Quarantenni in rivolta

Né capricciosa né pronta a tradire. Mara Carfagna è un ministro adulto

Salvatore Merlo

Quello di Mara Carfagna non è il capriccio di una minorenne della politica né un assaggio di tradimento. Con qualche cautela, e con un po' di fastidio per una presa di posizione giudicata intempestiva – considerando la fase a dir poco delicata nella quale si muove la maggioranza – lo ammettono anche alcuni tra i dirigenti più adulti del Pdl. Come gli altri giovani ministri quarantenni che Silvio Berlusconi ha promosso in questa legislatura, anche Carfagna è entrata nella maggiore età.

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    Quello di Mara Carfagna non è il capriccio di una minorenne della politica né un assaggio di tradimento. Con qualche cautela, e con un po' di fastidio per una presa di posizione giudicata intempestiva – considerando la fase a dir poco delicata nella quale si muove la maggioranza – lo ammettono anche alcuni tra i dirigenti più adulti del Pdl. Come gli altri giovani ministri quarantenni che Silvio Berlusconi ha promosso in questa legislatura, anche Carfagna è entrata nella maggiore età, il che significa talvolta indossare persino un piglio di indipendenza nei confronti del proprio leader e mentore Berlusconi. Senza che ciò tracimi nella volontà di danneggiare il Pdl. Difatti nel gruppo dirigente della vecchia guardia di Forza Italia, Carfagna è adesso osservata, tutto sommato, con benevolenza e un po' di paternalistica accondiscendenza. “Ha dimostrato di essere generosa, caparbia, di coltivare un amore vero per la politica”, dice Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo del Pdl al Senato.

    “Ma è ormai un ministro adulto
    e come tale non ho dubbi che si comporterà, facendo un passo indietro rispetto alle posizioni fin qui assunte. Crescere significa anche questo: non aver paura di fermarsi e persino di contraddirsi, se necessario”. La pensa così anche Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera: “Carfagna ha dimostrato di avere una personalità, e questo è certamente un bene. Nessuno ne dubitava. Adesso però, proprio in virtù delle qualità che nessuno le nega, il ministro deve anche dimostrare la propria maturità. Se si sta al governo non si minacciano le dimissioni per una questione locale. Sono certo che passata la fase più concitata, ora, a freddo, ne sia cosciente anche lei”. D'altra parte Carfagna, che ieri ha incontrato Gianni Letta, sembra intenzionata a ricomporre, nonostante la tosta Alessandra Mussolini (da lei definita in napoletano “vajassa”) non molli la presa polemica. Tocca a chi ha maggiore esperienza mettere pace? Suggerisce Quagliariello: “E' possibile che dagli errori nasca qualcosa di buono, una dialettica più limpida. Se il ministro lo ritiene utile, si può anche aprire un tavolo per discutere della Campania. Ma non si presti al gioco dei nostri avversari”.

    Il sottotesto del messaggio inviato al ministro Carfagna è: sbaglia a prendere di petto Nicola Cosentino o altri dirigenti che il Pdl, in Campania, contribuiscono a tenerlo unito. Come dice Maurizio Lupi: “Carfagna, che stimo moltissimo, pone una questione importante nella costruzione del futuro del Pdl. Ma queste cose vanno discusse all'interno del partito”. L'invito è a continuare a lavorare tenendo però sottotraccia le inimicizie personali. Spiega Quagliariello: “Il vero scontro è tra il rinnovamento e una pulsione verso il ritorno al passato. Sarebbe paradossale se Mara, che del rinnovamento è uno dei simboli, oggi si contrapponesse a quanti hanno favorito la sua ascesa e il suo impegno a favore di una politica più fresca. In quanto membro del governo, sbaglia se minaccia le dimissioni per un problema locale. In particolar modo sbaglia nel momento in cui la sua maggioranza e il suo premier attraversano un momento complicato. Quanto ai problemi della Campania, se ne deve discutere. E' una terra travagliata, con un tessuto sociale e politico sfilacciato”. La Campania ha i suoi problemi, ma non si risolvono con la guerra interna. “Non si può criminalizzare l'azione della maggioranza. Il Pdl ha cominciato da tempo un percorso di svecchiamento. La stessa Carfagna, così come il governatore Stefano Caldoro, è stato un innesto importante affinché il Pdl potesse operare un cambiamento non giacobino”.

    Forse Carfagna si aspettava qualcosa di più? “Se posso, vorrei dire al ministro di non avere fretta. L'attenzione, da parte di tutti, non manca. Ma ci vuole pazienza per modificare davvero le cose in una terra complicata come quella. Di sicuro sarebbe un errore fatale farsi strumento di una campagna di criminalizzazione contro parte della nostra classe dirigente; prestarsi inconsapevolmente a un attacco diretto contro Berlusconi. L'irritazione del ministro, come diceva Popper, può dare vita a ‘conseguenze non volute': fare da sponda al gioco politico degli avversari. Carfagna è uno dei simboli del ricambio non soltanto in Campania. Insista pure nella sua battaglia, ma con la saggezza che dovrebbe avere ormai acquisito per età ed esperienza. Un consiglio: diffidi di quegli ambienti, anche giornalistici, che oggi la acclamano ‘eroina' perché va contro Berlusconi. Sono quegli stessi dai quali l'abbiamo difesa in passato e contro i quali, comunque vada, continueremo a difenderla. Una donna come Mara dovrebbe conoscere bene il tranello della doppia morale. Coloro i quali oggi le tributano simpatia, non molto tempo fa la denigravano vigliaccamente. Oggi non sia lei ad applicare la doppia morale contro i suoi compagni di partito”.

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    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.