Quadrio Curzio: meglio contare poco nell'euro che nulla fuori
Non è il momento di favorire o auspicare spaccature nell'Unione europea. Anzi, proprio i casi prima della Grecia e adesso dell'Irlanda dimostrano che solo l'Europa e il neonato Fondo di sostegno salva stati hanno le capacità per evitare disgregazioni
Non è il momento di favorire o auspicare spaccature nell'Unione europea. Anzi, proprio i casi prima della Grecia e adesso dell'Irlanda dimostrano che solo l'Europa e il neonato Fondo di sostegno salva stati hanno le capacità per evitare disgregazioni. Alberto Quadrio Curzio, ordinario di Economia politica all'Università cattolica e fondatore-direttore del Cranec (Centro di ricerche in Analisi economica) dello stesso Ateneo, ha una nota stima di Paolo Savona; ma le tesi esposte da Savona sul Foglio del 10 novembre lo lasciano perplesso. Alla domanda provocatoria di Savona – all'Italia conviene restare in Eurolandia?, con annessa risposta positiva – l'editorialista del Corriere della Sera apprezzato da Giulio Tremonti risponde in una conversazione con il Foglio: “Certamente sì, l'Uem ci ha costretto a mettere sotto controllo i bilanci pubblici, ci ha protetto da svalutazioni che alla fine avrebbero messo a rischio il nostro debito pubblico, ha costretto la nostra manifattura ad ammodernarsi non potendo più fruire delle svalutazioni competitive”.
Quadrio Curzio non nega che per il nostro paese ci siano stati anche svantaggi, ma sono stati minori dei vantaggi: “Tra gli svantaggi – aggiunge al Foglio – non vi è dubbio che ci sia stato un eccesso di regole che tuttavia è difficile paragonare alla storica iper produzione normativa italiana. Molte regole non hanno poi tenuto conto dei diversi interessi nazionali e hanno subìto molto il predominio dei piccoli paesi nordici con poca attenzione ai paesi del sud dell'Europa con un'agricoltura forte”. Inoltre, per l'ex preside della facoltà di Scienze politiche della Cattolica, “forse l'Ue ha anche causato un aumento del divario tra nord e sud Italia perché la somma di mercato ed euro ha spostato il nord verso la Germania e il sud verso la Grecia”.
Vuole dire che in Europa comandano in pochi? “Nella storia della costruzione europea ci sono stati momenti di forte impulso comunitario e momenti di forte impulso intergovernativo. Quello presente rientra nella seconda categoria con un particolare: dalle decisioni intergovernative nascono nuovi soggetti. L'esempio più classico è proprio l'European Financial Stability Facility (Efsf), il Fondo di sostegno creato in Lussemburgo per intervenire nei paesi di Eurolandia in difficoltà. L'Efsf è nato per iniziativa dell'Eurogruppo (e con un notevole impulso di Giulio Tremonti) che in tutta la crisi ha dimostrato di essere un ottimo governo economico”. Quando parla del Fondo di sostegno, il presidente della fondazione Edison è allibito dai numeri che arrivano dall'Irlanda. Secondo un'analisi di Barclays Capital, un eventuale salvataggio di Dublino costerà tra i 60 e gli 80 miliardi di euro: “Incredibile, considerato che il pil irlandese è di 159 miliardi di euro. Questo è il sintomo di sicuro di una Vigilanza bancaria che si potrebbe definire pietosa”.
Ma per Quadrio Curzio, Dublino rimanda ad altre considerazioni che qualche osservatore malizioso può definire tremontiane: “L'economia irlandese è cresciuta grazie a un eccesso di finanza creativa. Il risultato sono state due bolle, una finanziaria e l'altra immobiliare. A Dublino c'è stata l'illusione che ci potesse essere sviluppo sostenibile senza avere una reale base produttiva”.
Resta la questione sollevata da Savona sul Foglio: all'Italia non converrebbe avere una sua politica estera economico-finanziaria autonoma? Quadrio Curzio non è d'accordo, l'Italia può anzi determinare un rafforzamento virtuoso di Eurolandia: “Se l'Ue vuole generare sviluppo, rapidità decisionale, gestione oculata delle finanze pubbliche nazionali, c'è una sola strada: quella di cooperazioni rafforzate in Eurolandia, quindi dare all'Eurogruppo un ruolo più incisivo nominando anche un presidente a tempo pieno che sia simmetrico a quello della Bce. Oggi Trichet conta dentro e fuori Eurolandia mentre Junker conta ben poco”. “Solo un Eurogruppo forte può partecipare anche a una riforma del sistema monetario e finanziario internazionale senza adagiarsi alle scelte americane, del Fmi e del Financial Stability Board. Se l'asse franco-tedesco si rafforza e se allo stesso si affiancasse l'Italia, si avrebbe il perno di una più strutturata Eurolandia. A me pare che questa sia anche l'idea ispiratrice delle scelte del ministro Tremonti, mentre il premier Berlusconi ha impostato una politica estera molto extraeuropea che potrà servire per i nostri approvvigionamenti energetici, ma non ha alcuna rilevanza economico-finanziaria internazionale”.
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