Il 14 dicembre si vota la fiducia. Lega: il governo durerà fino al 27 marzo
Tradimento, parola losca
Tradimento è parola losca, un residuo della guerra civile ideologica del Ventesimo secolo. Non ci sono traditori badogliani in una società aperta, laica, in cui la politica è atto di volizione libera, di associazione libera, di libera partecipazione alla vita civile. Spiace dover ricordare questa elementare verità di cultura liberale a un ministro socialista come Maurizio Sacconi. I socialisti sono sempre stati vittime della sindrome del tradimento, orchestrata con sapienza propagandistica nell'epoca in cui la lotta di classe celebrava i propri fasti simbolici e assai reali nelle forme brutali che si conoscono.
Tradimento è parola losca, un residuo della guerra civile ideologica del Ventesimo secolo. Non ci sono traditori badogliani in una società aperta, laica, in cui la politica è atto di volizione libera, di associazione libera, di libera partecipazione alla vita civile. Spiace dover ricordare questa elementare verità di cultura liberale a un ministro socialista come Maurizio Sacconi. I socialisti sono sempre stati vittime della sindrome del tradimento, orchestrata con sapienza propagandistica nell'epoca in cui la lotta di classe celebrava i propri fasti simbolici e assai reali nelle forme brutali che si conoscono: si arrivò, in ambito stalinista, a parlare di socialfascismo, estendendo il concetto di tradimento a una sorta di turpe complicità dei fratelli separati con i nemici del genere umano. Dovrebbero essere vaccinati, specie i migliori tra di loro, alle malattie del fanatismo e dell'intolleranza.
Il Cav. può dare legittimamente battaglia, sulle posizioni di resistenza a ogni cambiamento parlamentare della geografia decisa dal voto popolare, e si annuncia una guerriglia dura, senza esclusione di colpi; ma la polemica contro il ribaltone ha un suo sviluppo storico, e Fini, che dal Pdl è stato espulso e ha ricevuto un trattamento bastonatorio imbarazzante, quali che siano le sue responsabilità politiche nell'aggravamento della crisi della maggioranza, non è un traditore. Fini è stato capo partito quando Berlusconi si occupava d'altro; ha virato opportunisticamente verso il Cav. quando questi entrò in politica e ha beneficiato del suo immenso successo, contribuendo però con i suoi voti e con il suo comportamento alla definizione della lunga stagione berlusconiana. Fini non è un ragazzo della bottega di Berlusconi, ma un alleato, dunque anche un potenziale rivale o un aspirante successore. Hanno litigato di brutto, d'accordo; si è creato un clima di sfiducia che, come previsto, imbruttisce tutti e inchioda la lotta politica a uno schema di inimicizia personale piuttosto noioso e tradizionale. Alle presenti difficoltà del governo contribuisce purtroppo un clima da faida ex missina che il “partito liberale di massa” poteva risparmiarci.
Nulla in contrario ai toni duri, ma sulle cose non sulle persone. Sulle idee, non sulle intenzioni e la moralità dei soggetti in campo. Berlusconi può evitare il pantano dei risentimenti, la sua gente sa giudicare i comportamenti che il capo giudica insopportabili. Le ragioni della rottura sono vistose, e Fini sembra sempre più orientato, autolesionisticamente, a spendersi nel senso di una banale sindrome da ribaltone. Ma non c'è alcuno scippo, come nel 1994, il governo può essere sfiduciato e il Quirinale è atteso alla prova del rispetto del voto popolare. Niente schiamazzi, nel frattempo.
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