Direzione obbligata
Il Cav. vezzeggia Fini e gli chiede di scegliere. Patto con il Pdl o al voto
Silvio Berlusconi ha inviato una proposta politica precisa a Gianfranco Fini chiedendo all'ex leader di An altrettanta franchezza: accordo politico per completare la legislatura e patto elettorale per andare insieme alle urne. Il fuoco del discorso che il premier ha pronunciato ieri di fronte alla direzione nazionale del Pdl si può sintetizzare in un unico passaggio: “Se c'è la volontà di andare avanti siamo pronti a realizzare un patto di legislatura e a proporre un rinnovamento del sistema di alleanze dentro il centrodestra”.
Silvio Berlusconi ha inviato una proposta politica precisa a Gianfranco Fini chiedendo all'ex leader di An altrettanta franchezza: accordo politico per completare la legislatura e patto elettorale per andare insieme alle urne. Il fuoco del discorso che il premier ha pronunciato ieri di fronte alla direzione nazionale del Pdl si può sintetizzare in un unico passaggio: “Se c'è la volontà di andare avanti siamo pronti a realizzare un patto di legislatura e a proporre un rinnovamento del sistema di alleanze dentro il centrodestra”. Il Cavaliere ha rimandato la palla nel campo di Fini, ma l'ha avvolta, forse soltanto per tattica, forse credendoci sul serio, con il testo di un accordo possibile: patto di legislatura e patto federativo con Fli per le prossime elezioni. Perché come dice al Foglio il vicecapogruppo del Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello: “L'accordo di legislatura non può essere scisso da un accordo anche elettorale”. Quagliariello si rivolge ai finiani: “La nostra posizione non è strumentale, il messaggio è molto onesto. Se marciamo insieme in questo ultimo pezzo di legislatura, con il partito di Fini entriamo in una logica di coalizione. Il che significa anche correre insieme alle prossime elezioni”.
Il presidente della Camera tace, ma secondo un retroscena di agenzia – smentito – avrebbe commentato negativamente. Fini risponderà domenica da Perugia dove è prevista la prima convention dei circoli di Generazione Italia, l'associazione guidata da Italo Bocchino e Carmelo Briguglio. Il gruppo di Fini parla a più voci, che si contraddicono tra loro e rendono la cifra di una dicotomia interna e di un sottile imbarazzo del leader Fini di fronte alle parole di Berlusconi. Bocchino e l'ala considerata più dura di Fli definiscono “deludente” il discorso del Cav. Al contrario, i moderati Roberto Menia e Silvano Moffa prendono atto di un'offerta politica “che corrisponde a quanto avevamo chiesto da tempo”. Le voci contrastanti si annullano tra loro e accrescono l'attesa per il discorso di Fini, che appare spiazzato dalla mossa del premier. La sua più recente tattica, fondata su una contrapposizione non priva di asperità nei confronti del Cavaliere, sembra aver alimentato tra i suoi sostenitori troppe aspettative antiberlusconiane. Attese che adesso appaiono fatalmente condizionarne la libertà di manovra. La domanda che si fanno tutti è una: come farà l'ex leader di An a chiudere un accordo con il premier dopo aver raccolto il sostegno del Pd, di Repubblica, del Fatto, intorno alla promessa di liberare l'Italia da Berlusconi? Secondo fonti a lui vicine, Fini dovrebbe accettare di “vedere le carte di Silvio”. Ma con cautela, senza esporsi troppo e senza nessuno sconto polemico all'indirizzo del premier. Se mai sarà, il passaggio dalla guerra alla pace non potrà essere troppo rapido. Ma sono in tanti, nel Pdl e in Fli, a esprimere scetticismo.
“Fini adesso deve rispondere. Mi aspetto che lo faccia con la stessa onestà dialettica che ha usato Berlusconi. Il presidente della Camera si tiri fuori dalla prassi della politica politicienne”, dice Quagliariello. “E' il momento della verità. Fini può decidere se continuare una commedia fuori tempo, da consumati uomini politici, o affrontare con franchezza la situazione, anche con la dovuta drammaticità. In questi mesi tutti hanno compiuto degli errori, nessuno escluso. Il danno è stato fatto, ma adesso c'è la possibilità di tirarsene fuori”. Non sfugge a nessuno che domenica, Fini, se non potrà del tutto aprire al Cavaliere, non potrà nemmeno rifiutare la mano tesa senza pagare un costo politico molto elevato: oltre alle elezioni anticipate anche una scissione all'interno del suo gruppo di parlamentari. Sono circa diciotto quelli che spingono per un accordo con il Cavaliere. Che Berlusconi creda o meno alla pace non è forse molto importante, né risulta determinante ai fini della riuscita dell'operazione. Ma il Cav. è consapevole che il patto di legislatura con Fini, e il suo corollario elettorale, imporrebbero anche di ridisegnare il Pdl all'interno di una nuova coalizione. Conclude Quagliariello: “Il partito dovrà essere riarticolato. Da quel momento sapremo di avere un alleato e un concorrente in più”. Si parla, intanto, di un nuovo ufficio politico e di un gruppo dirigente che superi il meccanismo del triumvirato.
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