatti, può diventare un blocco effettivamente maggioritario è il “partito della spesa”, rafforzato probabilmente da qualche eccesso di lesina da parte del Tesoro e integrato dalle più varie esigenze e rappresentanze. Moralismo e giustizialismo possono riportare un successo nell'immediato, ma non sembrano in grado di far scomparire il fenomeno berlusconiano e il consenso che ha acquisito, va ricordato, senza squadracce e olio di ricino.

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