Liberisti a giorni alterni

Francesco Forte

Secondo il Financial Times, come pure per un certo numero di economisti classificati come liberisti, adesso per consentire al mercato europeo di funzionare correttamente occorre che il governo di Dublino nazionalizzi le banche irlandesi

    Secondo il Financial Times, come pure per un certo numero di economisti classificati come liberisti, adesso per consentire al mercato europeo di funzionare correttamente occorre che il governo di Dublino nazionalizzi le banche irlandesi. In questo modo l'Irlanda eviterebbe di usare 50 miliardi di euro, circa il 30 per cento del pil nazionale, in prestiti agli istituti, senza per giunta avere in cambio un corrispondente capitale. Una delle tre maggiori banche irlandesi, la Anglo Irish Bank, è già stata interamente comprata del governo, ma ciò non è bastato a risolverne i problemi perché occorre ricapitalizzarla, se non si vuole che fallisca. Delle altre due maggiori banche, la Bank of Ireland e la Allied Irish Bank, lo stato si è preso il 36 e il 18 per cento del capitale azionario.

    Ma secondo l'impostazione ora in voga – anche Francesco Giavazzi, sul Corriere della Sera, ha detto di non credere più che il giorno del fallimento di Lehman Brothers sia stato un bel giorno per il mercato – occorre che lo stato arrivi alla maggioranza assoluta, o forse al 100 per cento, per dare credibilità al sistema. Seguendo questo suggerimento, il governo dovrebbe statalizzare
    anche altri istituti pericolanti. Con questa impostazione, però, i liberisti tradiscono i propri principi. L'economia di mercato è in grado di funzionare bene solo se il rischio resta sugli operatori economici che lo hanno assunto, anziché passarlo allo stato (e quindi ai contribuenti), e se si mantiene il profitto come guida delle scelte degli imprenditori e dei manager. La tecnocrazia economica invocata dal Financial Times non appartiene al pensiero liberale, ma al colbertismo.