Il giorno dopo
Ecco i leak che fanno più male in mezzo al gossip diplomatico di Assange
I cablogrammi rivelati finora da Wikileaks provocano più imbarazzo che veri danni per la rete diplomatica di Washington e, secondo il consueto paradosso del giornalista collettivo, più le cose sono risapute e ovvie, più tendono a precipitare in titoli sensazionali. Per stilare i cables dedicati allo stile di vita di Silvio Berlusconi (le “feste selvagge” del leader “inaffidabile” che va a letto tardi, secondo l'ex numero due dell'ambasciata americana Elizabeth Dibble) e l'apprensione per i rapporti con Mosca su base energetica non servivano comunicazioni diplomatiche, bastava un buon traduttore degli articoli di Repubblica.
I cablogrammi rivelati finora da Wikileaks provocano più imbarazzo che veri danni per la rete diplomatica di Washington e, secondo il consueto paradosso del giornalista collettivo, più le cose sono risapute e ovvie, più tendono a precipitare in titoli sensazionali. Che Vladimir Putin sia il “maschio dominante” al Cremlino, un Batman che tiene il presidente Dmitri Medvedev come suo affidabile Robin, non è cosa da classificare sotto il titoletto “breaking news”; per stilare i cables dedicati allo stile di vita di Silvio Berlusconi (le “feste selvagge” del leader “inaffidabile” che va a letto tardi, secondo l'ex numero due dell'ambasciata americana Elizabeth Dibble) e l'apprensione per i rapporti con Mosca su base energetica non servivano comunicazioni diplomatiche, bastava un buon traduttore degli articoli di Repubblica o ancora più semplicemente leggere il New York Times in lingua originale; il botox di Gheddafi è semplice avanspettacolo.
Nella lunga giornata delle reazioni internazionali, il segretario di stato, Hillary Clinton, ha detto che i documenti pubblicati da Wikileaks danneggiano “l'intera comunità internazionale” e non soltanto gli Stati Uniti, la cui politica estera è “trasparente”, mentre il procuratore generale, Eric Holder, ha annunciato l'apertura di un'inchiesta del dipartimento di Giustizia sulle violazioni commesse da Wikileaks. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini ha detto che il Cav. ha fatto bene a farsi una risata sulle rivelazioni “non rilevanti” di Wikileaks – quelle per cui l'opposizione chiede le dimissioni del premier – ma nello stesso tempo ha detto che la creatura di Julian Assange “vuole distruggere il mondo”. Alcuni dei documenti finora pubblicati mostrano i punti precisi in cui Wikileaks fa male, da distinguere da quelli in cui si ripetono verità note.
Uno dei casi pericolosi riguarda l'operazione militare degli israeliani a Gaza nel dicembre 2008, “Piombo fuso”, che secondo un telegramma del ministro dela Difesa, Ehud Barak, sarebbe stata organizzata informando l'Egitto e l'Autorità nazionale palestinese. L'allora viceambasciatore americano a Tel Aviv, Luis Moreno, spiega che Barak “si è consultato con l'Egitto e Fatah prima dell'operazione ‘Piombo fuso', chiedendo se volessero prendere il controllo di Gaza una volta che Israele avesse sconfitto Hamas”. Il Cairo e il partito di Abu Mazen hanno rifiutato la trattativa segreta con Israele, ma sapevano dell'attacco a Gaza prima che avvenisse, cosa che non può che peggiorare la posizione dell'Anp e dell'Egitto nei confronti di Hamas e degli stati con cui il partito dei moderati palestinesi sta cercando un avvicinamento, il Libano innanzituto. Le aperture pubbliche della Siria al dialogo con gli Stati Uniti sono frustrate dai cables di Wikileaks, dove si dipinge il paese come sostanzialmente allineato con l'Iran.
Ce n'è anche per la Turchia: ieri il ministro degli Esteri di Ankara, Ahmet Davutoglu, ha incontrato a Washington Hillary Clinton e proprio il diplomatico turco è considerato il responsabile delle posizioni “islamiste” del premier, Recep Tayyip Erdogan, il leader inaffidabile che bolla come “gossip” le mire nucleari dell'Iran. Il dialogo fra il capo delle forze armate della Coalizione in Afghanistan, David Petraeus, e il presidente dello Yemen, Ali Abdulah Saleh, chiarisce che il presidente ha mentito al Parlamento di Sana'a riguardo gli attacchi aerei contro al Qaida: “Continueremo a dire che le bombe erano nostre, non vostre” dice a Petraeus. Non si tratta di una voce del tutto nuova, ma la conferma rischia di complicare gli equilibri della penisola araba.
Gravido di conseguenze è l'ordine di Washington di spiare i diplomatici dell'Onu. Vittoria totale, invece, per Israele. Il primo ministro, Benjamin Netanyahu, ha parlato di “giorno storico per il rapporto fra diplomazia e giornalismo” e in effetti tutte le indicazioni fin qui riportate sono a favore dell'interesse israeliano: si dimostra che anche i sauditi appoggiano un'operazione militare contro l'Iran, che il governo viene respinto quando tenta di mediare con l'Anp e che Turchia e Siria sono paesi inaffidabili.
In Italia arrivano per ora soltanto piccole schegge. I rapporti compilati da Elizabeth Dibble riflettono un pregiudizio verso l'Italia diffuso fra i diplomatici americani di medio livello, ma non dicono molto sulla sostanza delle relazioni né illuminano le relazioni ai vertici della diplomazia. Lì diverse fonti dicono che gli ottimi rapporti personali fra Frattini e l'ambasciatore americano a Roma, David Thorne non saranno messe in discussione da nessun “wild party”.
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