Quante divisioni aveva il Papa?
C'era una volta il “braccio armato” della chiesa italiana, le lobby della vita, della famiglia e della politica che sotto i nomi di Scienza e Vita, Forum delle associazioni familiari e Retinopera interagivano col mondo delle istituzioni fino a indirizzarne decisioni e finalità. C'erano una volta e oggi sembrano non esserci più, come l'appena conclusasi conferenza nazionale della famiglia suggerisce: una conferenza pensata per permettere un confronto col governo ha visto il premier mancare l'appuntamento.
C'era una volta il “braccio armato” della chiesa italiana, le lobby della vita, della famiglia e della politica che sotto i nomi di Scienza e Vita, Forum delle associazioni familiari e Retinopera interagivano col mondo delle istituzioni fino a indirizzarne decisioni e finalità. C'erano una volta e oggi sembrano non esserci più, come l'appena conclusasi conferenza nazionale della famiglia suggerisce: una conferenza pensata per permettere un confronto col governo ha visto il premier mancare l'appuntamento, spinto alla rinuncia dall'unica uscita pubblica degna dei riflettori dei media del presidente del Forum, il sociologo Francesco Belletti: “La presenza di Berlusconi alla conferenza ci imbarazza”, aveva detto la settimana scorsa. Berlusconi non ha potuto fare altro che defilarsi, senza che il Forum delle famiglie abbia avuto la forza di motivare tanto imbarazzo.
Cosa sta succedendo alla chiesa italiana? Dov'è finita quella chiesa capace di ottenere risultati importanti come l'affossamento del referendum sulla procreazione medicalmente assistita (2005) e, complice la discesa in piazza del popolo del Family Day, dei progetti di legge sulle coppie di fatto (2007)? Formalmente le tre lobby sono ancora in piedi. Ma sono mesi che non battono colpi significativi: nella discussione parlamentare sul testamento biologico Scienza e Vita non ha preso posizione. Così sulle tematiche della vita e della famiglia. E per il futuro? Presto il Parlamento tornerà a discutere della legge sull'omofobia, di divorzio “brevissimo”, ancora dei “Dico”, di testamento biologico, della diffusione su scala regionale della Ru486, di fecondazione artificiale. Tornerà a discutere ma, con ogni probabilità, la chiesa non farà sentire la propria voce.
Una volta c'era il cardinale Camillo Ruini che certe battaglie le prendeva di petto: “Meglio contestati che irrilevanti”, diceva. E oggi? Oggi Ruini non c'è più. E con lui sembra non esserci più quella rete che sotto la sua guida lottava dove era ritenuto più necessario. Tutto è cominciato nel marzo del 2007, quando Ruini passò la guida della Cei ad Angelo Bagnasco. Fu il 25 di quel mese che il cardinale segretario di stato vaticano Tarcisio Bertone suonò il requiem del cosiddetto cattolicesimo politico, ovvero della rilevanza dei cattolici all'interno dell'agone politico. Bertone, con una lettera inviata a Bagnasco, avocò a sé la gestione dei rapporti della chiesa italiana con le istituzioni. Mise in campo da subito una linea concordataria non percorsa negli anni della presidenza Ruini. La prassi divenne la non interferenza, spesso l'indulgenza, verso il premier di turno. Una prassi che ha di colpo bloccato, sul nascere, ogni spazio di mediazione di altri soggetti della chiesa con il mondo della politica, appunto i corpi intermedi come Scienza e Vita, il Forum delle famiglie, Retinopera. Ha scritto recentemente lo storico del cristianesimo (di area dossettiana) Massimo Faggioli: “Agli occhi della segreteria di stato vaticana il compito del cattolicesimo politico italiano è essenzialmente quello di scomparire”.
Sono state tante le conseguenze di questa nuova linea concordataria. Tra queste le dimissioni del direttore del Centro bioetico dell'Università cattolica, Adriano Pessina, da Scienza e Vita. Era il 2008. Eluana Englaro era da poco morta. Bagnasco, pur con tutte le premesse del caso, si disse possibilista circa una legge sul fine vita. Con lui l'allora presidente della Pontificia accademia per la vita, nonché cappellano di Montecitorio, Rino Fisichella. Pessina si dimise facendo proprio il sentimento di quanti ritenevano che un compromesso sul testamento biologico fosse inammissibile. Con Pessina lasciò anche Luisa Di Pietro, che allora di Scienza e Vita era presidente. Cosa sono oggi Scienza e Vita, il Forum e Retinopera? Viste dall'esterno sembrano tre monadi separate che non riescono mai a fare fronte comune. Tre associazioni il cui lavoro si ferma, per diretta indicazione proveniente dall'alto, alla dimensione culturale, pre politica.
La vicenda di Eluana Englaro fu uno spartiacque importante. Scienza e Vita iniziò una campagna chiamata “Liberi per vivere”. Era pensata per entrare nel cuore della società con tanto di incontri, spot pubblicitari, martellamento a tappeto sui media. Ma tutto si arenò alla dimensione intra ecclesiale. Le parrocchie furono coinvolte in un lavoro culturale incentrato sulla difesa della vita. Ma fuori dalle parrocchie nessuno, di fatto, seppe nulla.
Andrea Olivero, presidente della Acli, ha vissuto da protagonista la stagione in cui le tre associazioni tenevano sempre aperta la “stanza” della politica. Qui parlamentari di ogni schieramento entravano per dialogare e ascoltare e, quando uscivano, avevano chiaro quale fosse la posizione della chiesa in merito alle loro idee. E quale fosse la battaglia la chiesa avrebbe contrapposto alle loro idee. Dice Olivero: “Oggi queste tre associazioni sono per me ancora importanti. Periodicamente permettono ai leader dei vari movimenti e delle varie associazioni cattoliche d'incontrarsi. Certo, questi incontri sono soltanto di discernimento senza che si arrivi mai a elaborare strategie comuni”. Carlo Costalli, presidente del Mcl, condivide il pensiero di Olivero. Dice: “A parte il Forum delle famiglie che sta mostrando una sua vitalità, mi sembra che Retinopera e Scienza e Vita non riescano più a offrire una sintesi utile alla politica. Il rischio è ormai l'asfissia”. E, infatti, una rete più operativa Costalli se l'è fatta da sé con Cisl, Acli, Cdo, Confartigianato e Confcooperative. Si chiama Forum delle persone e delle associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro.
Dal 2007 in poi soltanto Avvenire sembrò in grado di difendere la linea che era di Ruini. Tanto che l'uscita di scena di Dino Boffo parve a molti come il definitivo colpo inferto al ruinismo. Recentemente però il Papa ha spinto per il ritorno di Boffo in sella alla tv della Cei. Secondo diversi analisti un piccolo segnale che, sommato al nuovo protagonismo dell'Avvenire diretto da Marco Tarquinio – ieri nella rubrica delle lettere Tarquinio ha definito “inaccettabilmente vecchio” il partito di Fini – dice che qualcosa ancora si muove.
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