Money League/20
Ecco perché non è solo un caso se la Lazio è prima in classifica
Anche il volo di un'aquila ha un costo e quello della Lazio prima in classifica è di 121.650.000 euro, i soldi spesi da quando Claudio Lotito è presidente in sette campagne acquisti, con una media di poco superiore i 17 milioni l'anno. Prima di lui c'erano stati Cragnotti e Capitalia. Il primo non aveva badato a spese regalando ai tifosi biancocelesti la squadra più vincente della storia. Ai secondi non restò che iniziare a vendere i giocatori più importanti.
Anche il volo di un'aquila ha un costo e quello della Lazio prima in classifica è di 121.650.000 euro (fonte transfermarkt.de), i soldi spesi da quando Claudio Lotito è presidente in sette campagne acquisti, con una media di poco superiore i 17 milioni l'anno; 91.775.000 gli euro incassati nello stesso periodo, per un passivo di 29.875.000 e una media annuale di circa 4,3 milioni. E' iniziato tutto il 19 luglio del 2004 quando la Lazio Events di Lotito partecipò all'aumento di capitale acquistando 18.268.506 nuove azioni, corrispondenti al 26,969 per cento del totale, spendendo 18,268 milioni di euro.
Prima di lui c'erano stati Cragnotti e Capitalia. Il primo non aveva badato a spese regalando ai tifosi biancocelesti la squadra più vincente della storia: Coppa Italia e Supercoppa italiana nel '98, Coppa delle Coppe e Supercoppa europea nel '99, scudetto Coppa Italia e Supercoppa italiana nel 2000. Ai secondi non restò che iniziare a vendere i giocatori più importanti: Crespo e Nesta nel 2002 per 66.500.000 euro (fonte transfermarkt.de), Stankovic e Mendieta nel 2003 per 7.500.000; raccogliendo una Coppa Italia nel 2004. Lotito, fino a oggi, ha messo insieme una Coppa Italia, una Supercoppa italiana e una qualificazione alla Champions League, combattendo contro tutto e contro tutti, dai tifosi ad alcuni giocatori, emblematico il contenzioso con Pandev. Ma soprattutto contro i vincoli economici che hanno rischiato di cancellare la Lazio dal panorama calcistico. Al 30 giugno 2009 i debiti dei biancocelesti risultano pari a 129 milioni di euro con un patrimonio netto di 2,2.
La squadra di Edoardo Reja che oggi guarda, inaspettatamente, tutta la seria A dall'alto in basso è un mix di giocatori semisconosciuti scoperti all'estero (i brasiliani Dias ed Hernanes), scommesse vinte (Muslera e Brocchi) e importanti conferme (Mauri e Biava). Il tutto sapientemente amalgamato da un allenatore che sa dare un gioco e una fisionomia a tutte le squadre avute tra le mani, Napoli e Lazio in particolare. Ma il vero grande pregio di Reja, a maggior ragione per un presidente come Lotito, è quello di saper fare bene con il materiale che ha a disposizione, senza dimenticare la bravura di chi quest'estate ha venduto Kolarov e poi con 700.000 euro meno ha acquistato Floccari ed Hernanes, per un passivo di campagna acquisti di soli 825.000 euro.
Se ci mettiamo, infine, che nelle stagioni post Mondiali c'è sempre una sorpresa, la Lazio può pensare di puntare seriamente allo scudetto, potendo inoltre concentrare tutte le proprie energie solamente sul campionato. Però a Roma, su entrambe le sponde, questa parola non si deve dire, è roba da gufi e da iettatori, segno di un provincialismo pedatorio che solo Sven Goran Eriksson da una parte e Fabio Capello dall'altra hanno cercato di grattare via dai muri di Formello e Trigoria, riuscendoci solo in parte. Un provincialismo che si evidenzia anche negli spettatori medi che la Lazio ha registrato negli ultimi sei anni: 37.516 nel campionato 2004-05, 27.872 nel 2005-06, 25.048 nel 2006-07 (la stagione della penalizzazione post calciopoli), 21.485 nel 2007-08 (nonostante la squadra fosse impegnata anche in Champions League), 34.626 nel 2008-09 e 36.154 nel 2009-10. Ma il dato che più di tutti colpisce è che il picco massimo, sei volte su sei, è stato fatto contro la Roma, dai 49.284 del 2007-08 ai 64.734 del 2004-05. Andando a ritroso solo nel 2003-04 la Lazio ha fatto il suo picco contro la Juventus con 60.929 spettatori (fonte stadiapostcards.com).
Il fatto che nelle stagioni di Lotito non si sia mai superata una media spettatori di 40.000 si può legare alle continue contestazioni da parte della tifoseria ultrà, che gli contesta la politica di risparmio economico e una cattiva gestione societaria. Querelle nella quale nel 2007 entrò anche Sergio Cragnotti: "Se tornassi a guidare la Lazio, cercherei di riportala dove merita, perché non è una squadra di provincia"; al quale Lotito replicò: "La concezione della sana gestione di impresa della Lazio attuale è troppo diversa da quella di Cragnotti", colui che ne aveva fatto la prima società di calcio italiana quotata in Borsa. Dimenticando che senza il decreto “salva calcio” o “spalma debiti”, che in soldoni ha permesso alle società professionistiche, in particolare quelle calcistiche, di spalmare in dieci anni la perdita di valore del proprio parco atleti (in particolare Lazio, Roma, Milan e Inter), difficilmente avremmo visto l'aquila prendere il volo sopra le macerie economiche dell'Olimpico.
Il Foglio sportivo - in corpore sano