Un paese diviso tra riforma costituzionale e riforma prostituzionale

Giuliano Ferrara

Berlusconi Cherubino? Farfallone amoroso? Sì, miei cari. Da molto tempo ho cercato di definire, per i miei amici e per me, lo stile mozartiano di Berlusconi, il suo temperamento ludico, i suoi scherzi coprolalici, la sua inesausta ricerca di uno sfuggente piacere e del suo piccolo-grande teatro. Ha vinto una strana Italia atea e devota, laica e bigotta, che non ha niente a che fare con la battaglia per demolire il nulla della secolarizzazione forzata intrapresa qualche anno fa da alcuni miei amici e da me.

    Berlusconi Cherubino? Farfallone amoroso? Sì, miei cari. Da molto tempo ho cercato di definire, per i miei amici e per me, lo stile mozartiano di Berlusconi, il suo temperamento ludico, i suoi scherzi coprolalici, la sua inesausta ricerca di uno sfuggente piacere e del suo piccolo-grande teatro. Il mio precedente modello euristico del Sultanato, con tanto di ambasciatori della Sublime Porta e manifesto satirico di un Cav. travestito da Solimano il Magnifico, ha avuto un indiscreto successo, e l'accademico Sartori me lo ha rubato senza riconoscermi il copyright, ma essendo la sua antipatia a me molto simpatica, l'ho perdonato. Non so invece se a me sarà perdonato l'accostamento dell'imprenditore milanese fattosi politico con la più bella opera del genio di Salisburgo, ma in fondo di tutto ho bisogno tranne che del perdono pubblico. 

    Berlusconi avrebbe dovuto parlare al congresso delle associazioni per la famiglia, e non va. Doveva prendere impegni politici, al suo posto lo farà un suo ministro. La sinistra è felice di questa rottura d'immagine, con il Cav. dietro la lavagna del benpensantismo familiare cattolico; eppure la sinistra laicizzante dimostra da anni di detestare le associazioni per la famiglia, ha in uggia la famiglia “criminogena” omologa e biparentale, società chiusa e identitaria quanto mai altre, concrezione storica delle paure bigotte, impedimento allo sfondamento non tanto degli omosessuali, che se Dio vuole hanno sfondato da tempo ogni barriera, almeno dall'epoca del Simposio e del Fedro platonici, ma della cultura gay. Ma Berlusconi, come Parigi, val bene una messa pro familia.

    Berlusconi non andrà nemmeno al Copasir, una specie di Ghepeù da quando berianamente lo presiede D'Alema, che pensa nel suo bolscevismo da Komsomol, nel suo moralismo da Pioniere, di sostituire allo stile Certosa un indefinito e torvo stile Lubianka: vuole porre a Berlusconi la questione della sua sicurezza ed eventuale ricattabilità, figuriamoci. E' infatti giudicato discutibile il suo “stile di vita”, il suo amore per le ragazze, la sua abitudine di condividere con loro ricchezza, case, vacanze e regali costosi distratti a un patrimonio effuso in molte direzioni come sangue di martirio edonistico. Si è deciso di non creare imbarazzi, di non favorire strumentalizzazioni.

    Ha vinto una strana Italia atea e devota, laica e bigotta, che non ha niente a che fare con la battaglia per demolire il nulla della secolarizzazione forzata intrapresa qualche anno fa da alcuni miei amici e da me. Noi volevamo un mondo in cui vita, libertà e ricerca della felicità fossero riconosciuti come pilastri dell'esistenza e della vita sociale; questi qui vogliono scacciare Beaumarchais e Mozart dalla cultura europea, vogliono intristirci e privarci dell'unico acquisto della secolarizzazione al quale non vorrei per nessun motivo rinunciare: non la pubblicizzazione obbligatoria del vizio mascherato da correttezza politica, ma la difesa del privato e dei suoi vizi anche molto scorretti, quando non ledano l'altrui libertà. Insomma, loro vogliono che tutti divorzino, noi vogliamo che Figaro si sposi e che tutti si accoppino.

    E' terribile che non se ne rendano conto, accecati dalla faziosità e dal malumore. L'argomento della ricattabilità delle figure pubbliche è un vecchio arnese reazionario ovrista e stalinista, da sempre usato contro i froci, specie se dissidenti; perfino Pietro Secchia, eroe resistenziale, fu fatto fuori definitivamente con il sospetto della ricattabilità legato alla sua presunta omosessualità. Ora l'argomento cambia di segno, ed è ricattabile lo statista eterosessuale che si gode la vita con le ragazze, che telefona in questura per evitare loro di finire in comunità. Ah, a proposito, ma da quand'è che la comunità, fino a ieri considerata peggio di un girone infernale nel pensiero progressista, è diventata migliore, come proposta di accoglienza, della libertà personale garantita da una Nicole Minetti?

    Con un caro amico che non so se ho il diritto di nominare, dopo una serata fiorentina mozartiana, dopo tre ore e mezzo di perfetto spencolamento musicale verso la felicità e l'equilibrio del piacere, ci siamo domandati se l'Italia abbia bisogno di una riforma della Costituzione o di una riforma della Prostituzione, senza arrivare a una conclusione comune. Io dico che la nostra Costituzione è rispettabile, ma è nata vecchiotta nel contrasto con il fascismo, sotto la caligine del comunismo togliattiano-staliniano alleato al cattolicesimo degasperiano e al vecchio laicismo massonico snervato dalla storia; produce un senso dello stato che non ha più senso né stato, e nutre incarnazioni personali della politica lontane dalla sensibilità moderna e dal senso dell'individuo che la caratterizza. Vendola, Renzi e tanti altri chiacchieroni e fumantini di una qualche incidenza sono integralmente berlusconiani perché sono persone, mentre il vecchio senso dello stato si realizza in personalità dal linguaggio indiretto, onorevole e anche bello per noi vecchi della Repubblica, ma incapace di parlare ad altri che non siano giuristi, sociologi e filosofi di un mondo che non esiste più.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.