Volevo venir via con loro, mi sono ritrovato straniero in casa mia

Lanfranco Pace

Ero fra i sette milioni 623 mila andati “via con loro”, 25, 48 per cento di share, un picco di più di nove milioni a mezza sera, la trasmissione di Rai3 più vista degli ultimi dieci anni. Nel mio piccolo ho contribuito a un trionfo. Appena abbassate le luci, mi sono chiesto senza trovare risposta a  “cosa” sarei andato incontro, se a un oratorio civile, a un Lied per leader morente, alle prove generali di nuovo governo patriottico, al dispiegamento sicuro di sé della cultura che già respira l'era post berlusconiana.

    Ero fra i sette milioni 623 mila andati “via con loro”, 25, 48 per cento di share, un picco di più di nove milioni a mezza sera, la trasmissione di Rai3 più vista degli ultimi dieci anni. Nel mio piccolo ho contribuito a un trionfo. Appena abbassate le luci, mi sono chiesto senza trovare risposta a  “cosa” sarei andato incontro, se a un oratorio civile, a un Lied per leader morente, alle prove generali di nuovo governo patriottico, al dispiegamento sicuro di sé della cultura che già respira l'era post berlusconiana. O più semplicemente al debutto di un telepredicatore, una cosa all'americana. Due ore dopo, non ero ancora in grado di rispondere. Mi sembrava di avere una percezione indistinta, di vedere contorni che si sfrangiano e sfumano, come ogni volta che  il luogo comune avanza e si diffonde senza scontrarsi nemmeno con un altro luogo comune ma di segno opposto.

    All'inizio una signora elenca i lavori precari
    fatti per mantenersi agli studi, oggi è laureata ma ancora frustrata, fa qualcosa “allo stadio” non si è capito bene se custode o hostess: però laurearsi in “studi internazionali” non è proprio il massimo, anzi sa molto di sòla italica. E qualcuno avrebbe dovuto dirlo. Suor Giuliana Galli, nella sua degna follia, spiega perché è giusto costruire la moschea della Misericordia a Torino: va bene porgere l'altra guancia magari anche ricordare che quelli a volte, ai cristiani, tagliano la testa. Al via del monologo di Roberto Saviano sulla macchina del fango comincio a sentirmi chiaramente a disagio. La sua ricostruzione di chi come e perché fece opera di delegittimazione nei confronti di Giovanni Falcone è monca. Non fu solo una sinistra invidiosa dei suoi successi investigativi e che lo sospettò di intesa con il potere per aver accettato la direzione degli affari penali nel governo Andreotti. I primi a colpirlo sotto la cintura  non furono né l'anonima che infastidita dalle sirene della scorta  scrisse una lettera di protesta a un giornale né il sentenzioso professor Alfredo Galasso.

    Il primo fu l'allora sindaco di Palermo Leoluca Orlando che gli lanciò un'accusa più grave e infamante: avere prove contro Salvo Lima e tenerle chiuse in un cassetto. L'inchiesta del Csm che ne seguì ferì Falcone e dette un colpo serio alla sua carriera. Anche i Bignami hanno un'anima e bisogna rispettarla: voglio credere che Saviano abbia sbagliato in buona fede e non perché Leoluca Orlando è dipietrista, della coalizione degli onesti. Nemmeno Benigni, clown di geniale follia, mi ha guarito dal disagio. Anzi. Più sentivo battute telefonate e meno ridevo, meno ridevo più ero in ansia per lui, perchè gli voglio bene. Mi prende così, non ci posso fare nulla: è la mia personale sindrome da “Vacanze d'inverno”, film degli anni 50 in cui Alberto Sordi, il ragionier Moretti, vince alla lotteria un soggiorno a Cortina e corteggia la contessa Eleonora Rossi Drago. Commenti Web alla puntata: fantastici e commoventi, sono rimasta incollata al video come mai prima, finalmente la realtà, con emozione e rabbia, grazie a Roberto I per metterci la vita e a Roberto II sempre grande. Sono straniero in patria. Ma questo lo sapevo già.

    • Lanfranco Pace
    • Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.