Perché il giornale è l'accessorio preferito dalla nuova elite brasiliana

Maurizio Stefanini

Uno dei ricordi d'infanzia che Luiz Inácio da Silva Lula ama rievocare è quello di suo padre seduto con in mano il quotidiano. “Era analfabeta, ma tutti i giorni comprava la Tribuna di Santos. Non sapeva fare una o col bicchiere, ma lui tutti i giorni leggeva il giornale”. Forse è l'esibizione del giornale come segno di appartenenza al ceto medio, che spiega, in controtendenza rispetto agli andamenti mondiali, il boom della carta stampata in Brasile.

    Uno dei ricordi d'infanzia che Luiz Inácio da Silva Lula ama rievocare è quello di suo padre seduto con in mano il quotidiano. “Era analfabeta, ma tutti i giorni comprava la Tribuna di Santos. Non sapeva fare una o col bicchiere, ma lui tutti i giorni leggeva il giornale”. Forse è l'esibizione del giornale come segno di appartenenza al ceto medio, che spiega, in controtendenza rispetto agli andamenti mondiali, il boom della carta stampata in Brasile.

    Dopo otto anni di governo, il primo gennaio Lula passerà la presidenza a Dilma Rousseff, che troverà un bilancio con più di più di un punto critico. L'indiscutibile merito che va però riconosciuto a Lula nella gestione della spesa pubblica, è quello di aver fatto crescere il ceto medio brasiliano di ben 27 milioni di nuove unità. Si tratta di circa 91 milioni di persone, esattamente il 49,22 per cento dei brasiliani, che con redditi compresi tra i 115 e i 4807 reais, tra i 586 e i 2530 dollari, detiene il 46 per cento del reddito nazionale. Nel 2003 si trattava di 64,1 milioni di persone, che rappresentavano solo il 37,56 per cento della popolazione e concentravano il 37 per cento del reddito. Come il padre di Lula, la gran parte di loro ha compra il giornale in edicola, come sigillo del nuovo status acquisito.

    In Europa e nel Nord America i giornali chiudono o si trasferiscono sul web. In Brasile il numero dei quotidiani è invece cresciuto di un terzo dal 2001. Anche la circolazione generale è cresciuta di un terzo. A riprova del ruolo del nuovo ceto medio in questo decollo, l'industria editoriale ha escogitato un nuovo tipo di tabloid a basso costo, di stile popolare: donne in bikini, servizi sensazionali e tanto spettacolo. Un esempio è Super Notizia, lanciato nel 2002 a Belo Horizonte al prezzo di 15 centesimi di real , appena 7 centesimi di euro, ha subito raggiunto le 290.000 copie di tiratura, trasformandosi nel secondo giornale del Brasile. In tutto ci sono tre tabloid popolari tra i dieci giornali più venduti, quando cinque anni fa la categoria quasi non esisteva.

     Anche quotidiani tradizionali hanno adattato le proprie strategie. O Globo, il maggior giornale di Rio de Janeiro, ad esempio  ha lanciato il tabloid Extra, che costa un po' più della metà. Sebbene la diffusione di O Globo sia calata dalle 257.000 copie del 2004 alle 251.000 del primo semestre di quest'anno, il boom di Extra ha più che compensato le perdite, e adesso Extra e O Globo sono rispettivamente il terzo e quarto giornale più venduti del Brasile. 
    Bisogna precisare però che in Brasile giocano due fattori peculiari. Il primo è che la Costituzione impone ai giornali, radio e tv di essere di proprietà al 100 per cento di cittadini brasiliani, il che sottrae gli editori alle possibili pressioni del mercato internazionale. L'altro è la bassa diffusione di Internet: ne usufruisce il 32 per cento della popolazione, contro il 77 per cento della popolazione Usa. Di contro va però rilevato che in Asia, dove gli affari della stampa cartacea vanno in modo eccellente, la percentuale di sviluppo digitale è pari a quella Americana. Un rapporto Ocse di giugno ha rilevato come tra 2000 e 2008 la circolazione dei giornali sia calata del 2,7 per cento tra i 33 membri dell'Ocse, ma salita del 35 per cento nei mercati emergenti del Biics: Brasile, India, Indonesia, Cina e Sudafrica.