Loro credevano. Noi, forse, non più
E se non ci fosse un'epica del Risorgimento? Sono andato a vedere “Noi credevamo” in un cinema di quartiere, un pomeriggio di pioggia, sala quasi piena, alla fine qualche timido applauso, molti in fila per lo spettacolo successivo. Cercavo la ragione emozionante del perché si sta insieme. Sono uscito immalinconito. Una rapsodia, cupa, senza gioia, scandita dalla pietra, dalle cantine dove si cospira, dai muri delle carceri, dalle strade per lo più deserte.
Leggi Garibaldi da buttare di Marina Valensise
E se non ci fosse un'epica del Risorgimento? Sono andato a vedere “Noi credevamo” in un cinema di quartiere, un pomeriggio di pioggia, sala quasi piena, alla fine qualche timido applauso, molti in fila per lo spettacolo successivo. Cercavo la ragione emozionante del perché si sta insieme. Sono uscito immalinconito. Una rapsodia, cupa, senza gioia, scandita dalla pietra, dalle cantine dove si cospira, dai muri delle carceri, dalle strade per lo più deserte. Mi ha fatto come chinare il capo, questo Risorgimento dove la passione si tinge di fanatismo, l'azione si accompagna sempre al sospetto di tradimento, di ideali svenduti, di fraternità incrinata: teatro per le gesta di borghesi fumosi, nobili in libera uscita, principesse sdilinquite, eroi fin troppo contenti di esserlo. E' mai possibile che sia questa l'immagine che ci invia la terra dei padri, di mio padre, la nostra patria, la mia patria?
E se fosse davvero così? Se davvero, malgrado l'innegabile grandezza di alcuni dei suoi protagonisti e i tanti episodi di eroismo, malgrado una partecipazione popolare che certo non fu massiccia ma senz'altro più importante di quanto comunemente non si dica, l'evento cruciale della nostra storia non fosse mai riuscito in centocinquanta anni a farsi mito? Se davvero non ci fossero mai state parole immediate, semplici, comprensibili da tutti e per questo dirompenti. Né eventi limpidi in grado di trasmettere intatte le ragioni profonde del comune sentire. E dunque né la letteratura, né le arti figurative, né il cinema e forse nemmeno la musica hanno potuto dispiegare la loro abituale potenza e sono stati incapaci di fabbricare qualcosa di eterno, poco importa se vero o falso, che facesse vibrare le generazioni successive senza interventi dall'alto da parte di istituzioni che danno l'impressione di voler celebrare il passato più che altro per consolidare un incerto presente. A dispetto di quanto recita l'agiografia, non c'è nulla nella nascita dello stato unitario che abbia l'impatto della battaglia di Bouvines, di una presa della Bastiglia, del Parlamento di Cromwell o della Guerra d'Indipendenza americana. Nonostante la presa sul loro tempo dei Mazzini e dei Garibaldi, non c'è stato nessun maggiordomo che, venduto dal suo signore chiavi in mano insieme al castello e alle proprietà, sia sbarcato nel farsi dell'Italia e per caso abbia ascoltato dalla bocca di un profeta allampanato e febbrile poche straordinarie parole che a lui, nato per essere servo, cambieranno per sempre il cuore, la mente, la vita. Mister Ruggles forse non è mai esistito ma il mito della terra degli uomini liberi non sta nell'averlo inventato?
Dicono che è andata così perché siamo un popolo stanco, dominus del mondo per settecento anni, che è tornato ad essere grande a sprazzi, nella fioritura dei comuni, nell'orgogliosa solitudine delle sue città mondo. Dicono che è andata così perché nazione di risulta, arrivata ultima nel consesso quando gli stati nazione in Europa andavano verso l'agonia e quella feroce follia che avrebbe provocato centinaia di milioni di morti. Dicono che è colpa di una casa reale incolta e pavida. Di una dittatura che ha rinnegato la sua vera anima e stravolti i segni e i simboli della Roma antica. Della chiesa più potente che mai, dopo il Concordato. Dicono infine che è colpa di quelli che sono venuti dopo. Della resistenza che nella retorica del compimento ha accentuato le divisioni che c'erano, della destra che non sempre ha messo la patria su tutto, della sinistra che diffidava persino del nome e nella sua utopia della liberazione ha guardato all'est. Della scuola che da tempo non funziona e non trasmette né i valori né la cultura. Del trionfo inevitabile del dio denaro, della globalizzazione. Tutto vero, forse. Ma se fosse esistito un epos del Risorgimento, un limpido momento del mito, avrebbe resistito a tutto. Sarebbe arrivato a noi con forza solare. Non ci avrebbe obbligato ogni volta a frugare nel passato. Non ci terrebbe ancora oggi qui, a farci domande.
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