Prove di nascondino sul Web

Così l'Europa prova a liberarci dalla trappola dei social network

Giulia De Matteo

Nei giorni in cui l'Italia va verso la liberalizzazione delle reti wi-fi, in modo che l'accesso a Internet sia facile e possibilmente gratuito per tutti, in Europa si discute su come cancellare le proprie tracce dal Web. Il problema dell'asimmetria informativa che affligge la prestazione del consenso on line (chi si iscrive su uno di questi social network non conosce davvero le conseguenze del suo gesto) è finalmente approdato a Bruxelles dove la Commissione europea è all'opera per la costruzione giuridica del “diritto all'oblio digitale”.

    Nei giorni in cui l'Italia va verso la liberalizzazione delle reti wi-fi, in modo che l'accesso a Internet sia facile e possibilmente gratuito per tutti, in Europa si discute su come cancellare le proprie tracce dal Web. Quanti, nell'immettere foto, racconti, opinioni personali sui social network, sono pienamente consapevoli degli itinerari che tali frammenti identitari possono compiere? Il problema dell'asimmetria informativa che affligge la prestazione del consenso on line (chi si iscrive su uno di questi social network non conosce davvero le conseguenze del suo gesto) è finalmente approdato a Bruxelles dove la Commissione europea è all'opera per la costruzione giuridica del “diritto all'oblio digitale”. Potrebbe fare il suo ingresso entro il 2011, nella galassia dei diritti made in Europe, e consentirebbe agli utenti di Internet l'eliminazione permanente dei dati immessi nella rete (oggi è difficilissimo, se non impossibile eliminare ogni traccia di sé dal Web).

    A dare l'annuncio è stata la vicepresidente della Commissione europea e Commissario alla Giustizia e Libertà Viviane Reding, che ha presentato la nuova strategia per la revisione della direttiva sulla privacy: “Dobbiamo aggiornare le nostre leggi per adattarle alle nuove tecnologie”, ha detto. Il Garante della privacy italiano, Francesco Pizzetti, dice al Foglio.it che la dichiarazione della vicepresidente “rientra in un più ampio spettro di interventi per la modifica e l'aggiornamento della direttiva europea del '95: stiamo collaborando con tutti i Garanti degli stati europei al progetto ‘future of privacy' che – spiega – raccoglie la necessità di rendere concreto nel mondo on line il pieno controllo dei propri dati”. Più che di diritto all'oblio si dovrebbe parlare di un “diritto a cancellare i propri dati, come riflesso del diritto di controllo delle informazioni personali”. Per questo, conclude Pizzetti “la discussione in corso con i social network è la sfida più importante”.

    Intanto il governo francese, nella persona di Nathalie Kosciusko-Morizet, segretario di stato per lo Sviluppo dell'economia digitale, ha promosso un documento di buona condotta per la protezione dei dati personali sul Web. Il lodevole tentativo ha però dovuto, per ora, fare a meno di due dei protagonisti dello scenario 2.0, ossia Google e Facebook. La strada che si sta percorrendo ha come meta la conquista di un controllo sempre più stringente degli dati personali di ciascuno e della loro circolazione on line. Il requisito del consenso informato si è rivelato insufficiente a colmare il gap di prevedibilità e controllo dei dati personali, molto spesso per l'ingenuità del titolare stesso. Il tentativo è garantire la possibilità di un “ripensamento” a chi ha deciso di collocare parte di sé nella piazza di Internet. Per ipotizzarne una riuscita effettiva, però, bisognerà attendere i risultati dell'ormai consueto match tra Unione europea e i giganti del web.