Caro Cav. ti scriviamo

Industriali irritati e delusi. “Basta galleggiamenti”

Michele Arnese

C'è chi auspica di allargare la maggioranza all'Udc per scongiurare le elezioni anticipate. C'è chi pensa che il ruolo del Cav. sia destinato a essere ridimensionato. C'è chi, invece, è stupito dall'ultima offensiva futurista finiana. Sono diverse, seppure non antitetiche, le posizioni delle anime confindustriali. Il presidente della confederazione, Emma Marcegaglia, in queste ore è in missione a Dubai e segue solo di sfuggita la crisi politica ormai conclamata.

    C'è chi auspica di allargare la maggioranza all'Udc per scongiurare le elezioni anticipate. C'è chi pensa che il ruolo del Cav. sia destinato a essere ridimensionato. C'è chi, invece, è stupito dall'ultima offensiva futurista finiana. Sono diverse, seppure non antitetiche, le posizioni delle anime confindustriali. Il presidente della confederazione, Emma Marcegaglia, in queste ore è in missione a Dubai e segue solo di sfuggita la crisi politica ormai conclamata. La linea dell'associazione si basa su due priorità: il governo governi, se è capace; al rigore nei conti pubblici va affiancata una politica pro crescita. “Siamo preoccupati per la situazione politica, abbiamo bisogno di stabilità”, ha detto ieri il presidente di Farmindustria, Sergio Dompé, condividendo implicitamente una nota della presidenza della Repubblica: “Inderogabile” l'approvazione della Finanziaria, ossia della legge di stabilità.

    Di rischio “balcanizzazione”, parla al Foglio il vicepresidente di Confindustria con delega al federalismo e alle autonomie, Antonio Costato, uno degli imprenditori più vicini alla Marcegaglia: “La sensazione è che si rischi l'implosione degli schieramenti. Il partito di governo, ma anche quelli dell'opposizione, sembrano incapaci di restare organizzati su basi nazionali”. Per Costato sarebbe anche interessante seguire i cambiamenti del sistema politico, “se fosse possibile un distacco che le scadenze del debito pubblico non consentono”. Personalmente, aggiunge il veneto Costato, “se il federalismo non passasse, le ristrettezze che ci aspettano spingeranno i territori che più si sentono penalizzati ad assumere un atteggiamento di contrapposizione marcata rispetto al centro. Così come sta accadendo in Veneto, dove nell'indifferenza del paese si sta spalando fango vero e la politica romana appare ormai insopportabile”. In ambienti confindustriali si escludono ufficialmente manovre per favorire un allargamento della maggioranza. Ma, secondo la ricostruzione del Foglio, nei giorni scorsi industriali campani tra cui l'ex presidente Antonio D'Amato hanno invitato il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, a non esimersi dal rafforzare il centrodestra. Non ci sono però simbiosi con Luca di Montezemolo: a chi lo ha sentito in queste ore, il presidente di Ferrari ha detto di non essere molto affascinato dalle sortite finiane.

    “A questo punto è bene che l'esecutivo non galleggi”, è stata la sintesi di una riunione informale tenuta negli scorsi giorni alla presenza del dg, Giampaolo Galli, e del suo vice, Daniel Kraus: si potevano ascoltare – racconta al Foglio un testimone – segni di irritazione per un quadro politico in via di deterioramento per l'imminente annuncio finiano. Nessuna ricerca dei colpevoli, ma la constatazione che lo stallo deve finire. Una prospettiva che coincide con l'opinione di un esponente di lungo corso della Confindustria come Guidalberto Guidi, che di sicuro non può essere tacciato di antiberlusconismo: “Se le fibrillazioni dovessero continuare – dice al Foglio – sarebbe preferibile andare alle elezioni. Anche perché i governi tecnici, per me, non esistono. Soprattutto quando alle ultime elezioni gli italiani hanno votato una faccia e un nome. E non si parli di necessità di cambiare la legge elettorale: il paese non va bene o male se la legge elettorale è buona o cattiva”. Anche da chi, come Guidi, ha espresso sempre giudizi positivi verso la flemma rigorista di Tremonti, giunge un auspicio: “E' necessario un vasto piano di investimenti pubblici su infrastrutture e reti, dalla banda larga alle ferrovie, fino ai trasporti pubblici”.

    Una virata compatibile con la visione tremontiana: ieri il ministro dell'Economia ha criticato l'idea stessa di stimolo (“la parola stimolo fa ridere, significa non aver capito i cambiamenti strutturali sottostanti”, ha detto Giulio Tremonti). E' tutto da vedere, però, se le promesse del Tesoro per un decreto sviluppo da circa 7 miliardi soddisfino gli industriali. Infatti, è la sensazione maggioritaria nell'associazione di viale dell'Astronomia, il decreto Milleproroghe è stato ribattezzato decreto sviluppo ma conterrà soprattutto proroghe di misure scadute come la cassa integrazione in deroga e il credito di imposta per ricerca e innovazione. Per questo a chiedere di evitare un immobilismo che può sfavorire la ripartenza è un esponente di Assolombarda considerato vicino al Pdl, il presidente di Fiera di Milano, Michele Perini: “La stabilità, non solo finanziaria, è una precondizione per la crescita. Ma far poco non è una buona scelta. Detto questo mi ha suscitato amarezza e stupore la svolta futurista”.