La versione di Bondi

Gli ultimi giorni di Pompei tra degrado e manipolazione

Marianna Rizzini

Ci sono stati, negli anni, molti “casi Pompei” (come gestirla?, come evitare il deterioramento?). C'è stato un momento in cui (ministro era Rocco Buttiglione) si è discusso del presunto sbilanciamento delle risorse dei Beni culturali a favore del settore “religioso” del patrimonio artistico (la Uil, nell'aprile 2006, diramò in proposito una nota sulla “ripartizione dei trenta milioni tagliati a Pompei”). Ci sono state infinite discussioni sull'esiguità delle risorse.

    Ci sono stati, negli anni, molti “casi Pompei” (come gestirla?, come evitare il deterioramento?). C'è stato un momento in cui (ministro era Rocco Buttiglione) si è discusso del presunto sbilanciamento delle risorse dei Beni culturali a favore del settore “religioso” del patrimonio artistico (la Uil, nell'aprile 2006, diramò in proposito una nota sulla “ripartizione dei trenta milioni tagliati a Pompei”). Ci sono state infinite discussioni sull'esiguità delle risorse.

    Ed ecco che ora scoppia,
    con virulenza, l'ultimo “caso Pompei”: il 5 ottobre il Corriere della Sera si scaglia contro “le istituzioni” e – non troppo sottinteso – contro il ministero dei Beni culturali, prima con un editoriale di Sergio Rizzo “sull'umiliazione” del sito archeologico (“simbolo di tutte le sciatterie e inefficienze di un paese che ha smarrito il buon senso”) e poi, ieri, con un video di Alessandra Arachi sul “degrado”. Sotto accusa l'invio (per due anni) di un commissario della Protezione civile, scrive Rizzo, e i “restauri infiniti e costosi”, scrive Arachi. Viene incriminata anche una colonna sbilenca, ma poi il presidente del Consiglio superiore per i Beni culturali Andrea Carandini spiegherà – in conferenza stampa con il ministro Sandro Bondi – che a Pompei “prima dei lapilli è arrivato un terremoto”, e raddrizzare la colonna sarebbe come “voler raddrizzare la torre di Pisa”. Rizzo lamenta anche la mancanza di un “portale di promozione degno di tal nome nonostante i milioni spesi”, e cita, criticandolo, il sito www.italia.it (peccato che Carandini, stavolta sullo stesso Corriere, intervenga con una “precisazione”: il sito www.italia.it non è del ministero). Il video suddetto, poi, non offre granché del “degrado” promesso: c'è uno sparuto cancelletto divelto, c'è l'area delle terme suburbane “chiusa al pubblico” (al ministero dicono però che viene aperta “su prenotazione” per evitare un afflusso eccessivo di turisti, dannoso per le rovine). C'è qualche lucchetto qui e lì (i lucchetti sono presenti in qualsiasi sito esteso nel mondo. Carandini poi dirà: “In qualsiasi città, se vai a frugare, troverai sempre qualcosa che non va”). C'è un'impalcatura (degrado?). C'è un operaio su una scala che secondo la cronista non lavora in sicurezza (ammesso che sia in pericolo, e non sembra, il problema è d'altra natura). Per non parlare dei cani randagi circolanti nell'area, secondo il Corriere, nella generale noncuranza – ma ieri l'ex commissario straordinario Marcello Fiori illustrava i risultati dell'iniziativa (C)Ave canem: “Cinquantacinque cani iscritti all'anagrafe canina, ventisei felicemente adottati…”.

    A un certo punto viene il sospetto. Non è che, come dice Carandini, il bailamme su Pompei fa parte di una “campagna invereconda contro chi ha servito lo stato”? Carandini in giugno si è recato a Pompei e, dice, “da esterno che non fa parte del governo”, ha dovuto rivedere la pur minima dose “di pregiudizio” che lo animava: quello che ha visto del lavoro del commissario straordinario Fiori l'ha favorevolmente colpito. Il ministro, i suoi collaboratori e vari professori, intanto, difendono l'idea di una Pompei da gestire in modo “nuovo”. Primo: a una situazione di emergenza si risponde con interventi di emergenza, se necessario si manda perciò la Protezione civile. Secondo: non è vero che con un altro “modello di gestione” si vuole eliminare la figura del soprintendente (Bondi insiste sulla sua insostituibilità. Carandini dice: chi ha una formazione umanistica ha bisogno di essere affiancato da qualcuno che “sappia amministrare”). Terzo: la nomina di un soprintendente ad interim (Jeannette Papadopoulos, fino al 31 dicembre) risponde a logiche di legge e verrà risolta a breve, quando si affronterà il problema a livello nazionale, dice il segretario generale Roberto Cecchi. Bondi, amareggiato, dice al Foglio di aver trovato “un muro di gomma di ostilità preconcetta”, come se “un ministro berlusconiano” non potesse “far bene” in campo culturale. Poi parla del progetto di una “fondazione per Pompei” e dell'idea di “coinvolgere capitali internazionali” (cita l'esempio di Packard a Ercolano). “Vorrei vivere in un paese in cui uno viene giudicato per quello che fa”, dice infine ai giornalisti. E quando la cronista del Corriere torna sul soprintendente ad interim, sbotta tra il serio e il faceto: “Scriva che Bondi non ne sa niente, allora, così è contenta”.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.