Il signor nessuno
La forza del Cav. è nell'assenza di un vero antagonista elettorale
"Andremo avanti a governare con una fiducia che ci verrà data al Senato – ha detto ieri il presidente del Consiglio – e che penso ci verrà data anche alla Camera. E se ci dovesse essere una fiducia che non c'è alla Camera benissimo, si andrà a votare per la Camera stessa dei deputati e vedremo che cosa decideranno gli italiani". Il signor nessuno, l'antagonista inesistente. E' questa la vera forza di Silvio Berlusconi, ammesso che si liberi dalla morsa di Palazzo. Chi può sfidare il Cavaliere?
"Andremo avanti a governare con una fiducia che ci verrà data al Senato – ha detto ieri il presidente del Consiglio – e che penso ci verrà data anche alla Camera. E se ci dovesse essere una fiducia che non c'è alla Camera benissimo, si andrà a votare per la Camera stessa dei deputati e vedremo che cosa decideranno gli italiani".
Il signor nessuno, l'antagonista inesistente. E' questa la vera forza di Silvio Berlusconi, ammesso che si liberi dalla morsa di Palazzo: l'assenza di un avversario capace di competere col suo carisma e il suo appeal elettorale un po' fiaccato, forse, ma ancora maggioritario secondo quasi tutti i sondaggi. Chi può sfidare il Cavaliere? Pier Luigi Bersani, assediato dai dubbi dei suoi stessi compagni di partito? Nichi Vendola, grintoso ma ancora troppo simpaticamente arruffato per vincere anche al di là dei confini pugliesi? Può sconfiggerlo Matteo Renzi, il sindaco di Firenze che l'intera nomenclatura del Pd tiene però lontano da Roma? O forse ce la può fare il vecchio rentier democristiano, Pier Ferdinando Casini, più avvezzo ai giochi di Palazzo che agli slanci coraggiosi? “E' evidente che non ci sia un avversario per Berlusconi”, conviene con il Foglio Angelo Panebianco, che aggiunge: “Vedrete che sarà il tracollo del bipolarismo il vero avversario del Cavaliere”. Berlusconi ha personalizzato e semplificato la politica, adattando le regole alla propria personalità, alla propria taumaturgica forza comunicativa.
Ma se dovessero cambiare le regole, se dovesse cadere lo schema bipolare da lui introdotto nel 1994, “il risultato elettorale potrebbe non essergli affatto favorevole”, spiega il professore.
Soltanto Gianfranco Fini sembra avere la personalità, la caratura forse, per essere “lo sfidante”; ma non ha dietro di sé la grande armata, i numeri, il personale politico. Non ha alle spalle il partito che serve a vincere. Non basta presentarsi come una possibile alternativa di centrodestra a Berlusconi per diventare “l'antagonista”, come è stato – storicamente – il solo Romano Prodi, che alla fantasia del Cavaliere contrappose “la serietà al governo”. Dice il professor Panebianco: “Peraltro, a mio avviso, Fini non si offre come alternativa a Berlusconi. I messaggi che ha lanciato in questi mesi non lo individuano come un competitore del Cavaliere, capace di contendergli i voti del centrodestra”.
Il presidente della Camera sta a cavallo tra destra e sinistra, dice l'editorialista del Corriere della Sera, e lo fa con un'ambiguità che, in previsione delle elezioni anticipate (se mai saranno), non lo aiuta. “La sconfitta di Berlusconi è nella fine del bipolarismo, di cui già si avvertono i sintomi. Una malattia in stato avanzato”, conclude Panebianco, equidistante, ma pessimista. “Il polo di centrodestra si è sfarinato con l'uscita di Fini e dà ulteriori segnali di cedimento. Il centrosinistra non sta meglio, anche il Pd è un aggregato che potrebbe presto saltare. Si sta preparando la rivincita dei ‘nanetti', un rigurgito proporzionalista che fa piazza pulita del sistema politico che Berlusconi ha introdotto in Italia sedici anni fa”. Il segnale meno criptico sta nel fatto che al Cav., per ora, si contrapponga il signor nessuno.
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